NL 97 – 29/12/2020

NL 97 – 29/12/2020

FOTO DELLA SETTIMANAHong Kong, 29 dicembre 2020: l’attivista democratico di Hong Kong, il diciannovenne Tony Chung, viene trasportato in carcere dopo la condanna a 4 mesi di reclusione per insulto alla bandiera cinese e assemblea illegale

Addio 2020!
Nell’ultima puntata del 2020 di RNN, in onda su Radio Radicale, Matteo Angioli e Roberto Rampi, senatore del Partito Democratico, iscritto al Partito Radicale e Segretario della Delegazione italiana all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), hanno riepilogato le principali iniziative lanciate nell’anno che sta volgendo al termine e quelle da realizzare nel 2021, anno in cui ricorre il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, poeta, scrittore, filosofo e politico della “canoscenza”. Tra queste vi è un incontro online sullo Stato di Diritto, organizzato dal Partito Radicale con il sostegno di diverse organizzazioni, tra cui il Global Committee, previsto per venerdì 15 gennaio (data di nascita di Martin Luther King jr), i dossier polacco, catalano, e il seguito del progetto di risoluzione sul Diritto alla Conoscenza in APCE. Buon ascolto e buon anno!

Il Consiglio Scientifico del Siracusa International Institute chiede ufficialmente il riconoscimento del Diritto alla Conoscenza
Il Consiglio Scientifico Regionale del Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights e i suoi componenti esprimono pieno sostegno al progetto di risoluzione sulla “Libertà dei media, Fiducia Pubblica e Diritto alla Conoscenza” attualmente all’esame della Commissione Cultura, Scienza, Istruzione e Media dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa che, nell’affrontare il tema della tutela della democrazia e dei diritti fondamentali nella società globale e digitale, pone l’accento sulla necessità di far emergere, quale diritto umano fondamentale di nuova generazione, il Diritto alla Conoscenza come strumento indispensabile per la salvaguardia delle libertà negli scenari di un mondo sempre più privo di frontiere e dominato dalla tecnologia.

Il Consiglio Scientifico prende atto con soddisfazione che nell’ambito dei lavori preparatori della risoluzione all’esame della Commissione del Consiglio d’Europa sia dedicata la giusta attenzione al tema della libertà e dell’indipendenza degli istituti scientifici e dei media e alla necessità di supportare il livello culturale e di istruzione, di base e avanzata, aspetti entrambi indispensabili per garantire concretezza ed effettività al Diritto alla Conoscenza.

Quasi 400 i giornalisti incarcerati nel 2020
Il numero di giornalisti in carcere alla fine del 2020 è di soltanto due in meno rispetto alla fine del 2019, quando era 389. Ciò significa che il numero di giornalisti detenuti in tutto il mondo, 387, è ancora ad un livello storicamente alto. Oltre la metà (61%) è detenuta in soli cinque Paesi. Per il secondo anno consecutivo, la triste cinquina è formata da Cina, Egitto, Arabia Saudita, Vietnam e Siria.

In aumento, del 35%, è il numero di giornaliste incarcerate, passate dalle 31 di un anno fa alle 42 di oggi. La maggior parte delle giornaliste recentemente detenute si trova in Bielorussia (quattro), che ha visto una repressione senza precedenti dalle contestate elezioni presidenziali dello scorso agosto, e in due dei Paesi in cui la crisi del coronavirus ha portato un marcato aumento della repressione in Iran (quattro) e Cina (due).

Giulio Terzi: Bene (finalmente) l’UE sui diritti umani in Iran
Le recenti prese di posizione Ue dinnanzi alla crudeltà dell’Iran, in particolare alle esecuzioni, devono rappresentare il primo passo per una completa rivalutazione dei rapporti con gli ayatollah.

Segnali preoccupanti continuano a provenire da Teheran sul fronte, tra gli altri, dei diritti umani. Il regime sta reagendo con sanguinaria fermezza al coro di condanne che, con un certo favorevole stupore, si sta levando forte dalla comunità Internazionale e dall’Unione europea per l’uso massiccio della pena di morte, con esecuzioni ormai quotidiane negli ultimi giorni.

Già alla metà di novembre la Terza commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite — competente per la promozione e la protezione dei diritti umani — approvava a larga maggioranza la risoluzione promossa dal Canada sulla gravità delle condizioni dei diritti umani in Iran esprimendo forti preoccupazioni “per la frequenza allarmante dell’imposizione e dell’esecuzione della pena di morte, in violazione dei suoi obblighi internazionali, comprese le esecuzioni compiute contro persone sulla base di confessioni forzate o per reati che non si qualificano come i più gravi, compresi reati la cui definizione è eccessivamente ampia o vaga, in violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici la continua imposizione della pena di morte contro i minori in violazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia”.

Nuovo tentativo degli oppositori democratici di rientrare in Cambogia
Il 4 gennaio Mu Sochua, vice presidente del CNRP (Cambodia National Rescue Party), principale partito di opposizione cambogiano ora fuorilegge, ed altri oppositori tenteranno di tornare nel Paese per partecipare ad un processo in cui sono coinvolti circa 140 esponenti dell’opposizione per collusione con forze straniere. Sochua e gli altri politici chiedono di poter rientrare dall’esilio affinché vengano giudicati non in contumacia, ben sapendo che non si tratta di un processo equo.

Nel giorno di Natale intanto, come ogni venerdì, le Friday Women of Cambodia sono tornate a manifestare di fronte al Ministero della Giustizia a Phnom Penh per chiedere la liberazione dei mariti, fratelli e figli, tutti prigionieri politici del regime di Hun Sen.

Brexit, accesso ai dati e sicurezza
Con l’accordo sulla Brexit tra Regno Unito e Unione Europea conferma che il 1° gennaio il Regno Unito perderà l’appartenenza a Europol, Eurojust, il mandato di arresto europeo e la condivisione di dati sensibili in tempo reale come il Sistema di Informazione Schengen (SIS2). Durante un’audizione alla Camera dei Lord, un responsabile britannico delle forze di sicurezza, ha dichiarato che tali meccanismi, in particolare il mancato accesso a SIS2, sarà “un punto di svolta”.

Con l’accesso a SIS2 disattivato occorrerà trovare un qualche tipo di sostituto efficace, e sarà un’enorme problema per la sicurezza a breve termine. La polizia britannica accede al database SIS2 circa mezzo miliardo di volte all’anno e il Regno Unito collabora con i partner europei su centinaia di indagini penali e terroristiche transfrontaliere tramite Europol. Grazie al mandato d’arresto europeo, il Regno Unito ha estradato più di 11.000 ricercati tra il 2000 e il 2019, e ne ha ricevuti centinaia.

Boris Johnson ha detto che l’accordo “garantisce la nostra capacità di catturare i criminali e condividere informazioni in tutto il continente europeo come abbiamo fatto per molti anni”. Tuttavia, deve ancora essere creato un sistema di estradizione accelerato per sostituire il mandato di arresto europeo che, secondo Bruxelles, sarà “senza precedenti per un Paese terzo non Schengen”. Rispetto ai dati del DNA e delle impronte digitali, infine, rimane in vigore il Trattato di Prüm.

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