Il Parlamento europeo e il Partito Radicale all’ONU si mobilitano per i diritti umani in Iran

Il Parlamento europeo e il Partito Radicale all’ONU si mobilitano per i diritti umani in Iran

Giovedì 19 settembre, durante la sessione plenaria di Strasburgo, il Parlamento europeo ha adottato con una maggioranza schiacciante una risoluzione di condanna delle violazioni dei diritti umani in Iran. Con 608 voti a favore, 7 contrari, e 46 astensioni, il Parlamento europeo insiste sulle autorità di Teheran affinché rilascino incondizionatamente tutti difensori dei diritti delle donne, arbitrariamente incarcerati per le azioni contro l’obbligo di indossare l’hijab, e tutti gli altri difensori dei diritti umani, incarcerati e condannati semplicemente per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e associazione. La risoluzione elogia e sostiene le iraniane che difendono i diritti umani nel loro paese, che continuano a difendere le loro cause, nonostante le difficoltà e le ripercussioni personali.

Gli eurodeputati chiedono anche che tutti i doppi cittadini UE-Iraniani – tra cui Nazanin Zaghari-Ratcliffe (Regno Unito), Ahmadreza Djalali (Svezia) e Kamran Ghaderi (Austria) – attualmente detenuti nelle carceri iraniane vengano immediatamente rilasciati, a meno che non vengano processati nuovamente secondo gli standard internazionali. La risoluzione sollecita le autorità iraniane a cooperare senza ulteriori indugi con le ambasciate degli Stati membri dell’UE a Teheran al fine di stabilire un elenco completo dei cittadini con doppia nazionalità UE-Iran attualmente detenuti nel paese e di monitorare attentamente ogni singolo caso.

La risoluzione è arrivata a pochi giorni dall’apertura dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, appuntamento durante il quale è ancora sospeso un possibile incontro tra il Presidente statunitense Trump e il Presidente iraniano Rouhani, dopo l’ennesima apertura al regime iraniano da parte del Presidente francese Macron durante il G7 a Biarritz. Durante la trasmissione Diritto alla Conoscenza curata da Laura Harth su Radio Radicale, il Presidente del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella” Giulio Terzi di Sant’Agata ha fatto notare come questa decisione del Parlamento europeo deve infatti servire come segnale forte ai Governi europei rispetto alla posizione da prendere nei confronti del regime iraniano durante questa sessione dell’Assemblea Generale. In particolare ha chiesto espressamente al Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte e il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio di tenere conto di questa espressione della massima istituzione democratica dell’Unione europea che si è espressa in maniera così forte ed inequivocabile sulle continue violazioni dei principi fondanti delle Nazioni Unite da parte di Teheran. Ancora troppo spesso i Governi nazionali degli Stati membri e le altre istituzioni UE tendono a mantenere una linea di appeasement nei confronti del regime degli Ayatollah, mettendo a rischio non solo i diritti e le vite di milioni di iraniani, ma la stabilità nell’intero medio oriente e persino la vita e la libertà di cittadini in Occidente, contro i quali il regime si scatena con sempre meno pudore.

Venerdì 20 settembre inoltre, l’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata ha espresso gli stessi concetti durante un evento parallelo al Consiglio ONU per i Diritti Umani a Ginevra organizzato dal Partito Radicale. Insieme a Tahar Boumedra, già Direttore dell’Ufficio per i Diritti Umani dell’United Nations Assistance Mission in Iraq (UNAMI), e Alfred-Maurice de Zayas, già esperto indipendente ONU per un ordine internazionale democratico e equo, ha reiterato l’urgenza e l’importanza di una Commissione d’inchiesta indipendente sui crimini commessi dal regime iraniano nel 1988 con un vero e proprio massacro di almeno 30.000 membri dell’opposizione all’interno del paese; un massacro per il quale le vittime e i loro familiari attendono ancora la verità – com’è loro diritto sancito dall’ONU -, mentre gli autori continuano con impunità ad essere premiati per averli commessi. E’ emerso in particolare come anche le più alte istanze ONU – tenute all’indipendenza e ai principi e obiettivi delle Carte fondanti dell’organizzazione -, come l’ex Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon, hanno e continuano a mettere pressione sui loro stessi funzionari e esperti indipendenti purché la verità non emerge e che la questione stessa viene cancellata da rapporti al fine di “sviluppare relazioni amichevoli con i Governi nazionali”. E’ evidente che stia tornando a pieno regime la ragion di stato anche all’interno delle Nazioni Unite. Forse è utile ricordare che tale politiche – tra realpolitik, appeasement e ragion di stato sovrano – non hanno mai condotto alla pace. anzi, sono stati il fallimento dichiarato del predecessore della stessa ONU. Il Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella” continuerà a richiamare e promuovere l’affermazione piena dello Stato di Diritto, contro ogni ragion di stato in contrasto con esso, e a sostenere chiunque – dentro o fuori dalle istituzioni – denunci le violazioni e le repressioni di diritti umani fondamentali.

Laura Harth

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