N 71 – 30/3/2020

N 71 – 30/3/2020

FOTO DELLA SETTIMANA – Lechería, 29 marzo 2020: l’abitazione del parlamentare democratico venezuelano Armando Armas imbrattata con gravi messaggi minatori

 

PRIMO PIANO

Minacce e intimidazioni a parlamentari e attivisti democratici venezuelani
Domenica 29 marzo, Armando Armas, Presidente della Commissione Esteri dell’Assemblea Nazionale del Venezuela, membro onorario del Comitato Globale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella” (GCRL), iscritto al Partito Radicale, ha postato su Twitter i messaggi minatori recapitati imbrattando la parete della sua abitazione a Anzoategui dove vivono la madre e la nonna. Nei messaggi a lui indirizzati si legge “Armando vamos por ti” (Armando veniamo a prenderti) e “Maladito pro yankee” (Maledetto pro yankee).

Armas non è l’unico parlamentare sostenitore del Presidente ad interim Juan Guaidò ad aver subito lo stesso trattamento. Altri destinatari di gravi atti di intimidazione presso le rispettive residenze sono i deputati dell’Assemblea Nazionale: Jose Mendoza, Karin Vera, Carlos Michelangeli, Bolivia Suarez, Hector Cordero, Larissa Gonzalez e attivisti politici e sociali: Horacio Guzman, Jose Petralia, Juan Figuera, Alfredo Ramos e Rafael Rico, quest’ultimo membro dello staff di Juan Guaidò. Infine, sono stati sequestrati dalla polizia politica anche altri due membri dello staff del Presidente ad interim Guaidò: Romulo Garcia e Victor Silio.

Restando in tema Venezuela, sabato 28 marzo, Matteo Angioli e Andrea Merlo, rispettivamente segretario e analista del GCRL, hanno parlato a Radio Radicale della messa in stato d’accusa formale di Nicolas Maduro da parte del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

Coronavirus: i Paesi europei che hanno dichiarato lo stato di emergenza
Per avere un quadro della risposta dell’Unione Europea all’emergenza sanitaria Covid-19, Federica Donati ha elencato gli Stati membri che hanno dichiarato lo stato di emergenza e quelli che hanno adottato solo specifiche leggi restrittive. La lista è suscettibile a cambiamenti, così come la durata dello stato di emergenza decretato da ogni governo.

Al 30 marzo 2020 i Paesi dell’UE che hanno dichiarato lo stato di emergenza sono 16: Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Spagna e Ungheria.

Giulio Terzi a seminario web su antisemitismo al Merton College di Oxford
Il 30 marzo 2020, il presidente del Global Committee for the Rule of Law, Giulio Terzi di Sant’Agata, parteciperà ad un incontro di alto livello organizzato dall’Istituto per lo Studio dell’Antisemitismo Globale (ISGAP) presso il Merton College dell’Università di Oxford sulla lotta all’antisemitismo. L’incontro è un seminario di alto livello per funzionari ed esperti sulla comprensione e la lotta all’antisemitismo: strategie e migliori pratiche.

Coronavirus a New York, cortocircuito Usa destra-sinistra: Trump contro Cuomo
Il coronavirus dilaga, bisogna fermare tutto. Anzi no, la città che non dorme mai non vuole fermarsi affatto. I numeri di New York, New Jersey e Connecticut cominciano a spaventare persino il presidente della “banale influenza”, del “passerà da sé”, dell’“abbiamo tutto sotto controllo”. Superata la soglia dei 2.000 morti, più di 120.000 casi nel Paese, di cui quasi la metà solo in orbita Grande Mela. Statistiche esplose nelle ultime ore che piazzano gli Stati Uniti al vertice di questa triste classifica del dramma.

Trump non lo ha ancora detto apertamente, ogni tanto fa marcia indietro, ma sogna di chiudere il perimetro attorno all’hotspot dei tre Stati per almeno due settimane. Cuomo invece, dal canto suo, ha già risposto fuori dai denti: no. “Quarantena? Non so nemmeno cosa significhi”, ha tuonato durante una delle sue conferenze stampa del mattino che a queste latitudini sono già Storia. “Da un punto di vista medico, non capisco a cosa diavolo servirebbe, ma una cosa posso dirvi con certezza: non mi piace neanche il suono di questa parola”, ha tagliato corto il governatore democratico.

Il timore del tycoon è quello di tutti. E cioè che dall’epicentro della pandemia le persone possano spostarsi altrove, specie in quella Florida dove tanti ricchi vantano le case delle vacanze. Ma Cuomo non ci sta, pone dubbi enormi di legalità e della metropoli delle metropoli rivendica lo spirito. “Non so nemmeno se una cosa del genere sia legale oppure no”, ha affermato riguardo all’idea di una stretta su viaggi e voli, mescolando poi leadership ed empatia in un discorso epocale. “Ce la faremo perché siamo New York, perché abbiamo affrontato un mucchio di cose, perché siamo smart. Bisogna essere smart – intelligenti – per farcela qui. Perché questo posto ti rende tough”, duro. The Donald intanto impugna il Defense Production Act del 1950 e si prepara a costringere i colossi a stelle e strisce a produrre ciò che dice lui. General Motors, ad esempio, dovrà farsi carico dei ventilatori necessari a salvare vite.

Sam Rainsy: come impedire a COVID-19 di paralizzare l’economia mondiale
La pandemia COVID-19 sta attualmente bloccando circa tre miliardi di persone, paralizzando l’economia mondiale. Lo scopo della quarantena è prevenire la diffusione del coronavirus e proteggere i più vulnerabili – la grande maggioranza della popolazione. Fino a prova contraria, siamo tutti potenziali trasportatori e distributori che devono essere confinati, per il nostro interesse e per quello della società.

La mia idea è quella di guardare l’altro lato della pandemia, ovvero le persone che – il più delle volte senza accorgersene – non sono, o non saranno più, vulnerabili a COVID-19. Queste persone sono immunizzate, o lo saranno presto, spesso senza saperlo. Il numero di queste persone aumenterà molto rapidamente, anche in assenza di una vaccinazione.

L’idea è di identificare questa popolazione attraverso un test sierologico che rileva gli anticorpi. E’ diverso da un test per il coronavirus stesso. Chi ha sviluppato l’immunità riflessa dai loro anticorpi può subito tornare al lavoro, senza pericolo per sé o per il resto della popolazione. Da un punto di vista strategico, questo approccio consentirebbe di stabilizzare, ristabilire e consolidare strutture di comando e gruppi operativi disgregati in tutti i settori. Un esempio è rappresentato dagli operatori sanitari più esposti negli ambienti ospedalieri.

IRAN E MEDIO ORIENTE

“Le sanzioni non sono il nemico della sanità iraniana”, scrive il direttore di UANI
La diffusione del coronavirus ha indotto i governi di tutto il mondo a mobilitarsi e ad attuare misure di emergenza per proteggere i cittadini, donando in spirito con solidarietà materiale sanitario dove necessario. Una nazione, tuttavia, si è chiamata fuori da tutto questo: l’Iran. La pessima gestione e l’evidente disprezzo per la sicurezza della sua gente hanno accompagnato il regime nel causare indicibili sofferenze alla popolazione.

Mentre molti iraniani languiscono sotto un’economia mal gestita e soffrono di un sistema sanitario insufficiente, il regime continua ad addossare ogni responsabilità alle sanzioni applicate dagli Stati Uniti. La realtà, ovviamente, è che l’economia iraniana è stata a lungo appestata dalla corruzione endemica del regime, dalla cattiva gestione economica e dalla sconsiderata politica estera.

Perfino durante la pandemia, la dirigenza iraniana mette al primo posto l’ideologia rivoluzionaria e continua a rifiutare le offerte di assistenza degli Stati Uniti affermando in maniera assurda che il virus è “un’arma biologica” prodotta dagli Stati Uniti. La verità è ben lontana da questo complotto che sembra ordito dal malvagio nemico di James Bond, ed è molto più vicina a casa. Proprio l’estate scorsa, il capo dello staff del presidente iraniano ha rivelato che 1,12 miliardi di dollari (1 miliardo di euro) destinati all’importazione di beni essenziali e medicine erano “scomparsi”. E’ la seconda volta che fondi stanziati per la medicina sono stati “smarriti o deviati” dal sistema sanitario.

Gli Stati Uniti impongono nuove sanzioni all’Iran nonostante il coronavirus
Il 26 marzo gli Stati Uniti hanno inserito nella lista nera dei soggetti colpiti da sanzioni economiche cinque società con sede in Iran e Iraq e 15 persone che hanno fornito sostegno a gruppi terroristici. E’ il terzo round di sanzioni applicato ad obiettivi iraniani nelle ultime due settimane. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha spiegato che le misure interessano individui e società che avevano sostenuto il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRGC) e il suo braccio paramilitare e di spionaggio d’élite, la Forza Quds. Sarebbero stati inoltre trasferiti aiuti alle milizie sostenute dall’Iran in Iraq come Kataib Hezbollah e Asaib Ahl al-Haq.

L’amministrazione Trump ha l’intenzione di continuare a sanzionare l’Iran, anche durante la pandemia Covid-19, per costringerlo a frenare le attività nucleari, missilistiche e regionali. Il Dipartimento del Tesoro ha accusato coloro che sono stati accusati di condurre “attività maligne” come la vendita di petrolio iraniano alla Siria, il contrabbando di armi in Iraq e Yemen e il sostegno alle milizie irachene che attaccano le forze statunitensi.

Le cinque aziende colpite sono: Mada’in Novin Traders, Reconstruction Organization of the Holy Shrins, Bahjat al Kawthar Company for Construction and Trading Ltd, nota anche come Kosar Company, Al Khamael Maritime Services, Middle East Saman Chemical Company.

Perché è quasi impossibile consegnare aiuti in Iran
L’Iran sta affrontando uno dei peggiori focolai di coronavirus al mondo, con un bilancio delle vittime che supera le 2.200 persone. Il quadro è complicato dalla bellicosa dirigenza del Paese e dalle forti sanzioni statunitensi. Il 22 e 23 marzo due aerei cargo noleggiati da Medici Senza Frontiere (MSF) sono atterrati in Iran. A bordo c’era un’équipe medica di emergenza e materiale per la costruzione di un’unità di trattamento gonfiabile da 50 posti destinata a Isfahan, la terza città più grande del Paese. Il gruppo, munito di tutta la documentazione necessaria, è stato autorizzato a scaricare e raggiungere la propria destinazione.

Tuttavia, il 24 marzo il Ministero della Sanità iraniano ha revocato l’autorizzazione, affermando che Isfahan non aveva bisogno di ulteriori aiuti. Michel Olivier Lacharité, a capo del servizio di pronto intervento di MSF, si è detto “molto sorpreso” per la decisione. MSF sta ora negoziando con il Ministero della Sanità quanti posti letto e dove si potrebbero aggiungere. Ma trattandosi di un’emergenza non ci si può permettere di aspettare settimane per una risposta: “Se non ce n’è bisogno, siamo pronti ad andare ad aiutare qualsiasi altro Paese vicino”, ha detto Lacharité.

Possibile atto di clemenza per la detenuta anglo-iraniana Nazanin Zaghari-Ratcliffe
Nazanin Zaghari-Ratcliffe, la cittadina con doppia nazionalità britannico-iraniana incarcerata da anni Iran con l’accusa di spionaggio, potrebbe ricevere un atto di clemenza da parte delle autorità di Teheran. La decisione deve essere presa al più alto livello del governo. Non vi è ancora alcuna garanzia che la clemenza sarà concessa né che le sarà permesso successivamente di lasciare il Paese e fare ritorno nel Regno Unito.

Nazanin è vista da alcuni come una moneta di scambio nella disputa diplomatica tra il Regno Unito e l’Iran. Il 17 marzo è stata rilasciata temporaneamente per quindici giorni dalla prigione di Evin, presso Teheran, insieme ad altri 85.000 prigionieri, per contenere il di diffusione del coronavirus. Le è stato permesso di rimanere a casa dei suoi genitori a Teheran, ma è stata costretta a indossare una braccialetto che le impedisce di allontanarsi di oltre 300 metri dall’abitazione.

Amnesty International esorta l’Iran a rilasciare i prigionieri politici
Il 26 marzo, in una lettera indirizzata al Capo della giustizia iraniana Ebrahim Raeesi, Amnesty International ha esortato le autorità iraniane a “rilasciare immediatamente e incondizionatamente” centinaia di prigionieri di coscienza a causa della grave situazione legata alla diffusione del coronavirus nelle carceri iraniane. “Le autorità dovrebbero adottare misure per proteggere la salute di tutti i prigionieri e considerare urgentemente la possibilità di rilasciare detenuti in prova e coloro che potrebbero essere particolarmente a rischio di gravi malattie o di morte”, afferma la lettera.

Amnesty ha dichiarato di essere a conoscenza delle misure annunciate dalle autorità iraniane per rilasciare alcuni prigionieri, ma teme che centinaia di prigionieri di coscienza, come difensori dei diritti umani, manifestanti pacifici e altri detenuti rimangano incarcerati “solo per aver rivendicato pacificamente il diritto alla libertà di espressione, associazione e assemblea”. Amnesty ha anche chiesto di non dimenticare i detenuti ai quali “sono state sistematicamente negate adeguate cure mediche”.

Il Libano prolunga la quarantena di altre due settimane
Il Libano prolungherà di almeno altre due settimane di blocco per arginare la diffusione del coronavirus. Il Dr. Abdul Rahman Al-Bizri, specialista in malattie infettive e membro del comitato di emergenza sul coronavirus, ha affermato che il sistema sanitario libanese può gestire l’epidemia “fintanto che le persone continueranno a rispettare sul serio misure preventive”.

I decessi nel Paese sono saliti a 10 il 29 marzo. Gli ultimi due pazienti ad esser deceduti avevano circa 40 anni ed entrambe le vittime soffrivano di malattie croniche. Secondo il Ministero della Salute, il numero di casi confermati è 438, con un aumento di 26 dal 28 marzo, mentre il numero di persone in quarantena è di 1074. Le cifre mostrano che l’infezione si estende ormai a tutte le fasce d’età. Il dottor Al Bizrij ha detto: “Non siamo ancora in grado, attraverso la sorveglianza epidemiologica, di sapere dove è stato contratto il virus nel 10-15% dei casi. Ma non è spaventoso fintanto che pratichiamo ancora seriamente misure preventive”.

Netanyahu sceglie di isolarsi dopo che un collaboratore è risultato positivo al coronavirus
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è auto-isolato oggi 30 marzo dopo che un collaboratore è risultato positivo al coronavirus. Anche le normative del Ministero della Sanità israeliano in genere prevedono un isolamento di 14 giorni per chiunque sia ritenuto in prossimità di un vettore, con una durata ridotta per il numero di giorni trascorsi dalla sospetta esposizione.

I media israeliani hanno affermato che il collaboratore era presente alla sessione del Parlamento della scorsa settimana alla quale hanno partecipato Netanyahu e legislatori dell’opposizione con i quali Netanyahu sta cercando di costruire un governo di coalizione d’emergenza per aiutare ad affrontare la crisi del coronavirus.

I ribelli Houthi lanciano missili su Riyad
Il 28 marzo i ribelli Houthi in Yemen, allineati all’Iran, hanno lanciato missili balistici verso la capitale dell’Arabia Saudita, Riyad, e le aree meridionali vicino al confine con lo Yemen. I missili sono stati intercettati dalle difese aeree saudite. L’attacco è stato sferrato a pochi giorni di distanza dall’accordo di massima di tregua raggiunto tra le parti in guerra e richiesto dalle Nazioni Unite per arginare l’epidemia di coronavirus. Alcuni abitanti di Riyad hanno riferito di aver visto le esplosioni intorno alle 23.20 ora locale, seguite da sirene di veicoli di emergenza. Due civili sono rimasti feriti. Il 29 marzo un portavoce militare degli Houthi ha detto che la milizia ha lanciato razzi e droni per colpire siti economici e militari “sensibili” a Riyad, Jazan, Najran e Asir.

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