Il diritto alla conoscenza approda all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa

Il diritto alla conoscenza approda all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa

Il 2 ottobre, giorno della nascita del Mahatma Gandhi, celebrata dalle Nazioni Unite come Giornata Internazionale della Nonviolenza, il Partito Radicale ha introdotto il tema del diritto alla conoscenza all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. Grazie al Senatore Roberto Rampi, la Commissione Cultura, Scienza, Istruzione e Media, di cui è membro, ha deciso di inserire tra le priorità da discutere un progetto di risoluzione sul diritto alla conoscenza da portare all’attenzione della plenaria entro la fine del 2020. Con l’approdo del progetto di risoluzione intitolato “Libertà dei media, fiducia del pubblico e diritto alla conoscenza dei cittadini” all’Assemblea parlamentare in cui sono rappresentati 47 paesi europei, ha inizio un’azione innovativa e al contempo antica per indurre gli Stati a garantire gli strumenti e gli elementi affinché le persone siano in grado di esercitare il diritto alla conoscenza. E’ questo l’obiettivo della nostra iniziativa einaudiana del “conoscere per deliberare”, spesso descritta come “l’ultima battaglia di Marco Pannella”.

Da un lato sarà necessario formalizzare quei meccanismi perché i cittadini abbiano l’accesso alle informazioni indispensabili per compiere scelte informate e per conoscere effettivamente i modi e le decisioni prese in loro nome dai rispettivi governi, tutelando la libertà di stampa e la circolazione delle opinioni più ampia possibile. Ciò significa cominciare dalle aule parlamentari ad ogni livello dove gli eletti del popolo devo poter svolgere la propria funzione di rappresentanti, e non di meri delegati, nei tempi e nei luoghi adeguati perché il confronto risulti fecondo.

Dall’altro occorre sviluppare strumenti nell’ambito culturale, educativo e artistico che permettano di diffondere elementi critici per accrescere la capacità di comprensione e di interazione dei cittadini con le istituzioni, disseminando inneschi che favoriscano la consapevole e virtuosa partecipazione alla “res publica”, nel segno di quella che il Presidente Einsehower definì “una cittadinanza vigile e accorta”. Occorre quindi operare sia sul fronte della promozione istituzionale e dello stato di diritto democratico, sia su quello della formazione e della cultura. E’ un diritto di seconda generazione che auspichiamo contribuisca a rimuovere sempre più ostacoli e prevaricazioni che ancora oggi impediscono a troppe persone dei godere di diritti democratici storicamente acquisiti, sanciti in numerosi trattati e convenzioni.

Matteo Angioli

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