L’arresto di Kem Sokha in Cambogia è l’ennesimo attacco ai diritti umani e allo Stato di Diritto

L’arresto di Kem Sokha in Cambogia è l’ennesimo attacco ai diritti umani e allo Stato di Diritto

Nelle prime ore di domenica 3 settembre il deputato e presidente del Partito di Salvezza Nazionale della Cambogia (PSNC) Kem Sokha, membro del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito, è stato tratto in arresto nella sua abitazione di Phnom Penh con l’accusa di “tradimento” e di tramare contro la nazione, di concerto con agenti esterni. A riportare la notizia è il Cambodia Daily, il quotidiano che proprio nella giornata di domani sarà costretto alla chiusura dopo l’intervento del Primo Ministro Hun Sen che ha improvvisamente e strumentalmente reclamato il pagamento di presunti debiti pregressi, pena la chiusura del giornale.

L’arresto di Kem Sokha costituisce un nuovo atto di forza che conferma e aggrava la deriva autoritaria del governo cambogiano, che applica alla lettera una legalità antidemocratica che non ha niente a che vedere con lo stato di diritto. L’intera opposizione cambogiana ha da tempo sposato e sostenuto la lotta radicale nonviolenta per l’universalità e il rispetto dei diritti umani, per la transizione verso lo stato di diritto attraverso l’affermazione del diritto umano alla conoscenza come principio cardine per la democrazia. Per tale ragione, non solo il presidente Kem Sokha, ma i 66 tra deputati e senatori del PSNC, incluso l’ex presidente Sam Rainsy, da anni esiliato a Parigi, si sono iscritti al Partito Radicale.

La crisi odierna cambogiana non deve stupire. L’Europa legalitaria che per anni ha tollerato, se non sostenuto finanziariamente e politicamente, l’autoritarismo di Hun Sen, ne porta una responsabilità pesante. Ben altra azione è stata quella portata avanti con costanza e lungimiranza, negli anni 2000, dal Partito Radicale di Marco Pannella il quale si è schierato con l’opposizione democratica di Sam Rainsy e Kem Sokha, realizzando tra l’altro alcune missioni a Phnom Penh.

Chiediamo dunque al Presidente del Consiglio Gentiloni, sensibile alla battaglia radicale in favore del diritto alla conoscenza, all’Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri Federica Mogherini e al Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani di non rimanere silenti di fronte agli abusi in corso e di far leva sulle agenzie Onu competenti per approntare al più presto una missione di osservatori internazionali nel paese.

Matteo Angioli
Segretario Comitato Mondiale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella”
Componente della Presidenza del Partito Radicale

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