Venezuela: l’accusa di narcoterrorismo al regime e il piano americano per la transizione pacifica

Venezuela: l’accusa di narcoterrorismo al regime e il piano americano per la transizione pacifica

La pandemia più devastante, più globalizzata dell’ultimo secolo non ferma la strategia di Washington sul Venezuela. A confermarlo è la decisione del Dipartimento di Giustizia statunitense, resa pubblica giovedì 31 marzo, di elevare formalmente accuse pesantissime nei confronti dei più alti vertici del regime usurpatore di Caracas, con carichi penali di somma gravità: dal narcoterrorismo al riciclaggio internazionale, dal traffico di droga alla corruzione internazionale.

Le figure direttamente colpite dall’incriminazione, oltre a Maduro, sono i più alti ranghi del regime, escluso il “clan” dei fratelli Rodriguez. Da Cabello (presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, il parlamento illegittimo, ma legislatore de facto, creato ad arte dopo la vittoria delle opposizioni alle parlamentari del 2015) a Padrino Lopez (ministro della difesa e grande amico di Mosca, al vertice delle forze armate che sono puntello e supporto fondamentale nella trama criminale del governo usurpatore), passando per Tareck Al Aissami (siro-venezuelano, potentissimo ministro dell’Industria, ed ex vice-presidente della Repubblica, figura chiave nei rapporti con il mondo iraniano libanese, una sorta di “ambasciatore” di hezbollah a Caracas in servizio permanente ed effettivo), senza dimenticare Maikel Moreno (pluripregiudicato per omicidi compiuti in gioventù, e ora tragicomicamente presidente del Tribunale Supremo di Giustizia, soggetto con poco conosciuti ma sicuri “interessi” in Italia).

Una decisione, quella del Dipartimento di Giustizia, a suo modo storica, anche se non inedita. C’è infatti un altro caso del tutto simile nella storia non remota dei rapporti tra USA e la regione caraibica: è il caso dell’analoga accusa elevata a metà del 1988 contro l’allora dittatore de facto di Panama, Manuel Antonio Noriega, sul capo del quale pesava l’incriminazione di narcotraffico chiesta da una procura della Florida. E sulle spalle del quale pesava la crescente ostilità di Washington per la sua gestione del Canale di Panama, oltre che per il suo ruolo nei grandi flussi di narcotraffico che inondavano di cocaina gli Stati Uniti.

Al fantasma di Noriega che ora aleggia sul futuro di Maduro degli altri gerarchi, si è aggiunta ieri un ulteriore elemento alla attuale fase, fortemente assertiva, della strategia americana per il ritorno della democrazia in Venezuela, ovvero l’annuncio del “Democratic Transition Framework for Venezuela” (di cui pubblichiamo per primi la traduzione in italiano) da parte del Segretario di Stato Pompeo, che rende note le clausole “contrattuali” offerte dall’amministrazione Trump al sistema di potere che governa lo stato caraibico.andino. Come si può leggere nel testo, il piano americano chiede molto e concede non poco, ma d’altra parte si tratta di una proposta per una uscita pacifica dalla crisi istituzionale venezuelana che strizza l’occhio alla comprensibile realpolitik, forse ancor più necessaria in un momento in cui, alla gravissima crisi umanitaria perdurante nel Paese si aggiungerà presto la prevedibile devastazione sanitaria dovuta al Covid-19.

E’ probabile che il documento non fosse del tutto sconosciuto ai grandi player in campo sul terreno venezuelano (Cina e Russia e Cuba, su tutti) o comunque impegnati nel difficoltoso quadro della diplomazia multilaterale che da un anno e più esamina il dossier venezuelano. Se è presto per stilare previsioni sul successo della proposta americana, non è invece cosi tardi per ammettere che, nonostante lo tsunami sanitario globale del virus venuto da Wuhan, la Casa Bianca non ha messo in stand-by l’agenda politica nei dossier ritenuti di cruciale importanza. Men che meno se si tratta di dossier che godono dell’appoggio congressuale bipartisan. E ancora meno, in annata elettorale.

Andrea Merlo

Leggi qui il Piano degli Stati Uniti per il Venezuela tradotto in italiano

Ascolta l’approfondimento sul Venezuela del 28 marzo a Radio Radicale con Matteo Angioli e Andrea Merlo

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