Hong Kong: UE e Italia prendano posizione forte, in gioco autorità morale dell’occidente

Hong Kong: UE e Italia prendano posizione forte, in gioco autorità morale dell’occidente

In questi giorni le proteste popolari che da mesi vanno avanti a Hong Kong stanno raggiungendo dei livelli di intensità sempre più alti, creando una situazione potenzialmente esplosiva nei rapporti tra Pechino e l’ex colonia britannica. Grazie ai social media possiamo tutti seguire in diretta l’escalation di violenza nelle strade di Hong Kong – con quotidiani lanci di lacrimogeni e di proiettili antisommossa ad altezza d’uomo e numerosi scontri fisici tra le forze dell’ordine e i manifestanti, nonché le aggressioni da parte di presunti membri delle triadi cinesi contro i manifestanti -, così come le chiare minacce e propaganda rivolta anche all’occidente da parte di Pechino con le sue esercitazioni militari al confine con Hong Kong.

E mentre dagli Stati Uniti e persino dall’Ufficio dell’Alto Commissario ONU per i diritti umani arriva una presa di posizione molto chiara a sostegno dei diritti dei manifestanti, nell’Unione europea riscontriamo oltre ad un assordante silenzio istituzionale soprattutto le scuse e inchini profondi delle nostre aziende nei confronti di Pechino.

Come ha giustamente rivendicato la Speaker of the US House of Representatives, Nancy Pelosi, in gioco ormai non è soltanto il sistema “un paese, due sistemi” nello scontro tra la popolazione di Hong Kong e il Governo della Repubblica Popolare, ma l’autorità morale dell’Occidente e con essa i principi universalmente sanciti – e non la versione ridefinita “con caratteristiche cinesi” – dello stato di diritto e dei diritti umani. I paesi democratici devono trarre forza dai manifestanti a Hong Kong – ma anche a Mosca, in Iran, e in tanti paesi autoritari – in un momento dove i peggiori regimi cercano di farci credere che il modello della democrazia liberale è un concetto del passato, mentre sono i dittatori che lottano per la loro sopravvivenza contro una volontà popolare che continua a guardare e rivendicare proprio quei valori fondamentali.

L’Unione europea e i suoi paesi membri devono prendere una posizione chiara e netta nei confronti di Pechino: non assisteremo silenziosi ad un’altra Tiananmen e non abbasseremo gli sguardi a tutela di qualche presunto profitto commerciale. Lo stato di diritto, i diritti umani e la democrazia sono valori universali e patrimonio dell’umanità intera, che vanno difesi con convinzione contro chiunque tenti di rovesciarli.

A tal fine, è urgente la definizione di una politica europea comune che ribadisca la assoluta necessità di inserire il principio di “condizionalità” e di “reciprocità” nei rapporti commerciali, e non solo, con la Repubblica Popolare come meccanismo di contenimento e di contrasto alle minacce “dual use” rilevate dall’intelligence americana e di stati membri europei nei settori strategici industriali, infrastrutturali e energetici, nonché nel 5G, l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things, da parte di – ma non solo – società di stato cinesi o equivalenti com Huawei.

Infine, l’Italia in particolare ha il compito e l’opportunità di mandare un messaggio chiaro a Pechino: nel caso di un intervento diretto o indiretto nelle strade di Hong Kong, rescinderà senza indugi dal Memorandum of Understanding sulla Via della Seta.

Giulio Terzi di Sant’Agata
Ambasciatore, membro della Presidenza onoraria del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito e Presidente del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”

Laura Harth
Rappresentante presso le Nazioni Unite del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito

Leave a Reply