Intervento di Giulio Maria Terzi di Sant’Agata alla conferenza “Tutti diversi, tutti uguali”

Intervento di Giulio Maria Terzi di Sant’Agata alla conferenza “Tutti diversi, tutti uguali”

Torino 21/11/2016

La difesa dei diritti LGTB nel quadro dei diritti umani e delle relazioni internazionali

Presidente Laus,
Assessore Giusta,
Ministro Petri,

mi congratulo vivamente con la Presidenza del Consiglio Regionale del Piemonte per la sensibilità dimostrata anche in questa occasione alle tematiche dei Diritti Umani e delle libertà fondamentali in Italia e nel mondo.

Mi congratulo per la partecipazione del Ministero degli Affari Esteri con il Presidente del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani; del Comune di Torino con l’Assessore alle Famiglie e alle Pari Opportunità; del Comitato regionale per i diritti Umani; di Human Rights Watch; di Excellence § Diversity; di Torino Gay and Lesbian Film Festival; del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito ; di Nessuno tocchi Caino. Organizzazioni rappresentate qui da relatori che – anche sul piano internazionale – sono tra gli assoluti protagonisti di questa battaglia per la dignita’ e i diritti fondamentali della persona. Una battaglia che ha registrato decisivi progressi negli ultimi vent’anni. Ma che deve essere proseguita , e intensificata, con la massima determinazione. Lo dimostra perfettamente il documentario “Angels on death row” sulle atroci repressioni del regime Iraniano degli omosessuali , insieme a quelle contro le minoranze politiche , etniche e religiose. Voglio anch’io dire tutta la mia ammirazione a Alessandro Golinelli e a Rocco Bernini per averlo realizzato.

Last but not least, sarebbe imperdonabile non ricordare che gran parte del merito per questa iniziativa va allo straordinario impulso di Luca Poma, alla brillante regia di Yuri Toselli, alla visione e autorevolezza di Fabio Canino.

E’ stata per tutti noi una profonda emozione ascoltare pochi minuti fa le parole di Marco Pannella. Credo lo sia stato specialmente per Sergio Rovasio , militante e parlamentare radicale da sempre con Marco , tra i fondatori del Coordinamento Radicale Antiproibizionista e dell’Associazione Radicale Certi Diritti. Lo è stato anche per me, per l’ amicizia e la stima che mi ha legato a Marco Pannella sin dai tempi della campagna all’Onu contro la pena di morte, a quella per la Corte Penale Internazionale, e a molte altre.

Insieme agli amici radicali impegnati con il “Global Committe for the Rule of Law- Marco Pannella” nel cammino intrapreso da anni per consolidare lo Stato di Diritto attraverso il Diritto alla Conoscenza, abbiamo pensato che il “Global Committee” dovesse subito concentrarsi su un aspetto estremamente qualificante per i Diritti Umani : la tutela dei diritti LGTB. Oltre a ricollegarci agli eventi di ieri, la giornata odierna anticipa la prima sessione plenaria del Global Committee for the Rule of Law che avrà luogo presso il Senato ,a Roma, il 29 Novembre . Spero che molti di voi possano intervenire.
Riteniamo infatti che l’affermazione dei diritti LGTB sia non solo di grande importanza per l’attuazione dello Stato di Diritto. Siamo anche convinti che nell’addensarsi di fenomeni non rassicuranti per il consolidamento universale dei diritti umani le tutele verso quelli LGTB costituiscano sempre più una linea spartiacque tra un mondo che evolve positivamente, e un altro che dà preoccupanti segni di regresso.

Negli ultimi quindici anni ventisette paesi hanno abbandonato la democrazia liberale per trasformarsi in dittature o autocrazie. In diverse democrazie le restrizioni alle libertà e le limitazioni al diritto di conoscere sono crescenti, così come il dilagare della corruzione, delle impunità, delle discriminazioni tra i pochi al potere e la massa dei cittadini. Gli Stati autocratici, confessionali, dittatoriali colgono ogni occasione per accrescere repressioni, torture, esecuzioni, pulizie etniche. Non hanno neppure il fastidio di dover ascoltare dai governi occidentali che li frequentano neppure un blando richiamo o segno di sconcerto, e si sentono così ancor più incoraggiati a violare massicciamente Diritti dell’Uomo universalmente riconosciuti.

Dobbiamo lanciare una nuova dinamica. E’ ancora più urgente con le incertezze sulla coesione dell’Occidente seguite –proprio per quanto riguarda anche le politiche di tutela universale dei Diritti Umani- alle elezioni Presidenziali e congressuali americane. Al Global Committee hanno aderito personalità riconosciute internazionalmente per il loro impegno nella irrinunciabile lotta in sostegno dei Diritti Umani e dello Stato di Diritto: Sid Ahmed Ghozali, Louis Michel, Lord David Steel, Sam Rainsy, Najima Thay Thay Rhozali Ingrid Betancour, Amid Bakhtiar,‎ Marou Amadou. I pericoli di un arretramento dei diritti che davamo per universalmente acquisiti stanno mobilitando voci estremamente autorevoli come quelle che ho appena menzionato. Dobbiamo rafforzare e estendere in ogni modo possibile una rete di personalità , di attivisti, di organizzazioni, di Human Rights Defenders , e dobbiamo farlo a livello globale. Questa è la missione lasciata da Marco Pannella al Global Committee che ha fortemente voluto.

La nostra epoca è segnata e insanguinata da riemersioni fondamentaliste che negano le libertà individuali, da disegni neo-imperiali, da follie razziste e antisemite, dal diffondersi di un islam politico radicale, da organizzazioni criminali come l’Isis e da Stati che sostengono il terrorismo.

L’idea di sostenere questo Convegno nel quadro dell’azione che il “Global Committee” sta svolgendo ci è venuta lo scorso agosto quando abbiamo saputo di crimini che hanno ancora una volta dimostrato quanto le persone con diverso orientamento sessuale non soltanto siano da sempre oggetto di derisione e provocazioni, ma di molto peggio.
Lo scorso agosto a Istanbul un giovane omosessuale già vittima delle violenze di alcune gang, è stato ucciso e il suo corpo orribilmente mutilato. L’informazione turca non ha dato alcun rilievo al delitto, né vi è stato alcun arresto. Pochi giorni dopo, è stata la volta di una transessuale , Hande Kader, nota il per il coraggio dimostrato al Gay Pride di Istanbul. Selvaggiamente percossa dalla Polizia, aveva proseguito la sua “orgogliosa marcia”. I suoi resti straziati sono stati scoperti in un’auto abbandonata. Due gravissimi episodi, tutt’altro che isolati. Vi sono molti segnali di arretramento sui diritti LGBT: mentre i progressi sono significativi in una trentina di paesi occidentali , essi sono del tutto assenti altrove.

In Europa orientale, Russia, Bielorussia e spazio Eurasiatico, in quasi tutto il Medio Oriente e in parte dell’Asia, nella quasi totalità dell’Africa e persino in alcuni paesi Latino americani e Caraibici, i diritti LGBT sono negati. Gay, lesbiche e trans rischiano torture, pene detentive , ergastolo e condanne a morte. I dati parlano chiaro: quanto più ci si allontana dallo Stato di Diritto ci si addentra nell’impero dell’autoritarismo, tanto più le persone LGBT – come d’altra parte molte altre minoranze – vengono discriminate e perseguitate . Il termometro che segna la febbre dell’ intolleranza misura allo stesso tempo la gravità della malattia che affligge lo Stato di Diritto nei Paesi illiberali.

Il fenomeno non riguarda soltanto Stati e Governi. Coinvolge movimenti, partiti, confessioni religiose. Comprende comunità musulmane insediate da tempo in Europa, così come fasce di più recente immigrazione. La spirale di radicalizzazione si traduce nell’istigazione contro i gay e ogni forma di sessualità ritenuta “non compatibile” con religiosità fondamentaliste che molti fautori dell’Islam politico pretendono di imporre – non di rado con l’irresponsabile acquiescenza di autorità e di esponenti politici – nei nostri stessi Paesi, in completa violazione dei principi Costituzionali e delle leggi vigenti. Se si esaminano questi fenomeni dal punto di vista dell’integrazione socio- economica e delle conseguenze che essi hanno, ad esempio, sull’andamento dell’economia e quindi sulle stesse potenzialità di crescita e di sviluppo, emerge il dato incontestabile evidenziato anche dal recente rapporto “LGBT Business Impact”: ovunque prevalga un clima di rispetto, fiducia e inclusione migliorano sensibilmente produttività e performance aziendali. Mentre il contrario accade in presenza intolleranza e senso di esclusione.

Una ricerca sull’odio transfobico – pubblicata poche settimane negli Stati Uniti da Witness, nota ONG per i Diritti Umani – ha esaminato 329 video postati su Youtube, Facebook, Vine e Twitter, nei quali transessuali erano percossi e insultate in pubblico. La maggioranza dei 230.262 like, condivisioni e commenti espressi dopo la visione di tali Post ha rilevato contenuti marcatamente negativi non già per gli autori delle aggressioni, come ci si sarebbe potuto aspettare, bensì per le vittime degli attacchi. Video con violenze fisiche e verbali contro transessuali vengono sempre più spesso caricati e condivisi per puro divertimento sui social network.

D’altra parte si sta rafforzando il convincimento che discriminazione e intolleranza verso le “diversità” siano da ricondurre a fenomeni complessi, alimentati dalla sovrapposizione di identità sociali differenziate tra loro. Negli Usa si sente parlare spesso di “intersectionality”, di discriminazioni multiple. Un concetto, questo, teorizzato dall’afroamericana Kimberlè Crenshaw che ha inteso in tal modo definire le discriminazioni e violenze subite dalle donne afroamericane, non solo in quanto donne e non solo in quanto nere, ma in quanto donne nere in una realtà dove convergono “assi di oppressione” – razzismo, sessimo- shock simultanei di particolare gravità.

Il principio si può applicare con lo stesso criterio a tutti gli individui – o gruppi di individui – oggetto di discriminazioni a causa della concomitanza di più fattori: omosessuali musulmani, donne musulmane, omosessuali latino-americani, uomini e donne affette da disabilità, e così via.

Grazie al rilevante contributo dell’Italia, dai Governi che si sono succeduti e dalle ONG rappresentate, negli ultimi anni il Consiglio per i Diritti Umani e l’Alto Commissariato dell’Onu sono stati al centro degli sforzi per far progredire il Diritto Internazionale su queste tematiche. L’aspetto della complessità, proprio alla nozione di “intersectionality” appare chiaramente, anche se in modo implicito, nella importante Risoluzione adottata lo scorso 30 Giugno a Ginevra .La Risoluzione – “Protection against violence and discrimination based on sexual orientation and gender identity “- è rilevante per i seguenti motivi:
*riafferma l’universalità dei diritti umani e delle libertà fondamentali e l’obbligo della comunità internazionale di trattarli globalmente in modo “giusto e uguale”;assicuraa questi diritti l’esatta parità di trattamento e importanza degli altri diritti fondamentali, ricorda che promuoverli è specifica responsabilità degli Stati , indipendentemente dal loro sistema politico, economico, sociale;
*esprime preoccupazione ogni tentativo inteso a minare il sistema internazionale dei diritti umani cercando di imporre concetti o nozioni che riguardano la sfera sociale , compresa la condotta privata dell’individuo, che sono estranei alla cornice legale dei diritti umani internazionalmente riconosciuti;
*riafferma che tutti gli esseri umani sono nati liberi e uguali in dignità e diritti, e che a ciascuno devono essere riconosciuti i diritti e le libertà sancite dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo senza distinzione di alcun tipo, di razza, colore, sesso, lingua ,religione,opinioni politiche o altro, origine nazionale o sociale,proprietà, nascita o altro status;
*deplora fortemente gli atti di violenza e discriminazione in ogni regione del mondo commessi contro individui a causa dei loro orientamenti sessuali o della loro identità di genere;
*nomina un Esperto Indipendente per la protezione contro la violenza e discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, con il preciso mandato di accertare l’attuazione degli strumenti internazionali esistenti in queste materie, identificando le pratiche correnti , l’origine dei problemi, facendo proposte per superarli, stimolando la consapevolezza, e impegnandosi nel dialogo con Stati, “stakeholders”, istituzioni e organizzazioni interessate.
Vi aspettereste che una Risoluzione di questa natura, con toni che pur tengono pienamente conto , delle realtà, tradizioni, situazioni locali, fosse adottata da tutti i Pasi membri del CDU, fosse stata approvata non solo con un margine esiguo, ma per acclamazione.
Ciò che è avvenuto al Palais des Nations lo scorso 30 giugno fotografa invece la mappa di un pianeta Terra nel quale si moltiplicano le recinzioni di filo spinato contro persone, gruppi di individui, minoranze, e interi popoli.
Vi sono Governi, forze politiche, religiose, sociali, che vogliono negare i diritti che sono stati perfettamente definiti da Trattati sottoscritti dai Governi, ratificati dai Parlamenti . Diritti il cui rispetto rappresenta condizione preclusiva per uno Stato di poter essere ammesso e di continuare a far parte delle Nazioni Unite, e per di più di farne magari parte con tutti i privilegi, prerogative e responsabilità proprie ai cinque membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza: Cina, Russia, Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti.
La Risoluzione sui Diritti LGTB è stata approvata dal CDU con soli 23 voti su 47 Stati che ne fanno parte. A favore tutti i Paesi occidentali e i latinoamericani, con la significativa adesione anche di Governi che non sono certo “ filo occidentali”, come Cuba , Ecuador, Bolivia, Venezuela, e alcuni asiatici come Vietnam e Mongolia. Ma hanno votato contro proprio due membri permanenti del Consiglio di sicurezza, Russia e Cina insieme ad altri sedici Stati asiatici e africani. Tra le sei astensioni, hanno spiacevolmente sorpreso, in ragione della loro storia nazionale e dei principi che ne sono stati alla base, quelle dell’India, del Sud Africa, e delle Filippine.
In queste ultime settimane, a conferma di quanto accaduto nella votazione a Ginevra, abbiamo visto proporre una risoluzione UNGA che mette ora a rischio l’esistenza stessa dell’Esperto nominato a Ginevra di fatto nega che i diritti delle persone LGBT siano diritti umani. In settembre il presidente del CDU aveva annunciato che l’esperto sarebbe stato il tailandese Vitit Muntarbhorn. Ma il meccanismo rischia già d’incepparsi per l’iniziativa senza precedenti del Botswana, a nome di tutto il Gruppo Africano. Un’alleanza che include il Sud Africa che pure, nel 2011, aveva introdotto la risoluzione a nome di una più vasta coalizione. Ciò che il Direttore a Ginevra di ARC International, Arvind Narrain, ha denunciato come tradimento della Costituzione scaturita dalla lotta contro l’apartheid.

La risoluzione UNGA chiede infatti di rinviare sine die l’attività dell’osservatorio LGBTI. Mai prima d’ora si era chiesto di votare su una materia di stretta competenza del Consiglio per i diritti umani, con il rischio che si possa così minare il Consiglio per i diritti umani. I promotori della risoluzione, inclusi il Sud Africa, affermano che le nozioni di orientamento sessuale e identità di genere non devono essere collegate ai diritti umani , ne mettono persino in discussione l’universalità , confinano i diritti delle persone LGBT alla mera, esclusiva competenza nazionale, coperta dal principio di “non interferenza negli affari interni” degli Stati sovrani.

Nel suo importante lavoro di tre anni fa,”Universal Human Rights in theory and in practice” Jack Donnelly conclude: “la discriminazione contro le minoranze sessuali è diffusa e profonda nella maggior parte delle società contemporanee…In circa sessanta paesi i rapporti sessuali tra adulti dello stesso sesso sono proibiti. In Iran, Mauritania , Arabia Saudita , Sudan e Yemen viene applicata la pena di morte. Discriminazione e violenze contro le minoranze sessuali sono comuni e ben documentate…In casi ben noti, i leaders nazionali si sono impegnati in campagne denigratorie che hanno innescato discriminazione e violenze…Ugualmente preoccupante, la violenza che pervade anche paesi che dispongono di un buon record in materia di diritti LGTB…sono state documentate violenze anti gay anche ad Amsterdam, una città tra le più liberali e “gay friendly” del mondo.. In molti paesi l’orientamento sessuale è un motivo accettabile per discriminare nel lavoro, nell’alloggio, nell’accesso a servizi pubblici, nell’eredità..Vi è anche una dimensione internazionale. Molti paesi negano l’ingresso agli omosessuali perché costituiscono una minaccia alla salute pubblica e alla morale..Queste violazioni pervasive ai diritti umani e il fatto che esse siano volute o consentite dalle autorità di molti paesi al mondo – conclude Donnelly- riflette la profondità dei pregiudizi sociali contro tali minoranze ..”

Se, come dicevo all’inizio, molti progressi sono stati realizzati dal 2013, quando queste osservazioni sono state scritte, esse mantengono peraltro tutta la loro validità quando notiamo ciò che è nuovamente accaduto a Ginevra e a New York : un grave passo indietro nel monitoraggio e misure a tutela delle persone LGTB ,decise dal Consiglio dei Diritti Umani.

Le norme sui Diritti Umani si sono consolidate negli ultimi decenni attraverso un percorso incrementale e di consenso. Esso non comporta necessariamente l’assoluta unanimità. Tuttavia se le resistenze sono diffuse e pressanti le obiezioni al progresso possono diventare preclusive. Per questo motivo alcuni ritengono che l’automatica inclusione delle minoranze sessuali all’interno del sistema generale di protezione internazionale dei diritti umani sia, nell’attuale clima politico mondiale, un obiettivo molto problematico.

Tuttavia, il risultato conseguito a Ginevra lo scorso 30 Giugno, pur nella sua fragilità, parrebbe indicare il contrario. L’obiettivo di un’inclusione esplicita e completa dei diritti LGTB nell’acquis giuridico delle Nazioni Unite deve essere il traguardo cui mirare. Esattamente come è avvenuto con i nove “single-issue regimes” e i corrispondenti organismi -“Treaty Bodies”- istituiti dal 1976 al 2011 che verificano l’attuazione degli impegni sottoscritti dagli Stati membri. Dobbiamo inevitabilmente essere preparati a una lunga lotta prima di conseguire risultati soddisfacenti a livello globale. Non è stato, del resto, molto lungo il processo di maturazione per i diritti delle donne, ancora gravemente carenti in parte dell’umanità, o delle minoranze razziali?

Incoraggiamento può in ogni caso venire dai risultati concreti che sono stati ottenuti recentemente in Europa, in America e altrove nel mondo occidentale. L’Articolo 17 del Covenant sui Diritti Civili e Politici , che comprende il diritto alla privacy, è stato ad esempio fatto valere con successo contro una legge della Tasmania che criminalizzava i rapporti consensuali tra persone dello stesso sesso.

Sono piccoli passi, tesi ad ampliare la sfera della privacy e della esclusione dalla perseguibilità penale.Essi tracciano un percorso verso una più completa esclusione delle discriminazioni e un riconoscimento generalizzato dei diritti . E’ in questo senso che la questione LGTB rappresenta uno snodo cruciale nell’affermazione dello Stato di Diritto a livello globale.

Leave a Reply