NL 95 – 16/12/2020

NL 95 – 16/12/2020

FOTO DELLA SETTIMANAHong Kong, 12 dicembre 2020: il magnate dei media pro-democrazia di Hong Kong, Jimmy Lai, 72 anni, viene condotto in carcere ammanettato dopo che gli è stato negato il rilascio su cauzione

Appello del Presidente Giulietti (FNSI) per il Diritto alla Conoscenza
“Occorrono libera informazione e un pieno riconoscimento del Diritto alla Conoscenza per ogni cittadina e ogni cittadino” così Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), nel suo appello a sostegno dell’iniziativa in corso all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.

Video del webinar sul Diritto alla Conoscenza
Il 10 dicembre, Giornata Mondiale dei Diritti Umani, si è svolto un webinar organizzato dal Partito Radicale e Liberi Cittadini per illustrare e rafforzare l’iniziativa in corso all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) a favore del riconoscimento del Diritto alla Conoscenza. Hanno partecipato Niccolò Rinaldi, Presidente di Liberi Cittadini e membro del Consiglio Generale del Partito Radicale, il Segretario del Partito Radicale Maurizio Turco, il Relatore Generale del Rapporto sul Diritto alla Conoscenza in APCE il Sen. Roberto Rampi; la Relatrice del Rapporto sulla governance dell’Intelligenza Artificiale adottato a settembre dall’APCE On. Deborah Bergamini, il Segretario del Comitato Globale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella” Matteo Angioli. Le conclusioni sono state affidate al Presidente onorario del Partito Radicale Giulio Terzi.

Shanghai Files, ora l’Italia apra un’indagine. L’appello di Laura Harth
Gli Shanghai Files dimostrano la necessità per l’Italia di reagire alle infiltrazioni del Pcc e per l’Occidente di dar vita a un patto tra democrazie per frenare le ambizioni di Pechino. L’opinione di Laura Harth per Formichet.net

Boeing, Pfizer e non solo. Anche l’Italia infiltrata dal Pcc?. Si intitola così l’articolo di ieri di Gabriele Carrer sui cosiddetti Shanghai Files, al quale ci verrebbe immediatamente da togliere il punto interrogativo finale. Il leak non è che una conferma delle politiche dichiarate di Pechino, che ha imposto un controllo massiccio e totale su tutti i settori della società cinese e ha ormai tentacoli sempre più lunghi nel mondo esterno.I file del 2016 rappresentano un elenco di quasi 2 milioni di membri del Partito comunista cinese e le loro affiliazioni nelle aziende nonché le rappresentanze diplomatiche operanti a Shanghai che abbiamo potuto visionare grazie agli analisti di Internet 2.0. Va considerato però che quei numeri non rappresentano che una parte effimera del totale degli iscritti al Partito comunista cinese e coprono un’area geografica limitata. Inoltre, il leak è datato 2016, dunque precede l’ulteriore stretta imposta da Xi Jinping, deciso a rendere il Partito comunista cinese sempre più presente nella vita dei cittadini.

Perché Biden deve sostenere subito Hong Kong
Uno dei principali sostenitori della democrazia di Hong Kong, il 72enne e magnate dei media Jimmy Lai, è in detenzione preventiva con l’accusa di collusione con entità straniere, come previsto da una legge sulla sicurezza imposta dalla Cina. Rischia l’ergastolo e il 12 dicembre gli è stata negata la libertà su cauzione. Lai, che possiede il quotidiano pro-democrazia Apple Daily, è stato ripetutamente preso di mira da Pechino e dal governo di Hong Kong. La Cina ha intensificato gli attacchi contro il movimento democratico di Hong Kong sfruttando la distrazione degli americani durante la transizione presidenziale.

L’8 dicembre, Jake Sullivan, prossimo Consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente eletto Joe Biden, ha twittato sull’arresto di otto attivisti pro-democrazia di Hong Kong, dicendo: “Siamo uniti assieme i nostri alleati a contrastare l’assalto della Cina alle libertà di Hong Kong e per aiutare i perseguitati a trovare un rifugio sicuro”.

Come scrive l’attivista Nathan Sharansky sul Washington Post, i tweet non bastano. Occorre un supporto più forte e più vocale. La cosa migliore sarebbe se provenisse direttamente dalla persona che presto occuperà lo Studio Ovale. La storia mostra che una tale dichiarazione di sostegno da parte di un leader americano può essere doppiamente vantaggiosa, mettendo in guardia un regime autoritario e rafforzando la determinazione di coloro che lottano per la libertà.

Carles Puigdemont parla con Matteo Angioli della richiesta spagnola di revocare l’immunità degli eurodeputati catalani
Il 9 dicembre, Carles Puigdemont, deputato europeo ed ex Presidente della Catalogna, ha conversato in collegamento dalla sua residenza a Waterloo, a pochi chilometri da Bruxelles, con Matteo Angioli della richiesta di revoca dell’immunità parlamentare, presentata dallo Stato spagnolo, per lui e i due colleghi catalani Clara Ponsatì e Toni Comin, all’esame della Commissione Giuridica del Parlamento europeo a partire dal 14 gennaio 2021. La conversazione è avvenuta in spagnolo ed è disponibile a questa pagina del sito di Radio Radicale.

Iran e Venezuela proseguono il commercio di petrolio
Il 14 dicembre una nave cisterna noleggiata dalla National Iranian Oil Company (NIOC) ha effettuato un carico di greggio venezuelano per l’esportazione. I due Paesi continuano ad espandere il livello degli scambi a dispetto delle sanzioni statunitensi. Il Venezuela ha esportato oro e altre merci in cambio di cibo, condensato e carburante iraniani. Il Ministero del Petrolio venezuelano (PDVSA) e la NIOC non hanno rilasciato dichiarazioni in merito. Per celare le rotte e le identità delle petroliere impiegate, i vari clienti della PDVSA utilizzano nomi di navi demolite. Un vettore di greggio molto grande (VLCC), identificato nei documenti di carico della PDVSA come Ndros, è arrivato al principale porto petrolifero venezuelano di Jose la scorsa settimana per caricare 1,9 milioni di barili di greggio pesante con destinazione Asia.

La strategia del governo britannico sui detenuti di doppia nazionalità in Iran non funziona
L’inter-gruppo del parlamento britannico sugli affari esteri di tutti i partiti ha dichiarato che il Regno Unito dovrebbe fare di più per limitare l’Iran designando il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica come gruppo terroristico e descrivere formalmente la pratica iraniana di detenere i cittadini britannici con doppia cittadinanza come presa di ostaggi di Stato. Secondo il gruppo, l’approccio del Ministero degli Esteri attuale di chiedere il rilascio dei detenuti non funziona. Ci sono almeno quattro cittadini con doppia cittadinanza britannico-iraniana in carcere a Teheran condannati a lunghe pene detentive, tra cui Nazanin Zaghari-Ratcliffe.

“Il governo del Regno Unito deve definire la detenzione arbitraria di cittadini stranieri quello che è: una presa di ostaggi. Le accuse, i processi e le condanne di cittadini britannici sul suolo iraniano sono una presa in giro del sistema giudiziario. Usare giovani madri e pensionati come merce di scambio è una forma di diplomazia inaccettabile”, ha detto Tom Tugendhat, presidente dell’inter-gruppo.

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