La Cina ha mai informato l’OMS sullo scoppio dell’epidemia Covid19?

La Cina ha mai informato l’OMS sullo scoppio dell’epidemia Covid19?

Pur essendo molto scettico sulla narrazione ufficiale di Pechino e sugli elogi pubblici dell’OMS circa la gestione dell’epidemia da parte del PCC – come quando il 28 gennaio, dopo l’incontro con il Presidente Xi Jinping, il suo Direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus fece le lodi alla Cina per “aver fissato uno nuovo standard per il controllo delle epidemie” e si complimentò con la massima leadership del paese per la sua “apertura nella condivisione delle informazioni” con l’OMS e altri paesi -, una domanda che ancora non mi era venuta a mente riguarda la narrativa sulla comunicazione sul nuovo coronavirus a Wuhan all’OMS del 31 dicembre, comunicazione che ha messo in moto tutto.

Sebbene in molti ci siamo giustamente concentrati sul ritardo di tale avviso, con rapporti dei primi casi che risalgono a novembre, non ricordo una particolare attenzione alla domanda chi ha effettivamente fornito quel primo avvertimento internazionale. In effetti, i notiziari internazionali hanno riferito che sono state le autorità cinesi a informare l’OMS e altri paesi il 31 dicembre sull’epidemia. Ma uno sguardo più attento alle comunicazioni dell’OMS in merito, così come una cronologia pubblicata dall’agenzia statale cinese Xinhua sembrano raccontare una storia molto diversa. Una che porta con sé grandi domande.

Il 5 gennaio, l’OMS emana un comunicato stampa sul nuovo coronavirus, nel quale dichiara:

In un thread continuo con aggiornamenti sulla pandemia “Rolling updates on coronavirus disease (COVID-19)”, l’OMS scrive quanto segue in merito al 31 dicembre, 2019:

E’ questa linea temporale dell’OMS che istruisce ad esempio le informazioni condivise col grande pubblico dalla CNN secondo cui ad informare l’OMS il 31 dicembre sarebbero state le autorità cinesi. Ma erano proprio loro? In nessuna delle dichiarazioni citate l’OMS cita effettivamente la Cina come fonte delle informazioni ricevute in quella data. Sembra piuttosto strano che, dato il consueto elogio eccessivo, non si dedichi più attenzione alla denominazione della fonte delle informazioni, la quale rimane anonima. Inoltre, dalla suddetta dichiarazione non è chiaro se le informazioni “secondo le autorità (cinesi)” siano state fornite in tale data. Tuttavia, quanto segue contribuisca ad approfondire ed è un motivo sufficiente per dubitare che sia così.

In una lunga serie di tweet pubblicate dall’OMS il 29 aprile, troviamo ulteriori dettagli:

In tutte e tre le dichiarazioni citate, non viene fornita alcuna fonte per il rapporto del 31 dicembre, che è stato “raccolto” dall’Ufficio nazionale dell’OMS in Cina secondo due delle dichiarazioni, e dal Sistema di intelligenza epidemica dell’OMS nel suddetto thread di Twitter. Nessuna di queste dichiarazioni nomina espressamente le autorità cinesi come fonte di questo rapporto, ma specifica in due di esse che sulla base del rapporto ricevuto il 1° gennaio è stata inviata una richiesta di informazioni alle autorità nazionali di Pechino, i quali hanno risposto il 3 gennaio, fornendo i primi dati sul numero di casi e sulla possibile fonte di infezione (il mercato del pesce di Huanan). E sorprendentemente (?), nella stessa identica data che l’OMS invia la sua richiesta di informazioni, secondo i resoconti dei media il mercato viene chiuso per sanitizzazione ambientale e disinfezione.

Mentre l’interpretazione nell’uso del linguaggio dell’OMS può ancora lasciare molto spazio al dubbio, non escludendo esplicitamente che siano state le autorità cinesi a fornire il rapporto iniziale, paradossalmente è la agenzia di stampa statale cinese Xinhua a farlo. Il 6 aprile, Xinhua pubblica una lunga cronologia sulle informazioni rilasciate dalla Cina sul COVID-19 e la sua cooperazione internazionale nella risposta all’epidemia”.

Dopo la solita auto-celebrazione del Partito comunista cinese e la sua eccellente gestione dell’epidemia, il documento conferma i dubbi provocati dalle dichiarazioni dell’OMS. Mentre la cronologia inizia a “fine dicembre”, non si fa menzione di alcuno scambio di informazioni con l’OMS o altri paesi prima del 3 gennaio.

Mentre salta agli occhi come la Xinhua notoriamente non menzioni il rapporto del 31 dicembre all’OMS, in un’altra cronologia pubblicata dall’OMS e aggiornata al 27 aprile, la stessa OMS alla fine nomina la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan in Cina come fonte di un rapporto su Wuhan il 31 dicembre:

Tuttavia, mentre viene finalmente nominata un’autorità cinese, contrariamente alle dichiarazioni sopra citate, questa volta non viene fatto riferimento da chi è stato fatto il rapporto, né viene nominata l’OMS come destinatario. La sequenza temporale della Xinhua fornisce ulteriori informazioni su quelle comunicazioni di fine dicembre:

Come notato in precedenza, la cronologia della Xinhua non fa menzione di notifiche internazionali prima della riposta del 3 gennaio alle richieste dell’OMS. In effetti, le informazioni di cui sopra sembrano essere state condivise solo con “istituzioni sanitarie sotto la sua giurisdizione” e “in conformità con la legge”.

E’ evidente che è stata informata la Commissione sanitaria nazionale in base a queste disposizioni perché prende provvedimenti per un team di esperti e linee guida il 31 dicembre, possibilmente includendo la decisione di sanificare il mercato del pesce di Huanan prima che fossero condotte le dovute indagini?

Nel complesso, la mancanza di menzione esplicita da parte dell’OMS e delle autorità cinesi sulla notifica del 31 dicembre da parte delle autorità cinesi all’OMS fornisce un motivo significativo per porre delle domande serie. Sembra evidente che le autorità cinesi, per loro stessa ammissione attraverso la cronologia di Xinhua, non abbiano fornito attivamente informazioni all’OMS in quella data. Ma da chi l’OMS ha allora ricevuto l’avvertimento del 31 dicembre, spingendola a inviare una richiesta di informazioni a Pechino, e perché quella fonte non viene nominata?

L’unica spiegazione plausibile sembra provenire dalla richiesta di informazioni inviata da Taiwan all’OMS il 31 dicembre 2019. In un’email resa pubblica dalle autorità taiwanesi l’11 aprile, infatti, il CDC di Taiwan contatta il Focal Point dell’IHR OMS (così come la CDC cinese), citando notizie di Wuhan che riportano almeno sette casi di polmonite atipica. “Le loro autorità sanitarie hanno risposto ai media che i casi non erano ritenuti SARS; tuttavia i campioni sono ancora sotto esame e i casi sono stati isolati per il trattamento. Le sarei molto grato se disponesse di informazioni pertinenti da condividere con noi.”

Non solo Taiwan rimane esclusa dalla partecipazione ai lavori dell’OMS a causa del veto cinese, ma l’unica risposta ricevuta alla sua inchiesta è stata un breve messaggio in cui si afferma che le informazioni di Taiwan sono state inoltrate a colleghi esperti. Tuttavia, sappiamo che l’OMS ha inviato una richiesta di informazioni alle autorità cinesi il giorno seguente. Alla luce di questa sequenza, sulla base delle informazioni pubblicamente disponibili, sembra più che lecito chiedere all’OMS: chi ha fornito il rapporto iniziale raccolto dall’OMS il 31 dicembre 2019, e il quale ha spinto l’OMS ad agire? Se non erano le autorità cinesi, perché la fonte non viene nominata? E nel caso non si trattasse di autorità cinesi, come intende intervenire in merito a questa chiara violazione delle norme sanitarie internazionali? E forse la domanda più importante di tutte, rivolta alle autorità cinesi: se non eravate voi a fornire l’avviso originale, eravate intenzionati, e se sì quando, a fornire informazioni sull’epidemia COVID19 a Wuhan, in Cina, alla comunità internazionale?

Le domande poste in questo articolo potrebbero rivelarsi nulle e una semplice pubblicazione del rapporto ricevuto dall’OMS il 31 dicembre, citando la fonte, basterebbe a eliminare i dubbi. Tuttavia, come abbiamo visto, in questo caso molte delle domande più semplici rimangono senza riposta. Perché?

Mentre la trama continua ad addensarsi, la necessità di un’indagine internazionale indipendente diventa sempre più evidente, non solo per arrivare al fondo di ciò che è accaduto (e quel poco che si potrebbe ancora trovare se finalmente la Cina decidesse di far entrare una squadra di esperti esterni), ma per evitare che la stessa cosa accada di nuovo in futuro. Le responsabilità delle autorità cinesi e della leadership dell’OMS devono essere valutate urgentemente, per il bene dell’intera umanità! Il mondo ha diritto di conoscere!

Laura Harth

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