N 72 – 6/4/2020

N 72 – 6/4/2020

FOTO DELLA SETTIMANA – Memphis, 4 aprile 1968: 52 anni fa, al Lorraine Motel, veniva assassinato con un colpo di fucile Martin Luther King jr, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani

 

PRIMO PIANO

Firma l’appello a favore di Taiwan nell’Organizzazione Mondiale della Sanità
Da venerdì 3 aprile è possibile sottoscrivere l’appello “Taiwan for All” perché Taiwan l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) includa Taiwan nei suoi lavori. L’appello è stato lanciato da uno dei membri onorari del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella” e del Partito Radicale, il Senatore francese André Gattolin, assieme a Chien-Hui Wang e Pierre Lefèvre. L’appello verrà consegnato a Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’OMS il 16 maggio. Nell’appello si evidenzia come, benché il contributo e la competenza di medici ed esperti taiwanesi sia fondamentale, come dimostra l’allarme lanciato per tempo sulla trasmissione del virus da umano a umano, la Cina ha impedito e impedisce che l’inclusione di Taiwan. L’appello e i primi firmatari sono disponibili a questa pagina in dodici lingue. Intanto, la risposta dell’Ambasciata cinese in Francia non si è fatta attendere.

Il virus autoritario. La pandemia in Cina, Russia e Iran secondo Giulio Terzi
La gravità di quanto è avvenuto e continua ad accadere in Cina rischia di lasciare in secondo piano l’irresponsabile comportamento del regime iraniano. Le analogie con la Cina sono impressionanti. Il commento dell’ambasciatore Giulio Terzi su Formiche.net.

Disinformazione, propaganda e spregiudicato utilizzo politico della pandemia da coronavirus accomunano e legano – da quando la crisi è esplosa a livello globale – Pechino, Teheran e Mosca. Tuttavia l’offensiva delle falsità sembra perdere presa. Al Congresso americano è stata presentata una legge per sanzionare, come già avviene con il “Global Magnitsky Act” per gravi violazioni dei diritti umani, chi abbia contribuito a diffondere l’epidemia attraverso censure e disinformazioni che ne hanno impedito il contenimento. Aumentano le sollecitazioni – che possono apparire fantasiose ma hanno un concreto significato politico – affinché si lanci una decisa strategia di risarcimenti nei confronti della Cina comunista.

Infatti è ampiamente provato che l’epidemia è andata fuori controllo. Si è trasformata in pandemia e ha provocato danni – senza precedenti dalla Seconda Guerra Mondiale per numero di vittime e danni all’economia – a causa di condizioni igienico sanitarie note da decenni ma volutamente ignorate e dell’incredibile massa di errori commessi dai vertici del Partito Comunista Cinese a Wuhan e a Pechino. La gravità di quanto è avvenuto e continua ad accadere in Cina rischia di lasciare in secondo piano l’irresponsabile comportamento del regime iraniano. Le analogie con la Cina sono impressionanti. Con l’unica differenza, forse, che la negazione dei fatti e la conseguente mancanza di collaborazione con l’Oms e la Comunità internazionale per fermare la pandemia è ancor più evidente per l’Iran. Basti pensare che collegamenti aerei tuttora attivi tra Teheran e la Cina, da un lato, e con l’Italia dall’altro, sono un ulteriore fattore di rischio anche per il nostro Paese.

Quantificare la potenziale responsabilità della Cina e le vie legali percorribili
Le cause globali contro la Cina per “evidenti violazioni” del Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) sulla sua gestione di COVID-19 potrebbero arrivare a almeno 3,2 trilioni di sterline solo dalle nazioni del G7, secondo un rapporto pubblicato recentemente. Il rapporto afferma che la gestione iniziale della malattia da parte del governo cinese e la mancata comunicazione adeguata delle informazioni all’OMS hanno violato gli articoli 6 e 7 del RSI, un trattato vincolante di cui la Cina è firmataria. Queste violazioni hanno permesso all’epidemia di diffondersi rapidamente fuori Wuhan, il luogo di origine.

In particolare, la ricerca ha rilevato che il governo cinese:
– Non ha divulgato i dati che avrebbero confermato la trasmissione da uomo a uomo per un periodo di massimo di tre settimane a partire dalla scoperta, e ciò in violazione degli articoli sei e sette dell’RSI.
– Ha fornito all’OMS informazioni errate sul numero di infezioni tra il 2 gennaio 2020 e l’11 gennaio 2020, in violazione dei medesimi articoli 6 e 7.
– Non è riuscito a bloccare vettori di infezione virale zoonotica (di origine animale) letale, promuovendo invece attivamente la massiccia proliferazione di pericolose specie virali per il consumo umano in violazione dell’articolo 12 del Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali.
– Ha consentito che 5 milioni di persone di lasciare Wuhan prima che fosse imposto il blocco il 23 gennaio 2020 nonostante fosse a conoscenza della trasmissione da uomo a uomo.

Le prime mosse di Orban a “pieni poteri”
Da quando il Primo Ministro ungherese, Viktor Orban, si è assicurato il diritto di governare attraverso i decreti, lunedì 30 marzo, il suo governo ha presentato una serie di leggi che, oltre a colpire i sindaci, mirano ad aumentare il controllo sui teatri e sbloccare un grande progetto di costruzione e porre il segreto su contratti connessi ad un investimento ferroviario cinese di 2 miliardi di dollari della durata di 10 anni. Un’altra decisione in vista è quella di ridurre fortemente Il finanziamento pubblico ai partiti, a favore di un nuovo “fondo coronavirus”. Ciò significa che mentre al suo partito, Fidesz, le risorse non mancheranno, ai partiti di opposizione sì.

Due approfondimenti a Radio Radicale: centralità del Parlamento e Taiwan nell’OMS
Nell’ultima puntata del 4 aprile della rubrica “Radical Nonviolent News” in onda su Radio Radicale, il Sen. Roberto Rampi, l’avv. Ezechia Paolo Segretario del Siracusa Institute e membro del Consiglio scientifico del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”, e Matteo Angioli hanno approfondito il ruolo del Parlamento italiano reso ancor più importante dalla fase emergenziale che sta attraversando il Paese. Mentre nella rubrica “Diritto alla Conoscenza” del 5 aprile, Giulio Terzi e Laura Harth hanno discusso della censura subita da Taiwan per mano della Cina nell’affrontare la pandemia Covid-19 e illustrato l’appello a favore della membership nell’OMS.

IRAN E MEDIO ORIENTE

Hacker iraniani contro l’OMS
Il 2 aprile la Reuters ha reso noto che alcuni hacker al servizio del governo iraniano hanno tentato di infiltrarsi negli account di posta elettronica del personale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), mostrando così che anche le organizzazioni di spicco impegnate nella lotta contro il COVID-19 sono un bersaglio. Attacchi all’OMS si registrano dal 2 marzo 2020 con tentativi di phishing volti a imitare i servizi Web di Google sugli account personali del personale dell’OMS. Anche se i dettagli degli attacchi indicano Teheran, un portavoce del regime ha negato ogni responsabilità, sostenendo invece che “l’Iran è stato vittima di un hacking”.

A gennaio, a seguito dell’attacco americano che ha ucciso Qassem Soleimani, l’ex comandante della forza Quds del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione islamica (IRGC), l’apparato di sicurezza statunitense ha avvertito che eventuali ritorsioni iraniane avrebbero potuto consistere in attacchi informatici offensivi contro il settore pubblico e privato degli Stati Uniti. Mentre l’Iran chiede sanzioni e rifiuta le offerte incondizionate di assistenza umanitaria degli Stati Uniti, sta contemporaneamente lanciando attacchi informatici contro le stesse organizzazioni – l’OMS – che stanno aiutando la Repubblica islamica ad arginare la pandemia.

E’ ancora possibile consegnare medicinali e materiale umanitario in Iran
L’Iran continua a sfruttare la pandemia in corso per interessi puramente economici diffondendo con maggior forza la falsa affermazione secondo cui le sanzioni statunitensi stanno ostacolando la consegna di medicine e altro materiale umanitario. Nessuna sanzione da parte degli Stati Uniti impedisce che beni umanitari, soprattutto medicinali e dispositivi medici, vengano venduti o trasferiti in Iran o a organizzazioni umanitarie iraniane. Ma la campagna di disinformazione del regime guadagna credibilità grazie ad alleati come la Russia e la Cina, così come l’Unione Europea e le Nazioni Unite che fanno eco alla richiesta di Teheran di ottenere concessioni statunitensi.

Le accuse di Teheran sono familiari agli osservatori e ricordano come menzogne ​simili siano state lanciate contro l’amministrazione Obama e l’Unione Europea prima dell’avvio dei negoziati che hanno portato all’accordo noto come JCPOA. Ad esser sottovalutata è invece la determinazione del regime a continuare a spendere miliardi per finanziare il terrorismo attraverso alleati e soci. Nei giorni scorsi, le milizie appoggiate dall’Iran hanno lanciato missili contro le forze della coalizione in Iraq e hanno minacciato le forze statunitensi nella regione; Israele ha intercettato un drone di Hezbollah che volava nel suo spazio aereo; e gli Houthi hanno lanciato missili in Arabia Saudita.

Le sanzioni statunitensi esistenti sono redatte in modo da includere un’ampia discrezionalità, nonché eccezioni di carattere umanitario, per evitare che i cittadini iraniani non siano presi di mira – solo funzionari del regime. In questo senso, il governo degli Stati Uniti ha collaborato con la Svizzera per stabilire l’accordo commerciale umanitario svizzero, che ha elaborato ed effettuato la prima transazione pilota nel gennaio 2020.

Qualunque scarsità di medicinali esista è causa dalla corruzione e dall’abbandono del regime iraniano. Il capo dello staff del presidente iraniano nell’estate del 2019 ha dichiarato la scomparsa di 1,12 miliardi di dollari assegnati per l’importazione di medicine e beni essenziali. Altre informazioni sono disponibili nel Rapporto di UANI Iran Sanctions: Fact or Fiction.

Rouhani afferma che le attività “a basso rischio” riprenderanno dall’11 aprile
Il 5 aprile il Presidente Rouhani ha annunciato che le attività economiche “a basso rischio” riprenderanno dall’11 aprile in quasi tutto l’Iran. L’Iran è il Paese mediorientale più colpito dalla pandemia, ma le autorità temono fortemente che le misure per limitare la vita pubblica per contenere il virus rovinino un’economia già colpita dalle sanzioni statunitensi. “Sotto la supervisione del Ministero della Salute, tutte quelle attività economiche a basso rischio riprenderanno da sabato 11 aprile”, ha dichiarato il presidente Hassan Rouhani in TV, aggiungendo che “mentre a Teheran riprenderanno dal 18 aprile”.

Assassinato un comandante di Hezbollah
Domenica 5 aprile, Ali Mohammed Younis, uno dei comandanti di Hezbollah, è stato assassinato nel sud del Libano. Younis, il cui incarico consisteva nel rintracciare spie e collaboratori, è stato ucciso da sconosciuti, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa ufficiale iraniana Fars. Il motivo dietro l’omicidio non è ancora chiaro.

Attacco mortale ad un carcere femminile nello Yemen
Il 5 aprile i ribelli Houthi hanno lanciato missili contro il carcere femminile nella provincia di Taiz, controllata dal governo. L’attacco ha ucciso cinque donne e ne ha ferite altre venti tra cui quattro bambini che stavano con le loro madri incarcerate. Abdel Baset al-Bahar, vice portavoce dell’esercito nazionale dello Yemen a Taiz, ha dichiarato che “gli Houthi hanno preso di mira la prigione centrale di Taiz con artiglieria pesante. E’ un attacco criminale e pericoloso”. Il Primo Ministro yemenita, Maeen Abdulmalik Saeed, ha dichiarato in una nota che l’attacco alla prigione “è la prova dell’aggressione e dei massacri degli Houthi”.

Mohamad al-Bukhaiti, un membro dell’ufficio politico degli Houthi, ha detto ad Al Jazeera per telefono dalla capitale dello Yemen, Sanaa, che “non ha ancora informazioni sull’attacco” e ha rifiutato di aggiungere altro. L’attacco alla prigione ha spinto il presidente dello Yemen Abd-Rabbu Mansour Hadi a ordinare il rilascio dei prigionieri che devono scontare pene per reati minori.

Sul fronte coronavirus, secondo il Ministero della Sanità yemenita e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non ci sono ancora casi confermati di contagio nel Paese. Allo Yemen mancano le provviste di base per affrontare questa pandemia, perciò sarebbe facilmente travolto se colpito dal virus.

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