Selmayrgate: una UE burocratica lontana dai cittadini

Selmayrgate: una UE burocratica lontana dai cittadini

Da tre settimane ormai, nei corridoi dei palazzi della capitale europea e tra le istituzioni europee tra Strasburgo e Bruxelles, è in atto quello che è stato denominato “Selmayrgate”. Di cosa si tratta? Sintetizzando, si tratta della nomina del nuovo Segretario Generale della Commissione Europea, il funzionario a capo di oltre 33.000 funzionari europei, ovvero la carica più alta ed importante della massima istituzione europea. Una carica “tecnica” che si vuole non politica, un ruolo di garante dell’integrità e del buon management del “Governo” europeo, la Commissione.

Questa la teoria. In pratica quello che è successo è gravissimo e senza precedenti. Ad alcuni ricorda la Commissione Santer e la caduta della stessa commissione nel 1999 per un impiego dato ad un amico nel Gabinetto del Commissario Gresson. Oggi, la cosa è più grave perché mette in dubbio la collegialità e l’integrità della intera commissione, poiché è il Presidente Juncker stesso ad esser investito.

Il capo gabinetto di Juncker, Martin Selmayr un tedesco di 47 anni è stato promosso ben due volte nella arco di pochi minuti durante la riunione del collegio del 21 febbraio scorso; prima Segretario Generale Aggiunto e subito dopo ad Segretario Generale. In quanto Capo di Gabinetto del Presidente Junker, Selmayr aveva il grado di Direttore e non quello di Direttore Generale né di Direttore Generale Aggiunto, necessario per accedere al più alto posto della pubblica amministrazione europea. Un posto da 18.000 euro netti al mese per capirci.

Non solo questa doppia promozione politica non si è mai vista prima, ma non ha rispettato alcuni articoli della Statuto dei funzionari europei. In particolare l’articolo 4 e l’articolo 29. Il posto vacante non è stato pubblicizzato e dunque i funzionari europei non hanno avuto l’opportunità di potersi candidare. Non tutti i funzionari ovviamente. Solo quelli con il grado necessario, e cioè i direttori generali (una quarantina) ed i direttori generali aggiunti (una sessantina).

Di fatto, Selmayr è stato l’unico candidato a quella posizione. E’ stata organizzata infatti una falsa competizione interna grazie ad una sua amica, la vice Capo del Gabinetto Clara Martinez, spagnola, ritiratasi prima della fine della procedura. Un ritiro per il quale è stata ricompensata, essendo lei tornata alla guida del Gabinetto del Presidente. Rimarrà fedele burattino di Martin Selmayr, che così potrà non solo esercitare la funzione di Segretario Generale “politico” – non garante dell’istituzione – ma continuerà a controllare e dirigere Juncker come ha sempre fatto.

Infatti, Selmayr aveva diretto la campagna di Juncker come “spitzencandidat” per diventare Presidente. Selmayr è uomo della CDU, formazione di centro-destra tedesco e membro del Partito Popolare Europeo. In precedenza aveva lavorato con la Commissaria europea lussemburghese Viviane Reding, e prima ancora con Elmar Brok, dal 1980 eurodeputato tedesco della CDU, ex presidente della Commissione Affari Esteri del Parlamento europeo ed uomo di Angela Merkel a Bruxelles.

Aldilà delle violazioni delle regole e dei principi fondamentali delle buone pratiche nella pubblica amministrazione, quello che è successo è un chiaro abuso di potere da parte del Presidente Juncker e del suo burocrate che difatti è diventato più potente del Presidente stesso! L’articolo 4 dello Statuto dei funzionari della Comunità europea non assegna nessuna prerogativa particolare al Presidente della Commissione per la nomina del Segretario Generale. La collegialità dei 28 commissari è quindi venuta meno.

Solo il primo Vice Presidente della Commissione ed il Commissario tedesco Oettinger, responsabile delle risorse umane, sono stati messi al corrente dell’operazione il giorno prima. Oettinger ha proceduto con l’unica “intervista” all’unico candidato al posto, il giorno prima la riunione del collegio del 21 febbraio dove e stata adottata e “decisa” la doppia promozione e di conseguenza la nomina! C’è un solo modo per definire tutto questo: uno scandalo!

Il Mediatore europeo, Emily O’Reilly, e la Commissione al Controllo al Bilancio del Parlamento europeo hanno deciso di aprire un inchiesta per far luce sulla vicenda. Il prossimo 18 aprile, il Parlamento europeo dovrebbe votare una risoluzione carica di conseguenze politiche pesanti. Vedremo cosa succederà.

E mentre la tempesta politico-mediatica qui a Bruxelles continua, da subito possiamo fare il bilancio seguente: il Selmayrgate è la punta dell’iceberg ed il simbolo di questa Europa burocratica, sempre più lontana dai cittadini europei. I pro-Brexit si stanno divertendo non poco visto che lo scandalo giustifica e rafforza ai loro occhi e a quelli dei loro elettori l’uscita da un club che secondo loro non portava alcun beneficio al Regno Unito.

I risultati delle elezioni italiane sono a loro volta la conseguenza di questa distanza che esiste ed aumenta tra le istituzioni ed la gente comune. Le prossime elezioni europee, a maggio 2019, rischiano a loro volte di veder trionfare le forze anti-europee ed i partiti di cosiddetta protesta.

Martin Selmayr si professa convinto europeista. Vedremo nelle prossime settimane se, per il bene dell’Europa e delle sue istituzioni in cui dice di credere, si farà da parte o no. Di certo la credibilità della Commissione Juncker ne esce assai indebolita. Anzi, temo che decreti la morte del legame e della fiducia tra i cittadini e i loro leader europei. Questi si dimostrano oggi non servitori ma sfruttatori delle istituzioni per i loro interessi personali.

Il Mediatore europeo e la Commissione di Controllo al Bilancio potranno richiedere tutti i documenti interni anche non pubblici sulla vicenda. Oggi più che mai, anche questa brutta storia dimostra quanto avanzi l’erosione dello stato di diritto anche nel cuore dell’Europa e quanto sia necessario il diritto civile e umano alla conoscenza, il diritto per ogni cittadino europeo – che mantiene la baracca attraverso le proprie tasse – di conoscere come e quali decisioni vengono prese, anche sul piano interno, dal loro governo europeo.

Umberto Gambini
Capo dell’Ufficio dell’eurodeputato Ramon Tremosa ed ex assistente di Marco Pannella
@UGambini

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