Iran: Partito Radicale e UNPO, media italiani si tolgano il bavaglio

Iran: Partito Radicale e UNPO, media italiani si tolgano il bavaglio

Da un lancio dell’agenzia ANSA

“Nel silenzio assordante dei media italiani, con l’eccezione di Agenzia Nova, oggi dovrebbe essere in Italia il Ministro degli Esteri dell’Iran Mohammad Javad Zarif per una serie di colloqui istituzionali tra i quali quello con il Premier Paolo Gentiloni e il suo omologo Angelino Alfano.” E’ quanto sostiene una nota dell’UNPO e del Partito Radicale, ribadendo le denunce “formulate in particolare dalle minoranze per quanto concerne la crescente militarizzazione, oppressione e discriminazione nella vita quotidiana nelle regioni non persiane dell’Iran. Numerosi rapporti hanno documentato che le minoranze non persiane, che includono curdi, baloch, ahwazi azerbajani, turchi e turkmeni, sono soggette a una serrata oppressione e discriminazione, limitando loro accesso al mondo lavorativo, uffici politici, e in genere all’esercizio dei loro diritti culturali, civili e politici. Membri di queste minoranze, così come dell”opposizione che invoca i propri diritti, vanno incontro ad arresti e detenzioni arbitrari, torture, processi approssimativi, pena di morte.

Come rileva annualmente il Rapporto sulla pena di morte nel mondo realizzato da Nessuno Tocchi Caino, l’Iran detiene il primato di esecuzioni capitali, sotto il regime dell’attuale Presidente Hassan Rouhani sono state 2.983 le impiccagioni note. Il Partito Radicale e l’UNPO in occasione della visita in Italia del Ministro degli Esteri iraniano Zarif chiedono ai media italiani di togliersi il bavaglio dell’autocensura e facciano conoscere quel che è noto del regime iraniano e le sue politiche nei confronti di minoranze ed oppositori; pretendano di conoscere l’oggetto dei colloqui e lo rendano pubblico, così che i cittadini italiani sappiano cosa e con chi nel loro nome viene fatto.

C’è un limite che riteniamo non possa essere superato quello del rispetto dei diritti umani fondamentali a partire dai nostri paesi e il loro rispetto universale. Altrimenti la diplomazia – conclude la nota – diventa un alibi per trattenere relazioni soprattutto economiche con i regimi più efferati nei confronti di milioni di persone, oppositori o semplici ed inermi minoranze che non hanno altra colpa che di essere tali.”

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