Cosa signifcia l’ultimo giro di vite in Cambogia

Cosa signifcia l’ultimo giro di vite in Cambogia

Proponiamo l’editoriale del 14 settembre 2017 apparso sul New York Times in merito al recente giro di vite in Cambogia. L’autore è Mu Sochua, vice presidente del Partito Nazionale di Salvezza della Cambogia (CNRP), deputata all’Assemblea Nazionale cambogiana, iscritta al Partito Radicale Nonviolento Transpartito Transnazionale.

Kem Sokha, il leader dell’opposizione del Cambodia National Rescue Party (CNRP), è stato arrestato alle prime ore del giorno del 3 settembre, a quanto si dice senza un mandato d’arresto e in violazione della sua immunità parlamentare. Decine di agenti di polizia hanno circondato la sua casa di Phnom Penh, mentre un gruppo di uomini armati entrava con la forza.

Da allora è stato accusato di tradimento – e di aver cospirato con gli stranieri per rovesciare il governo di Hun Sen – sulla base di un discorso pronunciato nel 2013 in cui descriveva la volontà di portare cambiamenti pacifici e democratici in Cambogia e di ricevere consigli da esperti americani. Lunedì, nel corso di una seduta che è stata boicottata dal CNRP, l’Assemblea Nazionale ha votato per autorizzare il procedimento contro Kem Sokha, revocando implicitamente la sua immunità.

I media vicini al governo hanno fatto i nomi di altri presunti partecipanti al falso complotto, facendo aumentare così la già palpabile paura di chiunque all’interno del nostro partito e tra coloro che sono visti come suoi sostenitori, di poter essere il prossimo obiettivo del governo. Alcuni parlamentari che sono da tempo membri del CNRP hanno lasciato il paese dopo esser stati definiti co-cospiratori.

Anche i media indipendenti, per parte loro, stanno venendo annientati. Il governo sta evocando strumentali violazioni nel pagamento delle imposte o nei contratti per mettere il bavaglio a organi di stampa come il Cambodia Daily, Voice of America, Radio Free Asia e Voice of Democracy, che hanno storicamente garantito copertura giornalistica a questioni controverse come gli espropri delle terre, la deforestazione e la corruzione del governo.

Il mese scorso, la sede locale del National Democratic Institute, un’organizzazione americana no-profit e sostenitrice della democrazia, è stata improvvisamente chiusa. Altre NGO stanno venendo minacciate o costrette al silenzio.

Negli ultimi anni, è stata approvata una serie di leggi – con la contrarietà del CNRP e dei gruppi della società civile – che limitano le legittime attività delle forze politiche, dei sindacati, delle NGO e delle associazioni. L’assassinio, oltre un anno fa, del coraggioso analista politico Kem Ley deve ancora essere correttamente investigato.

Il Cambodian People’s Party – il partito al governo – sta facendo un giro di vite in vista delle elezioni generali previste per il prossimo anno, perché teme sulle proprie chances di successo. Alle ultime elezioni generali del 2013, il CPP ha ottenuto 68 seggi all’Assemblea Nazionale – ne aveva 90 – e il CNRP ne ha conquistati 55, un record per un partito d’opposizione. Inoltre abbiamo avuto un’impressionante crescita dei consensi alle elezioni locali dello scorso giugno, vincendo in 489 comuni su 1.646. Alle elezioni locali del 2012 i due partiti d’opposizione che si sono poi fusi per formare il CNRP avevano vinto in 40 comuni su 1633.

Questi risultati potrebbero sembrare modesti, sono però importanti se si considera il controllo del CPP sulle risorse dello Stato e il crescente clima di repressione politica in Cambogia. Dimostrano anche che il CNRP piace non solo tra i ceti istruiti e urbani, ma anche tra i poveri nelle campagne, che hanno a lungo beneficiato della rete di clientele del CPP.

Se condannato per tradimento, Kem Sokha rischia fino a 30 anni di carcere. Inoltre, dopo la recente revisione della legge sui partiti – che vieta alle forze politiche di essere guidate da un leader che ha precedenti penali – il CNRP potrebbe essere sciolto. Questi cambiamenti legislativi hanno già costretto l’ex-presidente del CNRP, Sam Rainsy, a dimettersi perché oggetto di alcuni (dubbi) casi di diffamazione.

Il gioco del governo è chiaro. Se Kem Sokha resta alla guida del CNRP, il partito rischia di essere smantellato. Se si dimettesse, accuse ancora più fittizie sarebbero allora mosse contro il nostro prossimo leader – e poi ancora contro quello successivo. Sarebbe un errore politico arrendersi alle minacce del CPP: lo scioglimento del partito, a meno che non si abbandoni la nostra attuale leadership. Dobbiamo rifiutarci di essere complici di quest’assalto alla democrazia.

I membri e i parlamentari del CNRP hanno resistito in passato a diversi attacchi violenti, compresi arresti arbitrari e pestaggi per mano delle guardie del corpo militari del Primo Ministro. Abbiamo conservato la fiducia nel potere del processo democratico. Se il nostro partito fosse sciolto, le prossime elezioni generali sarebbero una farsa e il prossimo governo una frode.

La nostra determinazione è salda, abbiamo però bisogno di tutto l’aiuto che possiamo ottenere. Siamo stati rincuorati dal sostegno di governi, parlamentari e organizzazioni di tutto il mondo – Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Europea, Nazioni Unite – che hanno criticato l’arresto ingiustificato di Kem Sokha. Però abbiamo anche bisogno di aiuti concreti.

Il governo di Hun Sen può essere incoraggiato a reprimere ogni forma di opposizione – anche a rischio di allontanare i partner europei – perché negli ultimi anni la Cina ha elargito alla Cambogia aiuti militari e investimenti. Secondo un articolo pubblicato sull’Economist all’inizio dell’anno, tra il 2011 e il 2015 il denaro cinese ha rappresentato il 70% del totale degli investimenti industriali in Cambogia. Tuttavia, i paesi occidentali continuano qui ad essere influenti.

Tra il 30 e il 40% del bilancio del governo cambogiano è ancora coperto dagli aiuti allo sviluppo stranieri, compresi i paesi dell’Unione Europea, Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone e Corea del Sud. La Cambogia, inoltre, gode di condizioni commerciali preferenziali, come lo status di nazione-più-favorita con gli Stati Uniti ed è all’interno dell’iniziativa dell’Unione Europea «Everything But Arms». Mentre le principali destinazioni delle esportazioni cambogiane sono Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania.

I governi occidentali dovrebbero usare questa leva economica per chiedere all’amministrazione di Hun Sen di rispettare le libertà politiche dei cambogiani, stabilendo condizioni chiare e linee rosse per un’ulteriore assistenza economica e condizioni di accesso commerciale privilegiato che dovrebbero richiedere la tutela dei diritti umani.

Anche il settore privato ha un ruolo da giocare, in particolare le grandi compagnie coinvolte nel settore tessile della Cambogia. Il tessile e le calzature rappresentano circa l’80% del totale delle esportazioni del paese e valgono circa 700mila posti di lavoro. In passato i grandi compratori – come H&M, Adidas e Zara – sono riusciti a influenzare la politica del governo in Cambogia, anche per assicurare salari minimi più alti e varie protezioni per i lavoratori dell’industria tessile. Ora dovrebbero usare il loro peso per aiutare a proteggere la democrazia in Cambogia. Dopo tutto, farlo significherebbe anche aiutare a proteggere la stabilità del paese e quindi i loro interessi di business.

Il popolo cambogiano ha fame di un cambiamento politico. Lo ha dimostrato alle elezioni generali del 2013 e ancora alle elezioni locale di qualche mese fa. Lo vedo e lo sento ogni volta che parlo con i miei elettori nella provincia occidentale di Battambang. Chiedono più posti di lavoro, salari equi, prezzi decenti per i loro raccolti, l’accesso alle cure mediche e di essere sollevati dal peso schiacciante dei prestiti a microcredito.

Agli elettori cambogiani dovrebbe essere permesso di scegliere l’anno prossimo i propri leader all’interno di un processo che sia libero, giusto e credibile. Kem Sokha dovrebbe essere liberato – immediatamente e senza condizioni.

Traduzione di Francesco Radicioni. Leggi l’editoriale originale sul sito del New York Times.

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