N 78 – 25/5/2020

N 78 – 25/5/2020

FOTO DELLA SETTIMANA – Teheran, 14 maggio 2020: una coppia si bacia sul tetto di un palazzo e finisce in carcere pochi giorni dopo per aver postato l’immagine sui social media

PRIMO PIANO

Appello di Joshua Wong perché l’Italia si schieri con Hong Kong
Il 22 maggio, in occasione della presentazione di un rapporto sulla Cina in Italia pubblicato dalla Fondazione Farefuturo, il segretario di Demosisto, Joshua Wong, ha inviato un messaggio al governo italiano in cui invita Roma a schierarsi al fianco di Hong Kong e contro la nuova legge sulla sicurezza nazionale che Pechino vuole imporre a Hong Kong.

La nuova legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong ucciderà i futuri movimenti democratici poiché tutte le proteste e gli altri appelli alla democrazia nella città saranno bollati come tentativi di sovversione dell’autorità cinese, proprio come fa il governo centrale in Cina.

Per far rispettare la legge, Pechino istituirà in città un nuovo ente di sicurezza nazionale senza precedenti. Questo nuovo organo di polizia segreta sostituirà probabilmente il governo e le forze di polizia di Hong Kong e farà scattare arresti segreti di tutti i dissidenti in città, proprio come quello che hanno fatto ai difensori dei diritti umani e ai dissidenti in Cina, come l’attivista per i diritti umani Liu Xiaobo e il libraio incarcerato Gui Minhai. In altre parole, la nuova legge funge da nuova arma per strappare via tutte le aspirazioni democratiche di Hong Kong.

9770 domande in 10 anni: un question time degno di questo nome
Nell’ottobre 2019 il Relatore Speciale ONU sui diritti umani e la povertà estrema, Philip Alston, scrive: “i cittadini diventano sempre più visibili ai governi, ma non il contrario.” Tenendo presente tale affermazione, il Comitato Globale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella” ha realizzato, grazie a Federica Donati, un’analisi del question time al Primo Ministro britannico effettuato in più di 10 anni anni: dal gennaio 2010 al maggio 2020 – dunque incluse le sessioni adattate alle nuove misure in risposta alla pandemia da COVID-19 – per comprendere la ragione per cui venga ritenuto un meccanismo efficace per sottoporre l’operato e la politica del governo sia al controllo parlamentare che all’esame pubblico. Nella ricerca è stato possibile contare sulla pronta risposta degli uffici della House of Commons (Camera dei Comuni) che, contattati via email, hanno fornito le risposte che cercavo nell’arco di qualche ora. Oltre all’introduzione su cosa sia e come funzioni il question time nel Regno Unito, a questa tabella riassuntiva sono disponibili i risultati della ricerca.

Arrestati due giovani a Teheran per un bacio
Una coppia iraniana è stata arrestata per aver postato un video sui social media in cui i due si baciano. Il 18 marzo è stato arrestato lui, Alireza Japalaghi, un atleta di parkour. Successivamente, il 21 maggio, la polizia ha annunciato la detenzione anche della compagna. L’arresto è scattato perché nel video pubblicato a metà maggio, oltre a baciarsi, la ragazza vìola il codice di abbigliamento della Repubblica islamica. I due praticano il parkour sui tetti e lei è in tenuta sportiva, senza velo e con le spalle scoperte. Secondo il sito ufficiale iraniano ISNA, la polizia ha dichiarato che il comportamento illegale dei due ragazzi “verrebbe considerato un crimine in qualsiasi società”. In generale, la maggior parte delle forme d’arte in Iran subiscono una forte censura. Così molti artisti sono costretti ad esibirsi in clandestinità. Le agenzie di stampa, tuttavia, non riportano dichiarazioni specifiche della polizia circa il divieto di pratica di questo sport estremo.

Laura Harth: il Parlamento italiano si schieri a difesa di Hong Kong
A Hong Kong la polizia ha arrestato almeno 150 manifestanti contro il governo cinese e la nuova legge sulla sicurezza nazionale. L’Italia non può restare a guardare: “Oggi tocca a loro. Se perdono, domani toccherà a noi”, scrive Laura Harth per Formiche.net.

Oggi, nonostante la pandemia Covid-19, a Hong Kong si sono di nuovo svolte manifestazioni di migliaia di persone contro la proposta del governo di Pechino per una cosiddetta legge sulla sicurezza nella ex colonia britannica. Il disegno di legge, definito “draconiano” dagli attivisti per la democrazia a Hong Kong, metterebbe in realtà fine al paradigma “un Paese, due sistemi”, previsto dall’accordo internazionale sino-britannico e dalla Basic Law di Hong Kong, imponendo una supremazia della giurisdizione della Repubblica Popolare Cinese sui cittadini del territorio autonomo.

Taiwan promette sostegno ai democratici di Hong Kong
Dopo la ripresa delle proteste a Hong Kong a seguito dell’annuncio del Partito Comunista Cinese di una nuova proposta di legge sulla sicurezza nazionale, ben peggiore di quella sull’estradizione presentata e ritirata l’anno scorso, la Presidente di Taiwan Tsai Ing-wen ha annunciato che il suo governo fornirà alla popolazione di Hong Kong “l’assistenza necessaria”. Taiwan è diventata un rifugio per un numero relativamente piccolo di manifestanti pro-democrazia in fuga da Hong Kong. Sulla sua pagina Facebook, domenica 24 maggio, la Presidente Tsai ha affermato che la proposta di legge costituisce una grave minaccia per le libertà e l’indipendenza giudiziaria di Hong Kong: “Di fronte a questa situazione mutevole, la comunità internazionale ha teso in modo proattivo una mano alla popolazione di Hong Kong” – riferendosi anche a un comunicato congiunto di Regno Unito, Canada e Australia, e ha aggiunto che Taiwan “agirà in modo ancora più proattivo e appronterà il supporto e l’assistenza necessaria ai cittadini di Hong Kong”.

Firma l’appello del Global Committee e del Partito Radicale per il diritto civile e umano alla conoscenza
Mai come in questo momento, in cui l’umanità intera sta affrontando la stessa pandemia, è stato così evidente quanto urge adottare il diritto alla conoscenza. Un diritto civile e politico fondamentale soppresso per decenni dai regimi despota, a partire dal Partito comunista cinese, responsabile senza dubbio di aver soppresso informazioni utili e tempestive sull’epidemia di COVID19 all’interno e all’esterno dei suoi confini. Un diritto fondamentale sempre più soppresso anche dai governi democratici di tutto il mondo, nel passaggio ad un modello sempre più simile – e apertamente invocato da alcuni – al “modello cinese”. Medici, giornalisti, cittadini e interi territori sono stati messi a tacere nel tentativo di tenere i cittadini al buio, impedendo loro di proteggere il loro diritto fondamentale alla salute. È ora di dire basta! Abbiamo bisogno di uno standard mondiale per controllare i governi e le istituzioni internazionali! Continua

Coronavirus e USA, Trump al bivio: Hong Kong al centro dello scontro con la Cina
Gli Stati Uniti sono con un piede sul drammatico “traguardo” di 100.000 morti da coronavirus, mentre la Cina stringe le mani attorno al collo della libertà di Hong Kong, scrive Luca Marfé su Il Mattino. E così, mentre Joe Biden lancia uno spot elettorale che accusa Donald Trump di essere tornato sul green mentre l’America muore, a morire per davvero sono democrazia e diritti umani di un territorio che dovrebbe essere autonomo, ma che, evidentemente, per il Partito Comunista Cinese e per Xi Jinping non lo è né deve esserlo. 
A sei mesi dalle elezioni americane, è qui che entra in scena Trump. O meglio che dovrebbe entrare, sulla scena del mondo e su quella della Storia. La posta in gioco è epocale. Da un lato ci sono le già tesissime relazioni commerciali con la Cina, il cui campo è minato dalle scintille diplomatiche, dal braccio di ferro sui dazi e dalle accuse feroci vomitate su Wuhan di essere origine e causa della diffusione del Covid-19. 

Dall’altro lato ci sono invece i manifestanti di Hong Kong, gli agenti cinesi in tenuta antisommossa e i gas lacrimogeni. Ci sono, cioè, tutti i princìpi fondanti degli Stati Uniti, fotografati nello scontro tra tutto ciò che è giusto e tutto ciò che è sbagliato. Ed è qui, e non sul green o tra le righe di polemiche sterili, che Trump deve scegliere per davvero, in fretta e una volta per tutte da che parte stare.

IRAN E MEDIO ORIENTE

Giulio Terzi: Perché l’ONU sbaglia sull’Iran (e serve un assist al regime)
Michelle Bachelet, Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, ha invitato gli Stati Uniti a sospendere le sanzioni contro l’Iran per permettere la risposta sanitaria al coronavirus. Peccato che ci siano già eccezioni per gli aiuti umanitari. Un (altro) assist al regime da parte delle Nazioni Unite. Il commento di Giulio Terzi di Sant’Agata, già Ministro degli Esteri e Presidente del Comitato Globale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella” per Formiche.net

Sono trascorsi pochi giorni dalle richieste iraniane di rimuovere le sanzioni americane. In un precedente articolo su Formiche.net si era sottolineato come il regime fosse riuscito a trovare una sponda in voci “amiche” in Europa, a sostegno della falsa narrativa secondo la quale Teheran non riuscirebbe a rispondere efficacemente all’emergenza coronavirus a causa della “massima pressione” esercitata dall’amministrazione Trump.

Importante fornitura di armi da Teheran ai palestinesi contro il “tumore” Israele
Il 22 maggio, in occasione del “Jerusalem Day” in cui tradizionalmente in Iran vengono organizzati cortei e manifestazioni anti-Israele, il leader supremo dell’Iran ha denunciato in un discorso online lo Stato ebraico come un “tumore” da rimuovere e ha confermato pubblicamente un’importante fornitura di armi da parte di Teheran ai palestinesi, suscitando una rapida condanna da parte degli Stati Uniti, dell’Unione europea e di Israele.

“Il regime sionista è un tumore mortale e canceroso nella regione. Sarà senza dubbio sradicato e distrutto. L’Iran ha capito che l’unico problema dei combattenti palestinesi è la mancanza di armi a sufficienza. Con la guida e l’assistenza divina, abbiamo un messo in atto un piano, l’equilibrio del potere oggi in Palestina è cambiato, e la Striscia di Gaza può resistere e sconfiggere l’aggressione del nemico sionista”, ha detto il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo, su Twitter, ha respinto tali affermazioni come “disgustose e odiose osservazioni antisemite” che non rappresentavano la tradizione di tolleranza dei comuni iraniani. Il capo della politica estera europea, Josep Borrell, le ha definite “totalmente inaccettabili, rappresentano una fonte di profonda preoccupazione”.

Il solito discorso farcito di odio del capo di Hezbollah al Jerusalem Day 2020
Nel discorso annuale che si tiene ogni 22 maggio in occasione del “Jerusalem Day”, o “Quds Day”, il Segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è tornato a parlare della battaglia contro Israele come parte dell’“Asse della Resistenza” guidato dall’Iran. Nasrallah ha ribadito l’irrinunciabile obiettivo di distruggere Israele, specificando che non esiste alternative perché si tratta di un principio ideologico e religioso. Secondo il leader libanese, gli ebrei non verrebbero gettati in mare, ma semplicemente deportati nei loro Paesi di origine. L’Asse della Resistenza ha da tempo affermato che la deportazione, non più la distruzione, di ebrei israeliani dalla Palestina è l’obiettivo finale. Nessuno ha mai spiegato come questo atto di pulizia etnica si realizzerebbe, unilateralmente, senza spargimento di sangue. Nasrallah ha anche parlato dei “successi” più recenti dell’Asse: la resistenza alle pressioni economiche e diplomatiche degli Stati Uniti, la vittoria degli Houthi nello Yemen contro il governo centrale e contro l’Arabia Saudita, la “rinascita” della Siria e la continua espansione qualitativa e quantitativa dell’arsenale militare di Hezbollah.

Israele annuncia il lento ritiro dall’Iran dalla Siria
In base ad informazioni ottenute grazie ai servizi d’intelligence, l’esercito israeliano ha annunciato il 21 maggio che, a seguito di alcuni attacchi israeliani e in virtù del crescente malcontento interno legato all’economia e alla sua gestione della pandemia di coronavirus, l’Iran si sta lentamente ritirando dalla Siria. Israele e Iran si stanno fronteggiando da anni in una guerra ombra nel teatro siriano. Israele ha affermato gli iraniani hanno rafforzato la loro presenza militare lungo la frontiera ed in questo quadro le Israel Defense Forces hanno eseguito ripetuti attacchi per contenere le forze iraniane e impedire il trasferimento di armi con Hezbollah, il gruppo militante libanese anch’esso impegnato in Siria a fianco dell’Iran. I militari israeliani hanno attribuito il ritiro in parte al crescente malcontento in Iran, dove l’economia è crollata sotto le sanzioni statunitensi e dove le autorità hanno faticano a contenere lo scoppio del coronavirus.

Il Codiv19 ha iniziato a mietere vittime in Yemen
Mentre in molti Paesi la curva del contagio da Covid-19 è in discesa, in Yemen il tasso di mortalità continua a crescere. I cimiteri della città di Aden sono in difficoltà per i numerosi seppellimenti, e ciò indica che il numero di decessi causati dal nuovo coronavirus è superiore al conteggio ufficiale. Ad oggi, il governo del Paese, devastato dalla guerra dal 2015, ha riportato 222 contagi e 42 decessi. E’ però difficilissimo stabilire numeri reali; i test sono estremamente limitati. Secondo i dati raccolti dall’International Rescue Committee, lo Yemen ha uno dei tassi di test più bassi al mondo, anche rispetto ad altri Paesi colpiti da conflitti: soli 31 test ogni milione di cittadini.

In una dichiarazione del 14 maggio, Save the Children ha affermato che in una sola settimana sarebbero circa 400 le persone morte ad Aden con sintomi simili al coronavirus. L’organizzazione ha reso noto che vari ospedali della città erano stati chiusi e che il personale medico si stava rifiutando di andare al lavoro per mancanza di adeguati dispositivi di protezione individuale.

Mohammed Alshamaa, direttore di Save the Children in Yemen, dice: “Le nostre squadre sul campo ci dicono che le persone respirano pesantemente o collassano e vengono mandate via dagli ospedali. La gente muore perché non è possibile ricevere cure che normalmente salverebbero la vita. Ci sono pazienti che vanno da un ospedale all’altro e che non riescono ad essere ricoverati. Abbiamo testimonianze di famiglie che hanno perso due o tre cari nelle ultime settimane.”

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