Il Consiglio d’Europa adotta il Diritto alla Conoscenza

Il Consiglio d’Europa adotta il Diritto alla Conoscenza

Questa mattina la plenaria dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha discusso e adottato il Rapporto “Libertà dei media, fiducia pubblica e diritto alla conoscenza dei cittadini” a cura del Relatore Generale Roberto Rampi, senatore eletto con il Partito Democratico e iscritto al Partito Radicale. Al termine di un dibattito durato oltre due ore, nel quale hanno preso la parola 49 parlamentari da 21 Paesi europei sia in presenza che da remoto, il Rapporto è stato adottato a stragrande maggioranza con 111 favorevoli, 3 contrari e 16 astenuti.

Con il voto, il Consiglio d’Europa, da sempre laboratorio all’avanguardia nella protezione e promozione dei diritti umani e dello stato di diritto, esorta gli Stati membri a creare un ampio diritto alla conoscenza fornendo indicazioni precise sul modo in cui farlo, ovvero attuando i quattro pilastri su cui è edificato. Il primo è costituito da un’ecologia di strumenti che accrescano la conoscibilità dei meccanismi decisionali e rendano disponibile il maggior numero di informazioni possibile, senza previa richiesta da parte dei cittadini. In questo quadro si invita a ratificare la Convenzione di Tromsø sul diritto all’accesso alle informazioni. Il secondo pilastro è relativo alla centralità e vitalità del dibattito pubblico, in primis quello istituzionale da nutrire anche con riforme dei regolamenti parlamentari che spingano in questo senso. Il terzo riguarda la libertà e monitoraggio degli organi di stampa nazionali istituendo un organo nazionale indipendente di monitoraggio della legalità, correttezza e completezza delle informazioni fornite da tutti i media nazionali, in grado anche di verificare gli algoritmi utilizzati dalle società di social media. L’ultimo pilastro è quello culturale che propone misure per incoraggiare la diffusione del sapere e per coltivare il pensiero critico facilitando l’accesso all’arte, alla cultura, alla letteratura, alla musica, al teatro e ai musei.

A sei anni dal lancio dell’iniziativa con Marco Pannella, Cherif Bassiouni, il Partito Radicale, e i tanti che hanno aderito in maniera determinante, oggi non siamo più soli ad operare per la creazione del diritto alla conoscenza. Facciamo tesoro di questo primo traguardo europeo, già alle nostre spalle, e riprendiamo subito il cammino del nuovo diritto civile e umano alla conoscenza, come diritto di nuova generazione. Occorre renderlo esigibile negli Stati membri sia del Consiglio d’Europa, sia dell’ONU la cui Assemblea Generale resta l’obiettivo finale.

Matteo Angioli

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