Die Zeit: Germania “ai limiti dello Stato di sorveglianza”

Die Zeit: Germania “ai limiti dello Stato di sorveglianza”

Die Zeit del 20 agosto svela come anche in Germania certi provvedimenti creati per la lotta al terrorismo si stiano facendo strada nella legislazione ordinaria, senza che venga fornita alcuna informazione ai cittadini e utilizzando strumenti tecnici sempre più avanzati. Una situazione non dissimile a quella francese dove sono stati integrati provvedimenti di emergenza nella legislazione ordinaria, e molto in linea con la “Snooper’s Chart” britannica voluta dall’ex Ministro degli Interni Theresa May, ora Primo Ministro.

E’ un tema che non possiamo ignorare, sebbene assai complicato proprio dagli aspetti spesso molto tecnici. Tuttavia, in termini di diritto alla conoscenza e delle garanzie di libertà e privacy non possiamo rimanere silenti. E’ interessante anche notare come molti politici non siano in grado di affrontare la questione. E’ stato evidente quando si trattava di interrogare Zuckerberg nelle audizioni al Congresso americano e al Parlamento europeo per garantire quei diritti. Curioso però che molti politici sembrino imparare molto rapidamente come utilizzarli per fini simili.

Laura Harth

Segue la traduzione dell’articolo

FDP presenta una denuncia costituzionale contro i trojan di Stato

I Liberali vogliono bloccare legalmente l’uso del software di sicurezza che secondo loro ha portato la Germania “ai limiti di uno Stato di sorveglianza”.

L’FDP ha presentato una denuncia costituzionale contro l’uso dei cosiddetti trojan di Stato, seguendo così l’esempio di diversi querelanti intorno all’associazione per la protezione dei dati “Digitalcourage”, che hanno fatto causa presso il più alto Tribunale tedesco di Karlsruhe. Il capogruppo dell’FDP al Parlamento, Marco Buschmann, è convinto del successo della denuncia: la grande coalizione supera “consapevolmente” i limiti della giurisprudenza della Corte Costituzionale federale con i trojan di Stato.

Tra le altre cose, il trojan di Stato consente agli investigatori di monitorare le comunicazioni nei servizi di messaggistica come Whatsapp. L’uso del software da parte della polizia è autorizzato da circa un anno e viene applicato senza la conoscenza dell’utente interessato. Fino al 2017 tali misure erano consentite solo per la difesa contro il terrorismo.

Alla presentazione della causa dell’FDP, l’avvocato Nikolaos Gazeas ha definito il metodo come “la più grave interferenza” prevista dal codice penale nei confronti dei diritti dei cittadini. “Oggi chiunque legga o monitori costantemente il computer o lo smartphone di una persona sa veramente tutto su di lui o lei.”

Il trojan di Stato non consente solo agli investigatori di setacciare i dati su un computer, ha detto l’avvocato. Permette anche il monitoraggio in tempo reale, come se un investigatore lanciasse costantemente un’occhiata al computer e sentisse tutto – e, ad esempio, leggesse anche i passaggi cancellati da una bozza d’email o di un messaggio. E’ il metodo più avanzato del codice penale che permette agli investigatori “di sorvegliare il pensiero delle persone”.

Buschmann ha criticato l’uso dello spyware in quanto “sproporzionato”. Il suo collega di Partito Stephan Thomae, vice-presidente del gruppo parlamentare, ha invitato lo Stato a verificare la proporzionalità rispetto alle libertà civili e la privacy dei cittadini. Anche Burkhard Hirsch, ex Ministro dell’Interno del FDP e vice-presidente del Bundestag, ha avvertito: “Siamo al limite di uno Stato di sorveglianza”.

Leggi l’articolo originale sullo Zeit Online

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