NL 90 – 9/11/2020

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FOTO DELLA SETTIMANA – Wilmington, Delaware, 7 novembre 2020: sostenitori di Joe Biden si radunano nella città del suo storico collegio elettorale per celebrare la vittoria

Dichiarazione di Giulio Terzi e Matteo Angioli sulle elezioni negli Stati Uniti
Dichiarazione di Giulio Terzi di Sant’Agata e Matteo Angioli, rispettivamente Presidente e Segretario generale del Comitato Globale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella”, sulle elezioni negli Stati Uniti e la vittoria dei candidati Democratici Joe Biden e Kamala Harris alla Presidenza e Vice Presidenza.

Con l’elezione di Joe Biden a 46° Presidente degli Stati Uniti si è conclusa una competizione elettorale che, nonostante la pandemia, il rischio di interferenze straniere e molte altre difficoltà ed incognite, dimostra ancora una volta la vitalità e la forza della grande democrazia liberale che da 233 anni governa l’America. Un Paese afflitto da crescenti tensioni con una popolazione pericolosamente divisa si è rivelato all’altezza del momento avvalendosi prima di tutto del principale strumento a disposizione dei cittadini: il diritto di voto e il suo esercizio. Più che il risultato, è l’affluenza senza precedenti in questa tornata elettorale a mostrare che la democrazia americana non è piombata in una crisi irreversibile.

I Nativi d’America determinanti alle presidenziali americane
In Arizona e Wisconsin, l’affluenza alle urne dei Nativi ha fatto la differenza nel consegnare la vittoria a Joe Biden. Gli indigeni in Arizona sono quasi il 6% della popolazione – 424.955 persone nel 2018 – e gli elettori ammissibili nella sola nazione Navajo sono circa 67.000.

I dati a livello distrettuale mostrano che al di fuori delle aree metropolitane fortemente blu, come Phoenix e Tucson, che hanno anche un alto numero di elettori indigeni, molte delle isole blu rurali che hanno votato per Biden corrispondono alle note riserve indiane. In alcuni collegi della nazione Tohono O’odham, Biden e Harris hanno ottenuto addirittura il 98% dei voti. Come scrive il Navajo Times, le tre contee che si sovrappongono con la tribù Hopi e la nazione Navajo hanno portato a Biden 73.954 voti e solo 2.010 a Trump, con il 97% per Biden rispetto al 51% in tutto lo Stato. Tuttavia, anche i Repubblicani delusi da Trump hanno avuto un ruolo nello Stato dei Navajo e degli Apache: hanno voltato le spalle a Trump senza per questo votare per Biden. Comunque sia, è un ottimo segnale quando i più svantaggiati di un Paese possono e riescono a fare la differenza.

Improbabile che Biden opti per un approccio morbido con la Cina
Secondo la Reuters difficilmente Pechino troverà in Biden una sponda migliore di quella di Trump, che ha drasticamente cambiato la narrativa degli Stati Uniti per affrontare la seconda economia del mondo. Già prima che Trump entrasse in carica, l’amministrazione Obama aveva notevolmente indurito la sua posizione nei confronti della Cina. Biden non ha definito una strategia dettagliata per la Cina, ma tutte le indicazioni sono che continuerà il duro approccio a Pechino.

Diplomatici, analisti si aspettano un tono più misurato da Bine dopo le minacce di Trump e un’enfasi sulla “competizione strategica” piuttosto che sul confronto diretto. Detto questo, talvolta Biden è andato anche oltre il presidente uscente nell’attaccare la Cina: avrebbe definito il Presidente cinese Xi Jinping un “delinquente”, avrebbe l’intenzione di guidare una campagna internazionale per “fare pressione, isolare e punire la Cina” e ha etichettato le azioni della Cina contro i musulmani nello Xinjiang come “genocidio”.

“Gli Stati Uniti devono fare i duri con la Cina”, scriveva Biden in un articolo su Foreign Affairs a marzo, aggiungendo che: “il modo più efficace per affrontare questa sfida è costruire un fronte unito di alleati e partner statunitensi per affrontare i comportamenti abusivi e le violazioni dei diritti umani della Cina”.

Webinar: “Il futuro del Medio Oriente dopo le elezioni americane”
L’Amb. Giulio Terzi prenderà parte a un webinar dal titolo “Il futuro del Medio Oriente dopo le elezioni americane” martedì 10 Novembre alle ore 15. I protagonisti e le alleanze nello scacchiere Mediorientale sono in rapida trasformazione. Con gli accordi di Abramo, cadono i tabù che hanno impedito la cooperazione tra Israele e Stati arabi. Diversi Paesi islamici optano per il riconoscimento diplomatico e l’attivazione di scambi economici e culturali con Israele. Gran parte di questa fortunata evoluzione è frutto della diplomazia statunitense. Cosa cambierà dopo le elezioni americane? Quale ruolo gioca in questo quadro l’appello formulato da molte parti perché l’Italia riconosca Hezbollah nel suo insieme come organizzazione terroristica, seguendo quanto già fatto da altri paesi? Per seguire l’evento occorre registrarsi a questo link.

Intervengono:
Giulio Terzi di Sant’Agata Ambasciatore, già Ministro degli Esteri italiano
Bepi Pezzulli Avvocato e giornalista, esperto di Medio Oriente

Modera:
Lisa Palmieri-Billig Rappresentante in Italia e presso la Santa Sede dell’AJC-American Jewish Committee

Al via in Senato audizioni sulla centralità del Parlamento
Nella puntata di RNN sabato 7 novembre a Radio Radicale, Matteo Angioli ha conversato con i Senatori Dario Parrini, Presidente della Commissione Affari Costituzionali, e Roberto Rampi sulle audizioni avviate il 5 novembre in Senato nella Commissione presieduta dal Sen. Parrini sulla centralità del Parlamento durante la crisi sanitaria Covid19. E’ stato un momento di approfondimento anche rispetto all’iniziativa sul progetto di risoluzione sul Diritto alla Conoscenza presentato dal Sen. Rampi in Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.

In una nota, il senatore Parrini spiega che lo scopo è “fare luce su quali possano essere le modalità più efficaci per tutelare la centralità del Parlamento in periodo di emergenza dichiarata. (…) verranno auditi Nicola Lupo, ordinario di diritto delle assemblee elettive alla Luiss, Giulio Napolitano, ordinario di diritto amministrativo all’Università Roma Tre, Giovanni Guzzetta, ordinario di diritto pubblico all’Università Roma Tor Vergata, Fabio Cintioli, ex Consigliere di Stato e ordinario di diritto amministrativo dell’Università degli studi internazionali di Roma.”

Liberata provvisoriamente l’avvocato per i diritti umani Nasrin Sotoudeh
Un procuratore iraniano ha disposto la scarcerazione provvisoria dell’avvocato per i diritti umani Nasrin Sotoudeh, la cui salute è peggiorata a seguito di un lungo sciopero della fame intrapreso per battersi contro l’ingiusta carcerazione. La 57enne “è andata in congedo con l’approvazione del pubblico ministero che sorveglia la prigione femminile”, scrive Mizan, il sito di notizie della magistratura, senza fornire ulteriori dettagli. La Sotoudeh era stata arrestata nel 2018 con l’accusa di collusione con forze straniere, propaganda e insulto al leader supremo dell’Iran. Nel 2019 è stata condannata a 38 anni di carcere e 148 frustate.

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