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APPELLO: DIRITTO ALLA CONOSCENZA RISPETTO AI GOVERNI E ALLE ISTITUZIONI INTERNAZIONALI

 

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Mai come in questo momento, in cui l’umanità intera sta affrontando la stessa pandemia, è stato così evidente quanto urge adottare il diritto alla conoscenza. Un diritto civile e politico fondamentale soppresso per decenni dai regimi despota, a partire dal Partito comunista cinese, responsabile senza dubbio di aver soppresso informazioni utili e tempestive sull’epidemia di COVID19 all’interno e all’esterno dei suoi confini. Un diritto fondamentale sempre più soppresso anche dai governi democratici di tutto il mondo, nel passaggio ad un modello sempre più reminiscente – e apertamente invocato da alcuni – del “modello cinese”. Medici, giornalisti, cittadini e interi territori sono stati messi a tacere nel tentativo di tenere i cittadini al buio, impedendo loro di proteggere il loro diritto fondamentale alla salute. È ora di dire basta! Abbiamo bisogno di uno standard mondiale per controllare i governi e le istituzioni internazionali!

La responsabilità che i cittadini di tutto il mondo sono stati chiamati ad assumere, e stanno assumendo con grande dignità – dalla perdita dei loro cari senza un ultimo addio, alla rinuncia alle forme più elementari di affetto, e molti che vedono rovinato il lavoro di una vita – rende ancora più inaccettabile il fatto che non sia stato loro dimostrato il rispetto basilare che dovrebbe giustamente accompagnare una assunzione di responsabilità così gravosa. Ma anziché fornire loro le informazioni necessarie in modo tempestivo per consentirgli di adottare misure di prevenzione, quasi tutti i governi di tutto il mondo hanno scelto di aspettare che fosse troppo tardi, per cui l’unica opzione rimasta era quella di confinare gran parte della popolazione mondiale nelle loro case, senza una chiara strategia di uscita e sospendendo i diritti e le libertà costituzionali per un periodo di tempo indeterminato.

Ci sono esempi eclatanti in quasi tutti i paesi del mondo. Permetteteci di condividere l’esempio dell’Italia, il primo paese europeo ad essere colpito in modo così grave dal virus, e il cui governo sostiene apertamente il “modello cinese”. Come è stato rivelato solo di recente, il governo italiano disponeva di un rapporto e un piano scientifico già alla fine di gennaio, ma ha scelto di non condividerlo con i suoi cittadini o addirittura con i Parlamentari “al fine di non provocare il panico”, dato che il rapporto che rimane tuttora secretato sembra parlare di numeri di previsione vicini ai 600.000 morti. Il rapporto è stato tenuto segreto, e mentre un’emergenza sanitaria nazionale è stata dichiarata il 31 gennaio, quasi nessuna misura concreta è stata adottata, ma la Legge sull’Accesso alle Informazioni è stata rapidamente sospesa. Piuttosto, mentre l’Ufficio del Presidente del Consiglio dei Ministri si assicurava che fossero immagazzinati nel Palazzo materiali protettivi adeguati per i suoi inquilini, i cittadini venivano invitati pubblicamente dai membri del governo a continuare così com’erano, radunarsi in spazi pubblici e mantenere viva l’economia.

Esperti e cittadini che chiedevano maggiore attenzione venivano derisi o insultati come agitatori pubblici. Il risultato è stato che quando la pandemia è scoppiata in Italia alla fine di febbraio, non c’erano sufficienti materiali di protezione per lo staff medico, i volontari e la popolazione in generale. Il risultato è che dopo due mesi di quarantena in casa, nella sua forma più rigorosa, non esiste un piano di uscita chiaro, i materiali sono ancora carenti e i cittadini sono stati indottrinati con scenari apocalittici da quelle stesse istituzioni che gli invitavano a continuare a fare aperitivi in piazza solo due mesi fa. Quelle stesse istituzioni che hanno detto loro che “le mascherine erano assolutamente inutili per la popolazione in generale” ne minaccia ora l’obbligatorietà in assenza di un catena di approvvigionamento sostenuta.

Gli esempi sono innumerevoli. La conclusione una: per il beneficio di coloro al potere, la popolazione è stata volutamente tenuta al buio. Gli stessi cittadini a cui è stato chiesto di sopportare il peso sociale ed economico di questa pandemia. I loro legittimi rappresentanti, i membri eletti del Parlamento, sono stati volutamente tenuti al buio. È ora di dire basta. In una società democratica, il potere è detenuto dal popolo e quel potere ha bisogno di informazioni tempestive se deve essere esercitato in modo significativo.

Sebbene sia stata prestata molta legittima attenzione alle campagne di propaganda e disinformazione nei confronti dei cittadini, tali campagne non sono nulla in confronto al potere esercitato da un governo in funzione che ha soppresso volontariamente e consapevolmente il diritto di conoscere dei propri cittadini. Un diritto fondamentale con il potere di prevenire esattamente l’orrore globale che stiamo vivendo in questo momento.

Un diritto civile e politico fondamentale soppresso per decenni dai regimi despota, a partire dal Partito Comunista Cinese, responsabile senza dubbio di aver soppresso informazioni utili e tempestive sull’epidemia di COVID19 all’interno e all’esterno dei suoi confini. Non dobbiamo mai dimenticare i coraggiosi professionisti sanitari e i giornalisti indipendenti che hanno cercato di mettere il mondo in guardia dal pericolo imminente e che sono stati schiacciati dal regime cinese in uno sforzo continuo di garantire la propria sopravvivenza, anche al costo della vita stessa dei suoi cittadini.

Non dobbiamo mai dimenticare il silenziamento di Taiwan, attraverso la sua esclusione dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che volontariamente ha ignorato e non condiviso le informazioni ricevute da tale fonte. Questa mossa non ha messo a repentaglio soltanto la vita dei cittadini di Taiwan, ma ha messo e continua a mettere a rischio la vita dei cittadini di tutto il mondo, non permettendogli inoltre di seguire un modello esemplare e tempestivo che non solo ha garantito un tasso di infezione eccezionalmente basso ma ha anche permesso ai suoi cittadini di continuare a godere dei propri diritti e delle libertà costituzionali.

Nel frattempo, la Repubblica Popolare Cinese continua a intimidire i governi e i cittadini all’estero, e rifiuta apertamente di consentire allo svolgimento di un’indagine indipendente internazionale da parte di esperti sul territorio dove è originato il virus. Non abbiamo illusioni su un cambiamento di posizione da parte di questo regime per consentire almeno l’emergere di un diritto postumo alla verità. Ma non dobbiamo permettere ai nostri governi democratici di fare lo stesso. Non dobbiamo permettere alle agenzie internazionali di fare lo stesso.

Pertanto, in memoria di Li Wenliang e di tutti gli altri eroi messi a tacere in tutto il mondo, a sostegno della decisione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, chiediamo di accogliere la proposta del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito e del Comitato Globale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella” come priorità per la sessione di quest’anno, e in un appello a tutte le altre assemblee parlamentari nazionali e internazionali:

Noi cittadini globali, trasformiamo la nostra protesta e il nostro desiderio di democrazia e stato di diritto in una proposta concreta.

Dobbiamo lottare per la verità non solo dopo che il disastro si sia compiuto, ma per la conoscenza pubblica quando è ancora possibile prevenirlo.

Dobbiamo essere chiari sul fatto che quando le voci individuali vengono messe a tacere, in Cina e altrove, come vediamo accadere sempre di più nelle università e nei media di tutto il mondo, non solo viene leso la loro libertà individuale di espressione, ma il diritto alla conoscenza di tutti!

Perché il silenziamento di ogni giornalista, di ogni medico, di ogni libraio, di ogni blogger, di ogni attivista, di ogni avvocato, è il silenziamento della coscienza civica globale nel suo insieme.

Non possiamo e non dobbiamo permettere ai singoli individui di combattere la violazione della loro libertà di espressione da soli, dobbiamo stare insieme a loro e affermare che quando viene messa a tacere una singola voce, tutti siamo vittime!

Non possiamo permettere alle nostre società di soccombere ad un modello con “caratteristiche cinesi”. Non possiamo accettare che le agenzie internazionali rispettino uno standard cinese.

Dobbiamo rafforzare le nostre società con questo perno basilare e fondamentale per il processo decisionale democratico, e rappresentare ancora una volta un faro di speranza per le voci oppresse in tutto il mondo.

È l’ora di esigere il nostro diritto alla conoscenza!