N4 – 24/12/2018

N4 – 24/12/2018

PRIMO PIANO

Scontro USA-Cina sui diritti umani: nuovi strumenti per la difesa delle norme universali
Il 19 dicembre, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato una legge bipartisan sul Tibet che farà infuriare la Cina, aprendo la strada a divieti di visti ai funzionari cinesi che negano ai cittadini americani, ai funzionari governativi e ai giornalisti l’accesso al Tibet.

Finora la Cina è stata in grado di usare il suo potere economico e militare per isolare il Tibet senza grande resistenza da parte della comunità internazionale. La nuova legge potrebbe cambiare il quadro significativamente. La legge impone infatti al Segretario di Stato di valutare il livello di accesso di cittadini americani in Tibet entro 90 giorni dalla sua promulgazione e di inviare un rapporto annuale al Congresso dopo l’identificazione dei funzionari cinesi responsabili delle decisioni sulla concessione dei visti d’ingresso. Su questa base il Segretario di Stato vieterà a quei funzionari i visti per entrare negli Stati Uniti.

DIRITTO ALLA CONOSCENZA

Conferenza su Stato di Diritto e diritto alla conoscenza
Il 21 dicembre si è svolto un incontro a Roma nella sede del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito (PRNTT) sull’iniziativa del PRNTT e del GCRL per la transizione verso lo stato di diritto attraverso il diritto alla conoscenza. Dopo l’intervento introduttivo della Rappresentante all’ONU del PRNTT Laura Harth, focalizzato sull’influenza cinese in materia di universalità dei diritti umani, sono intervenuti il Presidente del Comitato Globale per lo Stato di Diritto Amb. Giulio Terzi, il Senatore Roberto Rampi e Matteo Angioli, Segretario del Comitato Globale.

Nel corso dell’evento sono stati affrontati i pericoli dell’aggressiva diplomazia cinese impegnata a promuovere una lettura dei diritti umani a livello mondiale con “caratteristiche cinesi”, la questione della sicurezza cyber e della tecnologia combinata con l’uso dei social network, su cui si è soffermato in particolare l’Amb. Terzi, e la fondamentale centralità delle istituzioni democratiche e del dibattito informato come strumento per superare crisi e pericoli sempre più imponenti e minacciosi. Su questo punto il Sen. Rampi ha illustrato il nuovo livello di gravità e illegalità raggiunto con l’esame del documento contenente la proposta legge di bilancio per lo Stato italiano, che il Governo non ha ancora fatto pervenire ai Senatori stessi.

Il Partito Radicale presenta il Rapporto sulle Carceri
“Sommersa dai ricorsi, la CEDU si è resa conto che le violazioni non riguardavano casi sporadici nelle nostre carceri ma erano sistematiche e diffuse su tutto il territorio nazionale. Quello che lo Stato italiano ha raccontato in Europa è stato ritenuto convincente per chiudere la procedura. Tenete presente però che nel frattempo noi avevamo inviato dei documenti che segnalavano la ripresa del sovraffollamento carcerario e soprattutto lo aveva fatto il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura che invitava a non abbassare la guardia.”

Così Rita Bernardini il 20 dicembre durante la conferenza di presentazione nella sede del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito (PRNTT) del Rapporto sulle carceri in Italia da lei curato e indirizzato al Consiglio d’Europa. Il Rapporto è stato illustrato insieme all’Unione delle Camere Penali presente con il suo Presidente, l’avvocato Gian Domenico Caiazza.

Oltre ai dirigenti del PRNTT Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti, sono intervenuti il direttore di Radio Radicale Alessio Falconio, gli avvocati Riccardo Polidoro e Giuseppe Rossodivita, la vedova di Enzo Tortora Francesca Scopelliti e il professor Tullio Padovani.

Attacchi cyber: intervista all’Amb. Giulio Terzi
Intervistato da Formiche.net, Giulio Terzi di Sant’Agata commenta il possibile cyber attacco all’Ue e rilancia la necessità di “creare un’infrastruttura di comunicazione nazionale e comunitaria con componenti ideate e create in contesti non ostili”.

In una conversazione con Formiche.net commenta la notizia del possibile cyber attacco all’Ue e rilancia la necessità di “creare un’infrastruttura di comunicazione nazionale e comunitaria con componenti ideate e create in contesti non ostili”. E aggiunge: “Quanto ci hanno detto gli analisti di Area 1 è una doccia fredda per l’Europa, ma fa emergere una realtà quasi scontata. Le comunicazioni diplomatiche non sufficientemente protette”.

IRAN

Il Presidente di UANI David Ibsen sulla politica dell’UE sull’Iran
Molti politici dell’UE sono profondamente indignati dalla decisione del Presidente Trump di abbandonare l’accordo sul nucleare iraniano. Questo risentimento ha alimentato diverse proposte miopi che danneggeranno solo le imprese e le istituzioni dell’UE.

Questo approccio all’Iran, sostenuto dall’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Federica Mogherini, è sempre più discordante con la direzione assunta dai governi nazionali in Europa. I Ministri degli Esteri al Consiglio Europeo hanno dichiarato che esamineranno l’imposizione di sanzioni al regime iraniano, e il governo danese ha chiesto un’azione più incisiva.

Inoltre, l’attuazione di questi programmi fuorvianti è stata soffocata da dirigenti imprenditoriali europei non entusiasti, il cui consenso e cooperazione sono necessari per avviare la maggior parte dei piani. Sembra dunque che i dirigenti d’impresa europei sappiano cosa è meglio quando si tratta di affari europei.

Per esempio, nonostante gli sforzi di politici dell’UE volti a mantenere gli scambi commerciali con Teheran, numerosi gruppi (come Renault, Volkswagen, Total, Siemens e Volvo) hanno annunciato piani per revocare le relazioni commerciali e iraniane.

La Corea del Sud non importa petrolio iraniano nonostante la rinuncia alle sanzioni
Novembre è stato il terzo mese consecutivo in cui la Corea del Sud, uno dei principali clienti asiatici dell’Iran, non ha importato petrolio iraniano e questo nonostante abbia rinunciato alle sanzioni contro le forniture di greggio dal paese mediorientale. La Corea del Sud ed altri sette paesi avevano concesso deroghe temporanee alle sanzioni statunitensi re-imposte a Teheran dopo l’uscita degli USA dal JCPOA.

L’assenza di importazioni dall’Iran per tre mesi ha determinato una diminuzione del 57,9% a 7,15 milioni di tonnellate a gennaio-novembre, 157.009 barili al giorno. Questo rispetto ai quasi 17 milioni di tonnellate nello stesso periodo del 2017. Gli acquirenti coreani sono alla ricerca di alternative, come il Qatar. In totale, la Corea del Sud ha importato 12,71 milioni di tonnellate di petrolio grezzo a novembre, in rialzo dell’1,2% rispetto ai 12,59 milioni di tonnellate dell’anno precedente.

L’Albania espelle l’Ambasciatore iraniano
Il 19 dicembre l’Albania ha espulso l’Ambasciatore dell’Iran e un altro diplomatico per “aver danneggiato la sua sicurezza nazionale”. Queste le parole in un comunicato del Ministero degli Esteri che ha spiegato di essersi consultato con i partner della NATO. Da parte sua, il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano ha replicato che la mossa è stata presa sotto la pressione di Israele e Stati Uniti.

Erdogan critica le sanzioni americane contro l’Iran
Il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, in una conferenza stampa del 20 dicembre con il Presidente iraniano Hassan Rouhani, ha criticato l’applicazione delle sanzioni sostenendo che la Turchia intende aumentare gli scambi bilaterali con l’Iran dagli attuali 11 miliardi ai 30 miliardi di dollari.

Il Presidente Donald Trump ha ritirato l’America dall’accordo nucleare del 2015 che l’Iran ha colpito con le potenze mondiali a maggio e ha rigettato le sanzioni. La Turchia era tra gli alleati degli Stati Uniti autorizzati a continuare ad acquistare petrolio iraniano a condizione che lavorassero per ridurre le importazioni.

Erdogan ha dichiarato: “Le sanzioni statunitensi mettono in pericolo la sicurezza e la stabilità regionali e noi non le sosterremo. Continueremo a sostenere il fraterno popolo iraniano”.

L’ONU condanna le “gravi” violazioni dei diritti umani in Iran
Il 17 dicembre l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione proposta dal Canada che condanna in particolare la discriminazione della Repubblica islamica contro le donne e la persecuzione delle minoranze religiose.

La risoluzione “esorta vivamente” l’Iran a eliminare la discriminazione nei confronti delle donne nella legge e nella pratica ed esprime “seria preoccupazione per i gravi limiti e le restrizioni attuali sul diritto alla libertà di pensiero, coscienza, religione o credo”.

Inoltre, se da un lato la risoluzione accoglie con favore l’eliminazione della pena di morte per alcuni reati legati alla droga, dall’altro esprime seria preoccupazione per la “allarmante frequenza” con cui l’Iran ricorre alla pena di morte, anche nei confronti dei minori.

Ritardata la liberazione di un leader Baha’i ammalato
I seguaci della religione baha’i attaccano il governo iraniano per il rilascio ritardato di un leader baha’i malato e incarcerato da un decennio e per la minaccia di arresto e detenzione fino a undici anni che pende su un’altra praticante bahá’i, Yekta Fahandezh-Saadi, acusata di disseminare propaganda contro il governo.

La Baha’i International Community (BIC) ha annunciato la liberazione, il 20 dicembre, di Afif Naeimi l’ultimo dei sette ex leader della minoranza baha’i del paese. Naeimi e gli altri sei leader bahá’í iraniani erano stati arrestati nel 2008 per accuse relative alla sicurezza nazionale, respinte come infondate dalla BIC che ha sempre affermato di essere oggetto di una lunga persecuzione da parte dei governanti islamici di Teheran che qualificano la loro confessione di eresia.

Noto Ayatollah accusa di ignoranza molti parlamentari iraniani
L’Ayatollah Ahmad Jannati, 91 anni, presidente della “Assemblea degli Esperti”, organo conservatore incaricato di selezionare il Leader Supremo dell’Iran, e presidente del Consiglio dei Guardiani della Costituzione (CGC), ha dichiarato che alcuni parlamentari non sono sufficientemente alfabetizzati e non hanno letto la costituzione “neanche una volta”.

Il potentissimo ayatollah ha accusato alcuni membri del parlamento di ignoranza riguardo “le questioni più basilari”, in una riunione del 19 dicembre e ha proposto che ogni parlamentare venga formato prima di assumere l’incarico.

Il CGC è un organo costituzionale il cui compito principale è passare al vaglio i candidati alle elezioni ed è solito squalificare migliaia di potenziali candidati nelle elezioni ad ogni livello. Per questo motivo, le fazioni politiche sempre più spesso candidano individui sconosciuti sperando così di evitare la trappola della squalifica. Il criterio di selezione del CGC dei candidati è la lealtà dei singoli al regime islamico.

Israele reagisce al ritiro degli USA dalla Siria
A seguito del ritiro statunitense dalla Siria, il 20 dicembre il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che Israele intensificherà la lotta contro le forze sostenute dall’Iran in Siria. Queste le sue parole: “Continueremo ad agire in modo molto aggressivo contro gli sforzi dell’Iran di radicarsi in Siria. Non intendiamo ridurre i nostri sforzi, li intensificheremo e so che lo faremo con il pieno sostegno degli Stati Uniti.”

Più difficile per Israele mantenere a distanza il suo più grande nemico
La decisione di Donald Trump di ritirare le truppe americane dalla Siria ha sorpreso sia alleati che rivali e ha lasciato Israele più vulnerabile alle minacce del nemico iraniano. Hezbollah, ramo dell’esercito iraniano in Libano, ha già scavato tunnel nel territorio israeliano e ha approfittato del caos della guerra in Siria per aprire le linee di rifornimento di armi da Teheran.

L’Iran è pronto a colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, raccogliendo i frutti del suo sostegno al presidente siriano Bashar al-Assad nella lunga guerra civile di quel paese. Mentre la presenza americana di circa 2.000 soldati in Siria era più deterrente che determinante, la sua assenza potrebbe portare Israele a intensificare la sua campagna di bombardamenti per impedire il flusso di armi verso Hezbollah.

“Gli americani erano proprio al centro”
, dice Eyal Zisser, insegnante di scienze politiche presso l’Università di Tel Aviv. “Con la loro assenza, sarà molto più facile per l’Iran avere un corridoio, aperto attraverso Baghdad – basta prendere una macchina e in diverse ore sei a Beirut.”

La Svizzera cerca una via alternativa per gli aiuti umanitari all’Iran
La Svizzera sta cercando alternative per facilitare il flusso di aiuti umanitari con l’Iran, che risultano ostacolati dopo l’imposizione delle sanzioni statunitensi. In una nota del Segretariato di Stato svizzero per gli affari economici si legge: “La Svizzera sta lavorando alla creazione di un canale di pagamento per l’esportazione di prodotti alimentari, medicinali e dispositivi medici in Iran. Mi sto impegnando per rendere operativo questo canale il prima possibile.”

Sulla carta, le sanzioni imposte non vietano l’acquisto di medicinali. Tuttavia, per evitare sanzioni incidentali, le società farmaceutiche straniere e le banche internazionali stanno prendendo precauzioni supplementari anche rispetto ad operazioni legali. Alcuni farmaci sono sempre più difficili da trovare in Iran, in particolare quelli per la sclerosi multipla e per trattamenti postoperatori cardiaci. L’azione intrapresa sugli aiuti umanitari è separata da quella dei rimanenti firmatari dell’accordo sul nucleare iraniano per istituire un meccanismo inteso a consentire attività più ampie con la Repubblica islamica.

Il sud-est iraniano crocevia di interessi geopolitici
L’Iran è stato colpito da un altro attacco terroristico il 6 dicembre. L’obiettivo era la città portuale strategica di Chabahar, dove sono state uccise quattro persone e ferite 42. Situato nella provincia sud-orientale del Sistan e del Baluchistan, il porto si trova sulla costa del Golfo dell’Oman. È l’unico porto che collega il paese all’Oceano Indiano attraverso il Golfo di Aden e il Mar Arabico.

Ma Chabahar ha anche un valore significativo per l’Afghanistan e l’India. Questa condivisa importanza regionale ha riunito i tre presidenti dei paesi a Teheran a maggio 2016 per firmare un accordo in cui New Delhi ha promesso 500 milioni di dollari in investimenti per lo sviluppo del porto. Il progetto aveva lo scopo di facilitare l’accesso dell’India all’Afghanistan e ai mercati dell’Asia centrale, scavalcando il vicino nemico, il Pakistan, che non è in buoni rapporti con il governo afghano.

Il Pakistan, d’altra parte, sta perseguendo un programma di espansione dei legami con il principale concorrente regionale dell’India, la Cina. Per farlo, Islamabad ha attratto gli investimenti di Pechino nel suo porto di Gwadar, che si trova a 76 miglia nautiche da Chabahar.

SPAGNA

A Radio Radicale l’iniziativa nonviolenta di quattro esponenti catalani
Il 22 dicembre, in una conversazione a Radio Radicale, la professoressa Rossella Selmini, coordinatrice per l’Italia del gruppo Foreign Friends of Catalonia, e Matteo Angioli hanno affrontato la questione catalana illustrando in particolare le ragioni dello sciopero della fame (sospeso il 20 dicembre) di quattro esponenti dell’ex governo governo regionale della Catalogna in detenzione preventiva da 14 mesi.

I quattro esponenti catalani del PDeCAT in sciopero della fame dal 3 dicembre, in detenzione preventiva, sono Jordi Sànchez ex capo dell’organizzazione denominata Assemblea Nazionale Catalana, Jordi Turull ex portavoce del governo regionale catalano, Josep Rull e Joaquim Forn rispettivamente ex Ministro delle Infrastrutture ed ex Ministro degli Interni del governo catalano.

CAMBOGIA

La soluzione della Cambogia passa per la liberazione del Presidente del partito di opposizione
“È chiaro che una vera soluzione alla crisi attuale comporta in primo luogo la liberazione di Kem Sokha, che è falsamente accusato di tradimento. E’ sulla base di questa accusa infondata che è stato decretato lo scioglimento del CNRP e che i 118 membri sono stati banditi dalla politica.”

Così il leader dell’opposizione cambogiana in esilio Sam Rainsy, che in un comunicato del 21 dicembre scrive: “Grazie alla pressione internazionale, il governo di Phnom Penh sta tentando di mostrare segni di cambiamento nella sua politica repressiva. Questi segnali, tuttavia, potrebbero essere fuorvianti, come nel caso dell’annuncio del Primo Ministro Hun Sen relativo alla riabilitazione di alcuni ex leader dell’opposizione. Di fatto, in seguito a un recente e conveniente emendamento alla legge sui partiti politici, i 118 funzionari del Cambodia National Rescue Party (CNRP) che erano stati banditi dalla politica quando il loro partito era stato sciolto il 16 novembre 2017 possono recuperare i loro diritti politici facendone richiesta al governo.”

Sam Rainsy confermato Presidente ad interim del principale partito di opposizione
Per evitare che il Partito di Salvezza Nazionale della Cambogia (CNRP) rimanga paralizzato a livello dirigenziale dopo essere stato arbitrariamente sciolto dalle autorità di Phnom Penh, e con il suo Presidente Kem Sokha detenuto agli arresti domiciliari, la stragrande maggioranza dei dirigenti e attivisti del partito rintracciabili e favorevoli ad esprimere pubblicamente la loro volontà, ha designato Sam Rainsy come Presidente ad interim, a partire dal 9 dicembre 2018.

Sam Rainsy, co-fondatore ed ex presidente del CNRP, è l’unica persona con la legittimità storica e popolare in grado di guidare il CNRP durante un periodo di transizione che si concluderà quando il Presidente Kem Sokha avrà riconquistato la piena libertà e sarà personalmente in grado di esprimersi pubblicamente.

Foto della settimana
Roma, 21 dicembre 2018: l’Amb. Giulio Terzi, il Sen. Roberto Rampi, Laura Harth e Matteo Angioli alla conferenza nella sede del Partito Radicale su Stato di Diritto e diritto alla conoscenza

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