Uso e abuso dei droni: che dire su responsabilità e diritto internazionale?

Uso e abuso dei droni: che dire su responsabilità e diritto internazionale?

Durante la Presidenza Obama, ricordo molto bene come Marco Pannella avesse fortemente criticato e condannando l’uso di droni per “eliminare” obiettivi esterni a zone di guerra. Pannella vide subito il rischio di abusi nell’utilizzo di queste macchine guidate da esseri umani.

Quando ho letto questo articolo dell’Economist, pubblicato il 16 marzo in cui si legge che “Il presidente sta rendendo più facile ordinare attacchi letali da parte dei droni – Le regole introdotte da Barack Obama vengono allentate” mi sono subito tornate alla mente le chiacchierate che ho avuto con Marco su questi temi. Ancora una volta aveva ragione.

L’Amministrazione Trump vuole apparentemente allentare ancora di più le regole per le operazioni anti-terrorismo previste dal suo predecessore nell’utilizzo di droni per gli attacchi al di fuori di scenari di guerra. In queste “regole flessibili” evitare vittime civili, non sarà più una priorità assoluta. Il Presidente Trump sembra essere disposto a delegare molto di più del processo decisionale al Pentagono.

Questo breve pezzo non intende in alcun modo portare risposte definitive a molto importanti questioni etiche e legali, ma solo offrire alcuni spunti di riflessioni su come la direzione che alcuni governi stanno prendendo per quanto riguarda i droni ai miei occhi sia sbagliata.

Gli Stati Uniti, così come molti altri Stati, anche in Europa stanno usando droni letali unilateralmente, senza trasparenza e responsabilità, e lo faranno sempre più in futuro. Permettetemi di ricordare ai lettori che stiamo parlando dell’utilizzo di droni al di fuori di zone di guerra. L’America può uccidere i suoi “nemici” ovunque si trovino, ovunque un “nemico” sia stato identificato dall’intelligenza. In questi casi, perché è necessario agire molto velocemente quando un bersaglio viene identificato, la catena di comando deve essere molto efficiente e veloce.

Ciò pone alcuni seri problemi etici e legali ai miei occhi. Qual è la differenza tra sparare con una mitragliatrice e premere il pulsante di fuoco quando si comanda un drone a distanza? Come si possono evitare gli abusi? Qual è la percentuale di “danni collaterali” accettabile da parte del Governo al di fuori delle zone di guerra?

Queste uccisioni sono ordinate e poi eseguite da una macchina guidata da un soldato a distanza, ma è lo Stato che legittima e rende possibili queste uccisioni. Chi è responsabile alla fine e per di più in caso di vittime innocenti e possibile rivolgersi alla corte internazionale per assassinio? Se il Presidente non ha dato l’ordine finale, è il Pentagono responsabile alla fine o il singolo soldato premendo il pulsante?

La domanda fondamentale è: dove stiamo andando?

Se in futuro, questi metodi saranno utilizzati da altri Stati, anche non democratici come gli Stati Uniti, ma piuttosto un regime autoritario, questi omicidi saranno meno tollerati, saranno questi “danni collaterali” considerati diversamente?

Come cittadini, nel nostro interesse, non dovremmo chiedere ai nostri governi una maggiore trasparenza e più responsabilità nell’utilizzo di queste macchine mortali?

Umberto Gambini
Ex assistente di Marco Pannella
Advisor all’on. Ramon Tremosa i Balcells
Twitter: @UGambini

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