La (innocua?) richiesta di dimissioni a Putin

La (innocua?) richiesta di dimissioni a Putin

I deputati del Consiglio comunale del Comune di Smolninskoye a San Pietroburgo hanno approvato, lunedì 12 settembre, una risoluzione con un appello alla Duma di Stato russa. I firmatari parlano di tradimento da parte del capo del Cremlino, Vladimir Putin, e ne chiedono la rimozione dall’incarico. Nikita Yuferev, deputato locale del partito Yabloko, lo ha dichiarato su Twitter.

Secondo i deputati della Municipalità di San Pietroburgo, il comportamento del presidente russo ha portato a:

– la distruzione delle unità dell’esercito russo nei combattimenti, la morte e l’invalidità di una fetta della popolazione che sarebbe in grado di lavorare;

– problemi all’economia russa;

– la penuria di componenti elettronici in Russia, con la conseguenza che le aziende e gli investitori abbandonano il mercato e i cittadini lasciano il Paese;

– l’espansione della NATO verso est con l’adesione di Finlandia e Svezia cosicché l’Alleanza raddoppierà i confini della Russia con i Paesi del blocco;

– una militarizzazione ancora maggiore dell’Ucraina attraverso gli aiuti militari dell’Occidente, mentre uno degli obiettivi della “operazione militare speciale” era dichiaratamente quello della smilitarizzazione dell’Ucraina.

Secondo i deputati che hanno sottoscritto l’appello, dall’inizio dell’operazione, l’Ucraina ha ricevuto attrezzature militari moderne e fondi per un valore di 38 miliardi di dollari, una cifra superiore al bilancio militare di Polonia e Canada.

La stampa ufficiale russa, naturalmente, non pubblica nulla sull’argomento. Ma anche per la stampa di opposizione è imbarazzante e scomodo discutere e pubblicizzare l’avvenuto. Perché succede questo? Perché i commentatori e i giornalisti dell’opposizione non dicono quasi nulla sull’argomento? Dopo tutto, si tratterrebbe di un evento molto significativo!

Da un lato, sembra essere il primo episodio di questa specie, del tutto inedito, nei Consigli comunali. Nessun altro, fino a ora, ha chiesto esplicitamente le dimissioni di Putin. Strano che ciò succeda in un Paese dove si viene incarcerati per aver ripubblicato su Twitter la preghiera di Papa Francesco, o per un “ike su Facebook, oppure (ed è esattamente quello che è successo al deputato Aleksej Gorinov) per aver proposto di posticipare un concorso di disegno di bambini perché non è il momento migliore di tenerlo, visto che c’è la guerra e la guerra fa morire altri bambini. Il 15 marzo 2022, Gorinov ha avanzato questa proposta in compagnia di altri sei membri del Consiglio municipale ed è stato processato da un tribunale e condannato a ben sette anni di reclusione secondo l’articolo 207, paragrafo 3 del codice penale russo. L’omicidio in Russia è punito con cinque anni di reclusione. A Gorinov ne sono stati inflitti sette per aver chiesto di spostare la data della mostra dei disegni dei bambini.

In un clima di tale paura e censura, il gesto dei consiglieri sembra essere senza precedenti. Eppure, i politici della cosiddetta opposizione tacciono e non parlano del coraggio di questi deputati. Tutto si spiega quando leggiamo il testo della petizione, e si evince che la protesta consiste in un rimprovero a Putin che non condurrebbe la guerra in modo sufficientemente attivo. I firmatari scrivono che “tutto ciò che Putin sta facendo da sei mesi va a danno della Federazione Russa” e sembra che auspichino una vittoria russa. Lamentano il fatto che l’Ucraina non sia stata ancora “denazificata” e che abbia ricevuto dei consistenti aiuti dall’Occidente.

Si può allora pensare che questi consiglieri siano ancora più crudeli e sadici di Putin e che quindi vogliano sostituirlo con un falco peggiore, oppure che abbiano formulato il loro messaggio in modo talmente ambiguo che nemmeno l’apparato presidenziale ha capito se debbano essere puniti o se debbano essere lasciati a se stessi. È questo smarrimento dei vertici che spiega il fatto che finora i protestatari sono stati trattati in modo relativamente blando. Comunque, per tutti loro è pronta l’accusa di “diffamazione dell’esercito” per cui è previsto il processo penale. Dovremo aspettare prossimi sviluppi. In ogni caso, non sarei sicura che quei consiglieri abbiano la stessa idea di difesa della legge e dei diritti umani che abbiamo noi.

Elena Kostioukovitch