Trump, l’Europa, e la strada da seguire riguardo l’Iran

Trump, l’Europa, e la strada da seguire riguardo l’Iran

Giulio Terzi e Jason M. Brodsky

Le potenze europee hanno silenziosamente avvertito i membri del team di Trump che nuove sanzioni contro l’Iran sono fuori questione per il patto Atlantico. Un funzionario europeo di lunga data è arrivato a dire che se nuove sanzioni statunitensi causassero il collasso dell’accordo nucleare iraniano, la maggior parte degli europei dirà che la colpa è di Washington, escludendo qualsiasi “grave provocazione” da parte degli Iraniani.

Questo avvertimento ignora un importante fatto: da quando è entrato in vigore l’accordo, Teheran ha già mostrato un volontario disinteresse verso il suo spirito.

Negli ultimi anni, Teheran ha testato diversi missili balistici, ordinato dei caccia Sukhoi-30 Russi senza ricevere l’approvazione dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e ha continuato le “attività volte al procacciamento di materiale per la proliferazione (nucleare ndt) illegale” ad un “livello quantitativamente alto”, secondo l’Ufficio Federale Tedesco per la Protezione della Costituzione.

Dato che l’Unione Europea ha speso un considerabile capitale politico nel concludere l’accordo sul nucleare, i suoi leaders dovrebbero essere più interessati ad assicurarsi che lo stesso sia fatto rispettare fermamente e che l’Iran sia tenuto responsabile per le sue aggressioni non nucleari. Continuare ad ignorare le azioni dei mullah significherà la resa della considerabile leva economica, politica e morale dell’Occidente.

Piuttosto che tarpare le ali di Teheran, l’accordo sul nucleare ha dato ai mullah i soldi – più di 100 miliardi di dollari – e il cachet politico per raddoppiare le loro aggressioni nella regione.
Il loro comportamento minaccioso e destabilizzante ha spinto 11 stati Arabi a scrivere all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a novembre accusando l’Iran di sponsorizzare il terrorismo e interferire costantemente negli affari interni delle nazioni arabe.

Non esiste luogo che la Siria dove le aggressioni regionali dell’Iran siano più evidenti. Le stime fissano i fondi destinati dall’Iran al regime Siriano intorno ai 6 miliardi di dollari annui, senza contare le armi e il personale che continuano a inondare il paese, permettendo il bombardamento a tappeto di civili innocenti.

Rinvigoriti dai loro sforzi in Siria – e dalla mancanza di una risposta coordinata dell’Occidente – i mullah non fanno segreto delle loro ampie ambizioni territoriali. Il vice comandante dei Corpi della Guardia Rivoluzionaria Islamica ha avvertito recentemente che “è giunta l’ora della conquista islamica. Dopo la liberazione di Aleppo, saranno realizzate le speranze del Bahrain e lo Yemen sarà contento con la sconfitta dei nemici dell’islam” – intendendo che il governo legittimo del Bahrain sarà deposto e che la coalizione saudita anti-iran sarà sconfitta in Yemen.

Quest’aggressione non può passare inosservata. Gli Stati Uniti e l’Europa devono collaborare per far fronte a queste continue minacce. L’alleanza transatlantica deve far rispettare severamente le condizioni dell’accordo sul nucleare. Washington e Bruxelles dovrebbero far si che l’Iran si assuma le responsabilità delle trasgressioni su armi e missili ballistici, e per le accuse di proliferazione di equipaggiamento nucleare illegale. Se l’Iran continua con la sua intransigenza, i P5+1 non devono avere timore di impiegare sanzioni non nucleari e di minacciare di ritirarsi dall’accordo. Teheran ha bisogno di quest’accordo più di quanto ne abbia bisogno l’Occidente – il presidente Rouhani lo ha ammesso in un’intervista il primo gennaio, dicendo che se l’accordo non fosse stato firmato il budget Iraniano sarebbe stato severamente ridotto.

L’UE dovrebbe anche sanzionare l’intera organizzazione Hezbollah e considerarla come un’entità terroristica estera. Mentre il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha designato come tale la milizia sciita libanese supportata dall’Iran sin dal 1997, l’Unione Europea ha iscritto nella lista nera solo la sua ala armata. Si tratta di una distinzione senza differenze. Basta chiedere al segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, che dichiarò ad un giornale Libanese che “il segretario generale di Hezbollah è il capo del Concilio Shura e del Consiglio sulla Jihad, e questo significa che abbiamo una leadership, con una amministrazione”.

L’Europa è stata a lungo un’importante fonte di fondi per Hezbollah. A febbraio, membri di Hezbollah sono stati arrestati per aver usato milioni di dollari, proventi delle vendite della cocaina in Europa e negli Stati Uniti, per comprare armi in Siria. Questi sono problemi che dovrebbero preoccupare l’UE, dato che la crisi in Siria – cominciata grazie a Hezbollah e al suo patrono, l’Iran – è risultata in una crisi massiva di rifugiati che minaccia di destabilizzare molti paesi membri.
L’Europa ha un disperato bisogno di interrompere questo ambiente permissivo.

Come ha fatto l’America, l’Europa ha bisogno di rinforzare la cooperazione con gli Stati del Golfo.
L’annuncio della Gran Bretagna a dicembre di un’ulteriore spesa di 3 miliardi nel settore della difesa per sventare “le attività destabilizzanti dell’Iran” nella regione è un passo nella direzione giusta, come lo è la creazione del Fondo di Difesa Europeo per investire di più nella creazione di azioni condivise.

Più nazioni, incluse Francia, Italia e Germania, hanno bisogno di seguire e aumentare il loro contributo alla difesa del Medio Oriente. Come ha detto il Primo Ministro della Gran Bretagna Theresa May, “la sicurezza del Golfo è la nostra sicurezza”.

Mentre i leader europei cercano opportunità per collaborare con la nuova amministrazione statunitense, l’Iran dovrebbe essere al centro del palcoscenico. Sforzi condivisi per interrompere il comportamento aggressivo e destabilizzante dell’Iran potrebbero avere un deciso effetto nella risoluzione di alcune delle più pressanti sfide nel panorama mondiale.

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