Il Difensore dei Diritti denuncia il “rafforzamento della repressione” in Francia

Il Difensore dei Diritti denuncia il “rafforzamento della repressione” in Francia

Il 12 marzo il Difensore dei Diritti, Jacques Toubon, si è detto preoccupato per un “rafforzamento della repressione” in Francia. Nel suo Rapporto annuale, questa autorità indipendente indica anche un “cedimento” dei diritti e delle libertà fondamentali, causato dall’introduzione dello stato di emergenza del 2015.

In Francia si è radicata “una politica di rafforzamento della sicurezza e della repressione di fronte alla minaccia terroristica, ai disordini sociali e al timore di una crisi migratoria alimentata da un ripiegamento su di sé”, ha dichiarato l’autorità indipendente, responsabile in particolare della difesa dei cittadini contro l’amministrazione.

Nel Rapporto del 2018, che analizza il periodo della nascita del movimento dei “giubbotti gialli”, l’istituzione presieduta dall’ex Ministro di destra Jacques Toubon mette in discussione, tra l’altro, il numero “senza precedenti” di arresti e di fermi preventivi da parte della polizia durante alcune manifestazioni.

Secondo il documento, le direttive delle autorità per controllare la protesta sociale “sembrano essere in continuità con le misure dello stato di emergenza”, decretato dopo gli attacchi del 13 novembre 2015. Questo regime eccezionale, rimasto in vigore per due anni e parzialmente converito in legge, ha funzionato come una “pillola avvelenata” che “ha contaminato gradualmente la legge ordinaria, indebolendo lo stato di diritto”. Per il Difensore, “ha contribuito a gettare le basi per un nuovo ordine legale, basato sul sospetto, in cui i diritti e le libertà fondamentali hanno subito una certo cedimento”.

Questa logica di sicurezza permea anche il diritto degli stranieri, secondo lo stesoso Rapporto, che ritiene che la Francia conduca “una politica basata principalmente sulla ‘polizia sugli stranieri’, che riflette una forma di ‘criminalizzazione della migrazione'”. Tuttavia, nel 2018, sono le rivendicazioni relative ai servizi pubblici che hanno occupato maggiormente il Difensore dei Diritti: queste rappresentano il 93% dei casi trattati dalla sua istituzione, sempre più interpellata. Con 96000 casi nel 2018, il Difensore ha visto aumentare del 6,1% le richieste in un anno.

Ritardi nel pagamento delle pensioni, chiusura nelle prefetture degli sportelli per rilasciare la patente di guida, “studi medici deserti”. Il rapporto mette in guardia contro il “ritiro dei servizi pubblici”. Un quadro nero che il Difensore collega alla rabbia fiscale espressa dai “giubbotti gialli”. Secondo lui, “con la scomparsa graduale dei servizi pubblici, che in Francia costituiscono un elemento essenziale del consenso alla tassazione, si ipotecano la redistribuzione della ricchezza e il sentimento di solidarietà, e si indebolisce progressivamente la coesione sociale”.

Leggi l’articolo originale sul sito di Le Monde

Traduzione: Matteo Angioli

Leave a Reply