La lettera di Ivan Simonovis alla Casa Bianca

La lettera di Ivan Simonovis alla Casa Bianca

Ivan Simonovis, per 25 anni alto ufficiale di polizia e di agenzie di sicurezza in Venezuela, è stato prigioniero politico per più di 14 anni, accusato dal regime di Chavez e dal suo corrotto sistema di “giustizia” (principalmente, per mano del Tribunale Supremo di Giustizia – TSJ – presieduto da Maikel Moreno) di essere “infedele” alla rivoluzione boliviariana.

Oggi, Simonovis è Commissario Speciale per la Sicurezza e l’intelligence del Presidente interino Guaidò, e dalla sua fuga dal Paese, una volta giunto negli Stati Uniti, riveste un ruolo cruciale nella consegna alle autorità americane di informazioni di grande rilevanza circa i legami transnazionali criminali tra il regime di Maduro e molti attori statuali e non statuali, dentro e fuori dal Venezuela.

Assieme allo staff presidenziale di Guaidò, è stato alla Casa Bianca lo scorso mercoledì 5 febbraio, ed ha personalmente consegnato una lettera scritta da lui stesso, e indirizzata alla Casa Bianca, a Donald Trump e a Mike Pence. Qui di seguito, il testo della lettera, che può tranquillamente essere interpretata come qualcosa di più di una semplice “missiva” al governo di Washington.

Andrea Merlo

Sono libero grazie a Dio, all’appoggio della mia Famiglia, al mio amico Leopoldo Lopez e al governo degli Stati Uniti. Sono un esempio della flagrante oppressione esercitata dal regime venezuelano. Fui condannato a 30 anni di prigione per aver svolto il mio lavoro, cioè salvare vite. Ho passato 15 anni in carcere; nei primi nove di questi, ho visto il sole per soli 33 giorni.

Non sono qui per parlare di me: sono qui per parlarvi del mio Paese. In Venezuela, si trovano più di 6 mila tra prigionieri politici e cittadini perseguitati per motivi politici. Tra il 2014 e il 2019, il regime ha assassinato quasi 300 cittadini durante proteste di piazza e altre manifestazioni pacifiche. 4,5 milioni di venezuelani sono fuggiti dal Paese per una sola ragione: la sopravvivenza. Non ci sono limiti alla ferocia del regime di Caracas.

Dopo 25 anni di servizio nei servizi investigativi di polizia e altre agenzie di sicurezza, è mia responsabilità informarvi che a 1200 km dallo Stato della Florida si trova la più grande concentrazione al mondo di elementi di pericolo. La peggiore manifestazione del crimine organizzato, dopo aver distrutto il Venezuela, ha ora cominciato un processo di contagio di tutta la regione latino-americana. Se non agiamo, questo processo continuerà ad estendersi a tutto il mondo.

In Venezuela, ci sono ben due “Soleimani”: uno è Diosdado Cabello, un fallito che però, come membro all’interno delle forze armate, ha creato una intricata e corrotta struttura militare finalizzata a sopprimere chiunque si opponga al regime; l’altro risponde al nome di Tareck Al Aissami, cittadino sirio-venezuelano con profondi legami con Hezbollah, che garantisce che un continuo flusso di denaro che finanzia tutti gli elementi criminali legati a quel gruppo delinquenziale terrorista. Posso assicurare con certezza assoluta che oggi il Venezuela è la più grande impresa di riciclaggio di denaro al mondo.

In Venezuela, il cancro socialista si è sviluppato nel corso di più di due decenni, distruggendo integralmente la struttura economica e il tessuto morale della società- Alcuni danni sono irreversibili, però c’è ancora tempo per salvare delle vite. Per questo motivo, ho suggerito al Presidente Guaidò che dovremmo passare dalla difensiva all’offensiva. Il Paese non può sopportare ancora l’attuale situazione.

Gli Stati Uniti hanno guidato in passato molte campagne con successo, e che hanno ridotto la portata dei regimi oppressori. Non c’è modo di ringraziare Voi e questa Amministrazione per tutto il supporto assicurato in questi tempi così oscuri. Ora, però, chiediamo di accelerare il processo e di “togliere ossigeno” al regime, per giungere infine alla caduta della dittatura. Salvare il Venezuela significa salvare il mondo intero.

Ivan Simonovis
Commissario Speciale per la Sicurezza e Intelligence del Presidente ad interim Juan Guaidò

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