NL 98 – 5/1/2021

NL 98 – 5/1/2021

FOTO DELLA SETTIMANAPiha, 1 gennaio 2021: la costa dell’isola nord della Nuova Zelanda vestita della prima alba del 2021

Caro lettor, cara lettrice,

con l’arrivo del 2021 giunge anche una certa ricorrenza: il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri. Il poeta, scrittore, filosofo e politico della canoscenza si spense infatti a Ravenna il 14 settembre 1321, ma per tante e tanti di tutto il mondo è sempre presente. E allora, nel coltivare il diritto, la democrazia e la conoscenza, a partire da questo numero inseriremo alcuni versi tratti – vuoi per richiamo all’attualità, vuoi per solo omaggio – da uno dei tre regni ultraterreni visitati da Dante nella sua comedìa.

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Buona lettura e buon anno!

Matteo Angioli

Dichiarazione di Giulio Terzi e Matteo Angioli sul piano vaccinale
Ci uniamo con convinzione agli scienziati, agli eletti, ai professionisti e alle organizzazioni che chiedono al Governo uno sforzo maggiore in termini di conoscibilità rispetto al piano vaccinale che dovrebbe interessare circa 60 milioni di cittadini italiani. Siamo ormai al corrente di come i cittadini di Paesi come la Germania possano contare su aggiornamenti forniti quotidianamente dal Robert Koch Institut, o di come negli Stati Uniti, nonostante una travagliata transizione al governo, l’amministrazione Biden stia costantemente tenendo informato il popolo americano attraverso gli opportuni canali istituzionali.

Laura Harth su Apple Daily: il 2021 sia l’anno della democrazia parlamentare!
L’accordo politico raggiunto la scorsa settimana tra l’UE e la Cina sugli investimenti è stato un esempio dell’affronto da parte dei poteri esecutivi al Parlamento europeo. La tempistica dell’accelerazione dei negoziati – non solo durante le vacanze di Natale ma anche a partire dal pomeriggio stesso in cui il Parlamento europeo ha votato a stragrande maggioranza a favore di una risoluzione con indicazioni chiare su ciò che avrebbe accettato – è stata impressionante ma, purtroppo, non sorprendente. Una vittoria per Xi Jinping, soprattutto perché un numero importante di cittadini europei e dei loro rappresentanti eletti dicono chiaramente “non in mio nome”.

L’intera vicenda ricorda il motivo stesso per cui abbiamo iniziato la campagna per il Diritto alla Conoscenza nel 2003: il modo in cui il Regno Unito è entrato nella coalizione per la guerra in Iraq, come denunciato successivamente dall’Inchiesta Chilcot. Un ristretto circolo decisionale che, a porte chiuse, stabilisce la linea da tenere con la stampa e fornisce al Parlamento le informazioni pertinenti solo una volta che tale linea è ben fissata. Quasi vent’anni dopo, le cose non vanno meglio. È per questo che nella nostra proposta sul riconoscimento del Diritto alla Conoscenza presentata all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa chiediamo di considerare attentamente questa importante questione, poiché i parlamenti sono la massima espressione della voce e della sovranità dei popoli. I loro poteri devono corrispondere a quel ruolo.

Gli oppositori democratici cambogiani rinviano il rientro nel Paese
Mu Sochua ed altri esponenti del CNRP, principale partito di opposizione cambogiano ora fuorilegge, hanno posticipato al 14 il loro rientro in Cambogia inizialmente previsto per il 4 gennaio. Come spiega Sam Rainsy in un tweet, il regime di Hun Sen è “terrorizzato da Sam Rainsy e dalla gentile Mu Sochua. Hun Sen dice di volere arrestare e perseguire entrambi, ma fa tutto il possibile per bloccarne il ritorno in Cambogia. Sa che la popolazione attende una possibilità per rovesciare il suo regime.”

Il padre di Assange chiede asilo per il figlio in Nuova Zelanda
Il padre di Julian Assange ha aggiunto il suo nome a una lettera in cui si chiede alla Nuova Zelanda di offrire asilo al figlio. La richiesta è stata presentata poco dopo che un giudice britannico ha respinto la richiesta di estradizione degli Stati Uniti di Assange per rispondere all’accusa di spionaggio.

La giustizia statunitense lo ha incriminato con 17 capi d’accusa tra cui spionaggio e diffusione, tramite WikiLeaks, di documenti militari e diplomatici riservati. Il giudice ha stabilito che l’estradizione sarebbe “opprimente” a causa della salute mentale di Assange, sostenendo che probabilmente si suiciderebbe se fosse estradato negli Stati Uniti.

“Julian e la sua famiglia hanno legami con la Nuova Zelanda: questo Paese è ben posizionato per guidare la difesa durante quelli che probabilmente saranno anni di contenzioso. La Nuova Zelanda dovrebbe farsi avanti la dove Australia e Regno Unito hanno mancato”, si legge nella lettera firmata anche da Greg Barns della Australian Assange Campaign, e Craig Tuck, del team legale di Assange. Dopo l’udienza in tribunale, l’imputato 49enne è stato riportato nella prigione di Belmarsh a Londra.

Venti anni fa la Convenzione di Aarhus per la conoscenza e la partecipazione sull’ambiente
La partecipazione dei cittadini può essere uno strumento utile ed efficace per la mitigazione degli effetti della crisi climatica? La Convenzione di Aarhus, in vigore dal 2001, coinvolge tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea in materia ambientale e prevede tre aree di intervento:

– assicurare l’accesso del pubblico alle informazioni pubbliche sull’ambiente;
– favorire la partecipazione dei cittadini nei processi decisionali;
– estendere l’accesso a tutti alla giustizia in materia ambientale.

È purtroppo poco conosciuta e quindi anche scarsamente utilizzata, anche sul piano giuridico, mentre sarebbe uno strumento importante in un’Europa che si propone come obbiettivo quello di diventare leader nella transizione ecologica. Il diritto (e dovere) alla partecipazione, che è uno dei cardini degli Stati democratici, vuol dire prendere parte a qualcosa, interessandosi al bene collettivo. Partecipazione è anche essere parte di una comunità, che condivide gli stessi beni comuni.

2021, da Trump a Biden: che America ci aspetta?
Un’America diversa, eppure profondamente uguale. Diversa, evidentemente in primis, perché con un presidente diverso. Per quanto The Donald si affanni infatti a non riconoscere ancora il risultato elettorale, la sconfitta sua e la vittoria dell’altro, oramai è giunto il momento di Joe. Nonostante una dozzina di senatori repubblicani abbiano già raccolto la chiamata alle armi dell’ultima resistenza, quella del 6 gennaio e del non voler certificare un passaggio congressuale che è tradizionalmente solo e soltanto formale. Con un intento chiaro: non tanto impedire l’insediamento alla Casa Bianca dell’ex numero due di Obama (ipotesi da fantapolitica), ma alimentare sì la narrativa cospirazionista e dell’estrema destra con cui il tycoon spera di ritagliarsi altri quattro anni di scena. Per farla breve: restare al centro dello show, anche se il protagonista dello show è oramai qualcun altro.

Giustiziato un iraniano minorenne all’epoca del reato
Il 31 dicembre le autorità iraniane hanno giustiziato Mohammad Hassan Rezaiee, un uomo che era stato condannato per omicidio 12 anni fa quando aveva 16 anni. Il Commissario ONU per i Diritti Umani ha ribadito che questo tipo di sentenze sono vietate dal diritto internazionale. Inoltre, non c’è stata notizia dell’esecuzione sui media iraniani e la Reuters non è riuscita a raggiungere i magistrati per un commento. “Questa è la quarta esecuzione compiuta nel 2020 di adulti iraniani che hanno commesso un reato da minori. Siamo sgomenti che questa esecuzione sia avvenuta nonostante gli interventi presso il governo iraniano su questo tema”, ha dichiarato il Commissario Michelle Bachelet.

Yemen: la storia del piccolo Faid Samim 7 anni e 7 kg
Il 4 gennaio un bambino di sette anni, Faid Samim, gravemente malnutrito, è arrivato vivo per miracolo all’ospedale di Al-Sabeen, nella capitale yemenita Sanaa, essendo sopravvissuto a malapena al viaggio. “Grazie a Dio siamo riusciti a fare ciò che era necessario e ha iniziato a migliorare. Soffre di CP (paralisi cerebrale) e malnutrizione grave”, ha detto il medico Rageh Mohammed. Faid pesa sette kg. I genitori hanno dovuto viaggiare da Al-Jawf, 170 km a nord di Sanaa, superando posti di blocco e strade danneggiate. Non potendosi permettere farmaci o cure, la famiglia dipende dalle donazioni di estranei dagli aiuti internazionali.

La carestia non è stata ufficialmente dichiarata in Yemen, ma a causa di una guerra di sei anni, l’80% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari esterni. Le restrizioni sul coronavirus, la produzione ridotta, un’invasione di locuste, le inondazioni e la risposta insufficiente alla richiesta di aiuti da parte dell’ONU 2020 stanno esacerbando la crisi. La guerra, tra una coalizione a guida saudita e il movimento degli Houthi, allineato con l’Iran, ha ucciso più di 100.000 persone e ha lasciato il Paese diviso, con i filo-iraniani che tengono Sanaa e la maggior parte dei principali centri urbani.

#Dante700
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.

Inferno, Canto XXVI

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