Risposta all’Ambasciatore cinese in Italia

Risposta all’Ambasciatore cinese in Italia

A seguito della lettera dell’Ambasciatore cinese in Italia, Li Junhua, pubblicata da Repubblica il 1° dicembre scorso, pubblichiamo qui di seguito la lettera degli esponenti del Partito Radicale e del Comitato Globale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella” che lo stesso quotidiano, diretto da Carlo Verdelli, ha ritenuto di non pubblicare.

Caro Direttore,

Prendiamo atto della sua disponibilità ad ospitare la lettera dell’Ambasciatore Li Junhua nella sua edizione di domenica 1 dicembre. Lettera nella quale l’Ambasciatore ribadisce – in termini più velati – la violenta reazione ai Rappresentanti del popolo italiano che hanno voluto ascoltare la testimonianza di Joshua Wong al Senato della Repubblica il 28 novembre.

Essendo come Partito Radicale da decenni impegnati nella difesa dei diritti umani anche nella Repubblica Popolare Cinese e avendo in quanto tale sperimentato fin troppe volte l’ingerenza cinese volta ad impedire la conoscenza sulle gravi violazioni all’interno del suo territorio, riteniamo doveroso che il suo quotidiano possa dare lo stesso risalto alla nostra risposta, “sperando che possano aiutare tutti a comprendere in modo completo la verità”.

Il 28 novembre rappresentanti eletti dal popolo italiano hanno ascoltato la testimonianza via Skype dell’attivista pro-democrazia Joshua Wong, Segretario Generale di Demosisto, sulla situazione a Hong Kong. La testimonianza, esemplare per la sua natura nonviolenta e democratica, ha permesso ai Parlamentari presenti di conoscere e dibattere della posizione italiana sui diritti umani.

Il 29 novembre, l’Ambasciatore Li Junhua, tramite un comunicato stampa e un Tweet, definisce “irresponsabili” i Parlamentari che hanno partecipato a tale attività, una intromissione del tutto inaccettabile nelle attività svolte secondo le prerogative costituzionalmente garantiti ai nostri rappresentanti. L’insolente tentativo di condizionamento alla libertà di opinione e espressione nel nostro paese da parte dell’Ambasciatore dimostra ancora una volta il disprezzo profondo del Partito Comunista Cinese nei confronti delle istituzioni sovrane di altre nazioni, nonostante il suo stesso richiamo continuo alla non-interferenza.

Nonostante le dichiarazioni tempestive di condanna assoluta da quasi tutto l’arco parlamentare, non solo le agenzie di Pechino hanno rilanciato l’insulto nei confronti dei Parlamentari questa domenica, anziché presentare delle scuse dovute, l’Ambasciatore ha ritenuto di poter usufruire della stessa libertà di espressione per cui dimostra tanto disprezzo per ribadire di fatto la sua condanna dell’azione parlamentare.

Quel che sfugge all’Ambasciatore cinese – e finora al Ministro degli Esteri Di Maio – non è solo che queste libertà sono sacre per la nostra democrazia, ma che le istituzioni italiane hanno l’obbligo di difendere i diritti umani a livello mondiale, sia per i trattati sottoscritti dell’Unione europea che per le Convenzioni internazionali sui diritti umani. Di più, per le stesse Convenzioni e per la sua stessa volontà di averle sottoscritte, la Repubblica Popolare Cinese è tenuta allo stesso obbligo. Appellarsi ad una teoria di non-interferenza di fronte alle gravi violazioni quotidiani dei diritti umani su tutto il suo territorio è di per sé una violazione della sua stessa legalità. Pechino faccia chiarezza: se vuole continuare a raccogliere i frutti data dall’accesso al mondo liberale e democratico, deve rispettare le regole. Tutte.

Maurizio Turco
Segretario Partito Radicale

Irene Testa
Tesoriere Partito Radicale

Giulio Terzi di Sant’Agata
Ambasciatore, Presidente del Comitato Globale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella” e Presidente onorario Partito Radicale, già Ministro degli Esteri

Laura Harth
Rappresentante presso le Nazioni Unite del Partito Radicale

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