N50 – 28/10/2019

N50 – 28/10/2019

PRIMO PIANO

France 2 racconta il Sistema di Credito Sociale cinese
Nella trasmissione Envoyé Spécial, andata in onda su France 2 il 24 settembre, viene descritto il sistema di credito sociale in vigore in Cina con cui il governo stabilisce sanzioni o premi per i cittadini a seconda del loro comportamento. Una sorta di “vita a punti”. Basandosi su due liste, una black list e una red list, nelle quali vengono confinati i cittadini mediante un meccanismo di punteggio, milioni di cinesi si ritrovano impossibilitati, per esempio, a salire sugli autobus, prenotare biglietti aerei o ferroviari, iscriversi o iscrivere i figli all’università.

E’ un’iniziativa all’interno del sistema di sorveglianza attuato da anni dal governo cinese e che va perfezionandosi e diffondendosi sempre di più grazie al progresso tecnologico, in particolare a quello legato al riconoscimento facciale. A coronamento di questo inquietante programma liberticida di controllo, ordine e disciplina, vi è un meccanismo di esposizione in luoghi pubblici dei volti di quei cittadini che hanno commesso una o più infrazioni. L’obiettivo è quello di ottenere un effetto deterrente passando lo stigma sociale deliberatamente perseguito dal governo.

Il Politburo del Partito Comunista Cinese riunito da oggi per fissare l’agenda del Paese
Oltre 300 membri effettivi e supplenti del potente Comitato centrale del Partito Comunista Cinese sono riuniti da oggi a porte chiuse per quattro giorni a Pechino per discutere come migliorare il sistema e la governance socialista del paese. Il Politburo è presieduto dal Presidente Xi Jinping, che è il Segretario generale del partito.

È la prima riunione completa del Comitato centrale in quasi 20 mesi, l’intervallo più lungo tra due plenum – come vengono chiamati ufficialmente – negli ultimi decenni. L’attesa ha alimentato molte speculazioni sulle divisioni all’interno del partito, sottoposto alle pressioni dovute alla crisi a Hong Kong e alla guerra commerciale con gli Stati Uniti che rallentano la crescita economica.

Il primo punto in agenda è “discutere importanti questioni sul ​​modo in cui sostenere e migliorare il sistema socialista con caratteristiche cinesi e come progredire nella modernizzazione del sistema e della capacità di governance del Paese” che significa determinazione del partito di rafforzare ulteriormente il suo dominio a tutti i livelli e in tutti i settori. “Il punto di questo plenum è istituzionalizzare l’impegno del partito volto a rafforzare la sua leadership assoluta e globale del paese e della società dal 19° congresso del partito”, ha detto l’analista politico Chen Daoyin, riferendosi a un’altra fondamentale riunione del partito nell’ottobre 2017 che ha segnato l’inizio del secondo mandato di Xi al potere. Il partito ha avviato ampie riforme istituzionali nella primavera dello scorso anno, unificando varie istituzioni statali e portandole sotto il diretto controllo del partito.

Il Dalai Lama ipotizza la fine della reincarnazione
Il 26 ottobre, parlando della reincarnazione ad un gruppo di studenti indiani e del Buthan nella sua residenza a Dharamasala, il leader spirituale tibetano ha detto che “la tradizione dovrebbe finire subito perché la reincarnazione è in qualche modo connessa con il sistema feudale” e ha spiegato che “tutte le culture devono evolvere col tempo, come la comunità tibetana in India non ha né la reincarnazione né il lama. Le istituzioni devono appartenere al popolo non a un individuo. Anche la mia istituzione, l’ufficio del Dalai Lama, mi sembra legato ad un sistema feudale”.

Sempre più buia la crisi tra Spagna e Catalogna
Circa 80.000 unionisti hanno manifestato domenica 27 ottobre a Barcellona per protestare contro gli indipendentisti catalani accusandoli di aver causato la peggiore crisi politica della Spagna negli ultimi decenni. La manifestazione a favore dell’unità spagnola si è tenuta dopo alcuni giorni di manifestazioni e scontri violenti tra la polizia e gli indipendentisti. Questi ultimi sono indignati per una sentenza della Corte Suprema che ha condannato nove leader separatisti a lunghe pene detentive per un tentativo di secessione illegale e infruttuoso del 2017.

Il giorno precedente, sabato 26 ottobre, 350.000 indipendentisti sono scese in strada a Barcellona. A differenza delle manifestazioni precedenti, questa è stata seguita da scontri tra polizia e manifestanti che ha causato il ferimento di oltre 500 persone. Di questo passo è difficile che la crisi catalana si assopisca. una tappa fondamentale saranno le elezioni nazionali del 10 novembre in cui il Primo ministro socialista uscente, Pedro Sánchez, cercherà di rimanere al potere.

Il Bangkok Post invita Hun Sen a trovare un compromesso
In un editoriale del 26 ottobre, il Bangkok Post prende ufficialmente posizione nello scontro tra il Primo Ministro cambogiano Hun Sen e lo storico leader dell’opposizione democratica, Sam Rainsy, in esilio da quattro anni a Parigi. Rainsy, membro onorario del Global Committee for the Rule of Law e presidente d’onore del Partito Radicale, ha programmato il rientro in Cambofgia il prossimo 9 novembre rischiando l’arresto immediato. Buona parte della popolazione sta preparandosi all’evento, così come le autorità, che hanno già provveduto ad arrestare diversi esponenti locali colpevoli di aver espresso sia on-line che off-line il loro appoggio a Rainsy.

Nell’editoriale si legge: “Hun Sen ha puntato sugli investimenti dalla Cina negli ultimi anni, ma ciò ha provocato un crescente disagio tra molti cambogiani rispetto all’influenza cinese, soprattutto perché i benefici di questi accordi non includono la popolazione locale. Qualcuno può considerare la ‘stabilità politica’ della Cambogia come un vantaggio che ha contribuito a stimolare la crescita economica, ma tale stabilità è stata il risultato della spietata repressione di Hun Sen contro i suoi rivali. Alla base, vi è un forte risentimento tra molti cambogiani. Hun Sen dovrebbe smettere di giocare sulla dipendenza dagli investimenti e dal commercio con la Cina. Non è necessario perdere i vantaggi commerciali con l’Occidente. Hun Sen dovrebbe autorizzare i leader dell’opposizione a fare politica prima che la simpatia nei loro confronti cresca ulteriormente, non solo tra i loro sostenitori, ma anche all’interno del PCC al potere e tra i vertici militari. Un ritorno alla democrazia non potrà che beneficiare al paese politicamente, socialmente ed economicamente.”

L’ONU indagherà sulle denunce di violazioni dei diritti umani in Cile
Il 26 ottobre il Presidente cileno Sebastian Pinera ha annunciato che “se le circostanze lo permetteranno” lunedì 28 ottobre porrà fine allo stato d’emergenza e avvierà un rimpasto di governo. A tal fine ha chiesto a tutti i ministri in carica di dimettersi.

In precedenza, il 24 ottobre, l’Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ed ex Presidente cileno, Michelle Bachelet, ha annunciato una missione in Cile di ispettori che indagheranno sulle denunce di serie violazioni dei diritti umani contro i manifestanti. Dallo scoppio dei disordini nel paese, il 19 ottobre, le forze di polizia, i militari e i Carabineros hanno compiuto 2.410 arresti in tutto il paese, di cui 200 minori. Negli scontri sono rimaste ferite 535 e almeno 18 persone sono state uccise. Le proteste hanno avuto inizio dopo l’annuncio di un aumento dei costi dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria in concomitanza con una generale riduzione dei salari. “Avendo monitorato la crisi sin dall’inizio, ho deciso di inviare una missione di verifica per esaminare le segnalazioni di violazioni dei diritti umani in Cile”, ha annunciato su Twitter la Bachelet.

67 morti in Iraq mentre il governo invia forze speciali
Continuano le manifestazioni in Iraq contro le condizioni di vita sempre più impossibili in tutto il paese. Nell’ultimo fine settimana sono almeno 67 gli iracheni uccisi e centinaia i feriti negli scontri con le forze di sicurezza del governo del Primo Ministro Adel Abdul Mahdi il quale, sabato 26 ottobre, ha dispiegato a Baghdad e Nassiriya le truppe antiterrorismo d’élite del paese (CTS). All’ordine di “usare tutte le misure necessarie” per porre fine alle proteste, il CTS ha rafforzato i posti di blocco nei quartieri intorno a Piazza Tahrir a Baghdad per disperdere i manifestanti con gas lacrimogeni.

Lo stesso approccio è stato adottato a Nasiriya dove le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco dopo che un gruppo di manifestanti aveva fatto irruzione nella casa di un funzionario della sicurezza locale dando alle fiamme l’edificio. Altre persone sono morte a Hilla, la maggior parte quando alcuni componenti della milizia Badr, sostenuta dall’Iran, hanno aperto il fuoco sui manifestanti che si erano radunati vicino al loro ufficio. Da quando sono esplose le primissime proteste, a inizio di ottobre, 157 persone sono state uccise e oltre 6.000 ferite.

Verso il Congresso italiano del Partito Radicale
Giovedì 31 ottobre alle ore 15 avrà inizio il Congresso italiano del Partito Radicale a Napoli presso la fondazione FOQUS a Via Portacarrese a Montecalvario 69. Un congresso che avrà al centro del dibattito il Caso Italia e quindi la necessità, a partire dal nostro paese, di una transizione verso lo Stato di diritto democratico federalista laico e i diritti umani civili politici sociali. Negli ultimi giorni ed ore sono accaduti alcuni fatti nuovi che, per il Partito Radicale, sebbene siano tardivi, molto tardivi e parziali, molto parziali sono comunque una inversione di tendenza.

Si tratta delle decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che aveva riconosciuto come inumana e degradante una pena all’ergastolo senza prospettive; e della Corte Costituzionale che si è pronunciata contro l’ergastolo ostativo. Dobbiamo ricordare, innanzitutto a noi, che sin dal 1981 riuscimmo a convocare un referendum per la sua abolizione, anche allora in un periodo di militarizzazione della giustizia.

Verrà affrontata la proposta del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, che è in realtà riduzione della rappresentanza dei cittadini a favore del controllo dei capi politici, di partiti e movimenti e saranno lanciate la campagna per l’abolizione delle carceri minorili ed nuove iniziative antiproibizioniste.

La Corte Costituzionale interviene sull’ergastolo ostativo
La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 4 bis, comma 1, dell’Ordinamento penitenziario nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità della partecipazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata. Sempre che, ovviamente, il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo.

Il Segretario del Partito Radicale, Maurizio Turco, ha dichiarato: “Benissimo la sentenza della Corte sull’ergastolo ostativo, ma questa è solo una prima tappa. Il nostro obiettivo, fin dal 1981, con il referendum indetto dal Partito Radicale, è che la Corte dichiari incostituzionale la misura dell’ergastolo.”

IRAN E MEDIO ORIENTE

Giulio Terzi: l’UE deve riconoscere la condotta nefasta dell’Iran
A luglio, attivisti iraniani per la democrazia hanno tenuto una conferenza, una delle tante incentrata sulla “richiesta di giustizia” per le vittime di un massacro di prigionieri politici compiuto tre decenni fa. Per qualche lettore occidentale sarà difficile immaginare che sono passati oltre 30 anni senza che nessuno venga ritenuto responsabile dell’omicidio di 30.000 prigionieri politici. Ma è proprio questa la situazione alla base della richiesta di giustizia. Ed è una situazione che persiste in gran parte a causa del silenzio dei governi occidentali e della lunga storia dei brutali leader iraniani che beneficiano delle politiche di pacificazione che hanno incoraggiato Teheran nella sua nefasta condotta regionale, prendendo in ostaggio persone con doppia cittadinanza, inclusi cittadini europei.

Se le nazioni europee si accontentano di aspettare, allora devono capire che stanno implicitamente chiudendo un occhio su tutti i crimini che stanno ancora avvenendo secondo uno schema già stabilito prima del 1988. Forse nulla ha incoraggiato il terrorismo interno del regime come la relativa assenza di proteste internazionale per quello specifico crimine. Se i politici europei non riescono a rimediare a ciò, non possono più affermare seriamente di essere campioni dei diritti umani.

Quel titolo dovrebbe invece appartenere all’NCRI e ai vari gruppi internazionali per i diritti umani che si sono uniti ad esso per lanciare l’allarme sulla repressione violenta in Iran da oltre 30 anni. È chiaro che i loro impegno continueranno anche se l’unico punto di caduta è il rovesciamento del regime iraniano. Ma sarebbe un inizio vergognoso per le relazioni con un nuovo Iran democratico se nessuno dei suoi futuri leader avesse ascoltato la richiesta di giustizia per tutti coloro che sono morti per mano di un sistema che ha negato la democrazia al popolo iraniano per così tanto tempo.

Giulio Terzi parla a TGcom24 delle manifestazioni in Libano
Sabato 26 ottobre, l’Amb. Giulio Terzi di Sant’Agata è intervenuto a TGcom24 per parlare delle manifestazioni che stanno avendo luogo in tutto il Libano da giorni. Nel suo intervento ha messo in luce, tra l’altro, il rischio che continua a correre Israele e la difficile posizione di Hezbollah che si trova in una posizione difficile essendo uno dei bersagli oggetto delle manifestazioni.

Giulio Terzi a tal proposito ha detto: “Si parla di 150.000 missili puntati su Israele, nascosti tra la popolazione civile. Noi abbiamo un contingente in UNIFIL, le forze dell’ONU, di interposizione che fa quello che può ma che certo non ha la capacità né la il mandato da parte delle Nazioni Unite per andare a controllare veramente cosa accade sul territorio e cercare di disarmare queste milizie. Quindi il quadro è strategico ed estremamente importante per l’Iran e per le sue propaggini in Libano, in Siria e in Iraq. Questi movimenti popolari di cui fanno parte anche gli sciiti, cioè la confessione di appartenenza di Hezbollah, preoccupano la dirigenza, tant’è vero che Nasrallah (il capo di Hezbollah) ha dichiarato apertamente che queste manifestazioni devono finire.”

I legislatori europei chiedono sanzioni sull’Iran per violazioni dei diritti umani
Il 23 ottobre alcuni eurodeputati in una conferenza stampa al Parlamento europeo a Strasburgo hanno invocato l’applicazione di condizioni per il rispetto dei diritti umani come precondizione per stringere accordi commerciali con l’Iran.

“L’Iran è un paese in cui le donne sono imprigionate per essere donne”, e gli accordi commerciali con il regime dovrebbero essere “condizionati al rispetto dei diritti umani”, ha affermato l’eurodeputata Alessandra Moretti. Mentre un’altra italiana, Gianna Gancia, ha dichiarato: “Il numero delle esecuzioni in Iran è elevatissimo, difficile da immaginare per noi. Finora, sotto la presidenza Rouhani, sono state impiccate 4.000 persone. Nessun governo uccide un numero così alto di concittadini. Le donne vengono colpite ancora più duramente. Non hanno libertà.”

Milan Zver, eurodeputato sloveno, ha sollecitato l’Unione europea a “fermare gli scambi” con la Repubblica islamica. “Il regime ha bisogno di noi per sopravvivere”, ha detto.

Mentre gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni economiche paralizzanti per i settori finanziario ed energetico di Teheran, le sanzioni europee sono state in gran parte simboliche. Questo benché alcuni agenti iraniani abbiano assassinato due dissidenti iraniani nei Paesi Bassi, uno ad Almere, vicino ad Amsterdam, nel 2015, e uno vicino al Ministero degli Esteri olandese a L’Aia nel 2017. Nel gennaio 2019, i Paesi Bassi hanno accusato l’Iran degli omicidi e l’UE ha congelato i beni di un’unità di intelligence iraniana e di due membri del suo staff.

Esito del meeting annuale di UANI
Il mese scorso United Against Nuclear Iran (UANI) ha ospitato il suo meeting annuale sull’Iran a New York. Joseph I. Lieberman e CEO Mark D. Wallace, rispettivamente Presidente e CEO di UANI, hanno ospitato il Segretario di Stato americano Mike Pompeo per il secondo anno consecutivo come oratore principale. Il segretario Pompeo ha nuovamente scelto il vertice iraniano – svoltosi durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – per delineare le ultime novità della strategia di “massima pressione” dell’amministrazione Trump rispetto alla condotta maligna dell’Iran. Oltre al segretario Pompeo, sono intervenuti:

Adel al-Jubeir, Ministro saudita degli Affari esteri
Sigal Mandelker, Sottosegretario al Tesoro del terrorismo e dell’intelligence finanziaria degli Stati Uniti
Hugh Dugan, Inviato supplente speciale presidenziale principale degli Stati Uniti per gli ostaggi
Richard Grenell, Ambasciatore degli Stati Uniti in Germania
Shaikh Abdullah bin Rashed bin Abdullah Al Khalifa, Ambasciatore del Bahrein negli Stati Uniti
Ron Dermer, Ambasciatore israeliano negli Stati Uniti
Radek Sikorski, Deputato europeo, ex Ministro degli Affari esteri della Polonia
Michael Singh e Lane-Swig, Senior Fellow e Managing Director del Washington Institute for Near East Policy
Nizar Zakka, ex ostaggio in Iran

Ciascuno dei distinti partecipanti al vertice iraniano condivide l’obiettivo di UANI di costringere l’Iran ad abbandonare il programma illegale di armi nucleari, cessare il sostegno al terrorismo e porre fine alle orribili violazioni dei diritti umani.

Inoltre, l’Iran ha annunciato l’intenzione di designare UANI come organizzazione terroristica proprio un giorno prima del nostro vertice. A nome della dirigenza di UANI e del suo staff, vogliamo far sapere che questo sfacciato tentativo di intimidazione non ci scoraggerà. Ci rende solo più determinati a esercitare pressioni sul regime iraniano fino a quando non cambierà la sua condotta e non minaccerà più gli Stati Uniti e i suoi alleati.

Sventato in Albania un attentato contro dissidenti iraniani in esilio
Lo scorso anno la polizia albanese ha sventato una serie di attentati che dovevano esser compiuti da agenti iraniani contro membri dell’opposizione iraniana in esilio in Albania. Il 23 ottobre, il direttore generale della polizia, Ardi Veliu, ha reso noto che una cellula operativa delle forze iraniane Quds è stata scoperta dai servizi di sicurezza albanesi.

“Abbiamo identificato questi individui grazie all’intelligence fornita dagli informatori all’interno delle organizzazioni criminali, impedendo così l’attentato previsto a marzo 2018 e l’eventuale pianificazione di ulteriori attacchi da parte di membri della criminalità organizzata per conto dell’Iran”, ha detto Veliu.

Contrazione economica in Iran oltre l’8%
Gli indicatori economici relativi all’Iran rilasciati di recente dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e dalla Banca mondiale mostrano l’impatto che le sanzioni imposte dagli Stati Uniti hanno avuto un effetto importante sull’economia del paese che dipende in grande parte dalle entrate legate all’esportazione del petrolio. Nel rapporto sulle prospettive economiche mondiali pubblicato ad ottobre, l’FMI indica che l’economia iraniana si contrarrà dell’8,7% quest’anno. Una cifra che fa del 2019 uno degli anni peggiori per l’economia iraniana dal 1984. In confronto, solo la Libia (19% della contrazione del PIL) e il Venezuela (35% della contrazione del PIL) dovrebbero registrare un peggioramento economico nel 2019.

Tentativo al Senato americano di non rinnovare le deroghe all’accordo nucleare
Due dei principali oppositori nel Senato degli Stati Uniti all’accordo sul nucleare iraniano hanno elaborato una legislazione che impedirebbe al presidente Donald Trump di rinnovare le deroghe che consentono alla Repubblica islamica di mantenere un programma nucleare civile limitato. La legislazione preparata dei repubblicani Ted Cruz del Texas e Lindsey Graham della Carolina del Sud fa parte di un lavoro più ampio da parte degli oppositori al Piano d’azione congiunto globale del 2015, noto come JCPOA, dal quale Trump ha ritirato gli Stati Uniti con l’obiettivo di porre fine ai pochi benefici che l’Iran trova ancora vantaggiosi.

Ex Miss Iran trattenuta all’aeroporto di Manila
Dal 17 ottobre, Bahareh Zare Bahari, ex Miss Iran, è bloccata all’aeroporto di Manila, nelle Filippine, dopo che Teheran ha emesso un avviso conosciuto come “allerta rossa” tramite Interpol. La Miss sta combattendo per ottenere l’asilo politico nel paese del sud-est asiatico, motivandolo con il rischio di essere giustiziata in Iran con accuse politicamente motivate. Bahareh è stata accusata di aggressione da parte di un cittadino iraniano nelle Filippine, un’accusa che ha dichiarato falsa e formulata perché in passato aveva espresso sostegno ad alcuni critici del regime di Teheran.

Amputata la mano di un ladro in un carcere iraniano
Il 24 ottobre, secondo un’agenzia di stampa semi-ufficiale iraniana, Fars, le autorità hanno amputato la mano ad un ladro detenuto in una prigione della città di Sari, nel nord del paese. Il condannato avrebbe commesso 28 rapine e non è stato reso noto da quanto tempo si trovasse in carcere. La magistratura iraniana interpreta rigorosamente la legge islamica nell’applicare le sentenze, tuttavia il taglio delle mani è una pratica che si è fatta sempre più rara negli ultimi anni.

Ucciso un militare turco sul confine siriano
Il Ministero della Difesa turco ha fatto sapere che domenica 27 ottobre un militare turco è stato ucciso e cinque sono rimasti feriti nella regione siriana di Ras Al-Ayn dopo un attacco con razzi e mortai da parte della milizia curda dell’YPG. I militari stavano conducendo una missione di ricognizione e hanno risposto ad un attacco.

Il capo di Hezbollah esorta i sostenitori a evitare le manifestazioni
Il 25 ottobre, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha esortato i suoi sostenitori a stare lontano dalle manifestazioni che da giorni interessano il Libano e che chiedono un cambio di governo e la fine della corruzione dell’elite al potere. In un discorso trasmesso in TV, Nasrallah ha affermato che il Libano è stato preso di mira a livello internazionale e regionale e ha espresso il timore che qualcuno stia tentando di far precipitare il paese nella guerra civile.

Il 27 ottobre decine di migliaia di manifestanti hanno formato con successo una catena umana dal sud al nord del paese per simboleggiare la ritrovata unità nazionale. I manifestanti si sono uniti da Tripoli a Tiro, in una catena di circa 170 km che attraversa la capitale, Beirut, dove si sono concentrate le manifestazioni.

L’Iran continua a giustiziare i minori
Il 23 ottobre, intervenendo al Comitato per i diritti umani dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Javaid Rehman, esperto ONU sui diritti umani ha affermato che in Iran nel 2018 sono stati giustiziati sette minori e due finora quest’anno. Questo accade nonostante la legge che protegge i diritti umani fondamentali proibisca la pena di morte per chiunque abbia meno di 18 anni. Rehman ha aggiunto di avere “informazioni credibili”, che proverebbero che attualmente sono almeno 90 i minori detenuti nel braccio della morte in Iran.

L’esperto ha espresso profonda preoccupazione per l’uso complessivo della pena di morte nella Repubblica islamica, affermando che il suo tasso di applicazione “rimane uno dei più alti al mondo”, anche se in calo dai 507 nel 2017 ai 253 nel 2018. Per il 2019, “stime prudenti indicano che sono state eseguite almeno 173 esecuzioni” ha detto Rehman.

La riduzione delle esecuzioni è dovuta ad un emendamento sulla legge sulla droga del 2017 che non prevede più la condanna a morte, ma ha affermato che “c’è ancora molto lavoro da fare”. Infine Rehman ha ricordato le condizioni che affliggono le minoranze etniche e religiose che sono sproporzionatamente colpite proprio dalle esecuzioni capitali con la frequente accusa di porre una minaccia alla sicurezza nazionale.

I sauditi vogliono ancora la massima pressione sull’Iran
Il 24 ottobre, il governo saudita ha ribadito per bocca del Ministro Adel al-Jubeir che l’unico modo per portare Teheran al tavolo dei negoziati è applicare la massima pressione. Adel al-Jubeir era a Parigi per colloqui con membri del governo francese per allentare le tensioni tra Stati Uniti e Iran e aiutare il governo yemenita, appoggiato dai sauditi e dai separatisti meridionali, a porre fine agli scontri con gli Houthi sostenuti dall’Iran.

“La pacificazione non funziona. Sono le azioni che contano, non le parole. I membri del governo iraniano parlano, ma non hanno potere. Chi ce l’ha, come i Guardiani della Rivoluzionarie, non vogliono negoziare”, ha dichiarato Jubeir al quotidiano Libération.

Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha fallito il mese scorso proponendosi come mediatore tra Trump e Rouhani, a New York. Le prospettive di avviare un colloquio nelle prossime settimane sono scarse, dato che Teheran chiede come precondizione per sedersi al tavolo la revoca delle sanzioni statunitensi.

Raggiunto un accordo di pace tra il governo yemenita e i secessionisti del sud
Il governo in esilio dello Yemen e i secessionisti del sud hanno trovato un accordo preliminare per mettere fine alle violenze nel sud del paese. L’accordo, mediato dall’Arabia Saudita con il sostegno degli Emirati Arabi Uniti, dovrebbe essere firmato durante una cerimonia a Riyadh nei prossimi giorni e prevede maggiori poteri per i secessionisti in cambio del rientro delle loro forze militari sotto l’ombrello della coalizione guidata dai sauditi che combattono i ribelli Houthi in Yemen.

Anwar Gargash, Ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, ha affermato che il lavoro svolto dai sauditi per raggiungere l’accordo ha unificato gli yemeniti: “Si aprirà una nuova fase in Yemen grazie a questo accordo”.

Il 27 ottobre un portavoce deIla coalizione guidata dai sauditi ha detto che le truppe saranno ridistribuite nella città portuale yemenita di Aden sotto il comando saudita e ha ringraziato gli Emirati Arabi Uniti per il loro contributo. Il compromesso sulla condivisione del potere giunge dopo aspri combattimenti ad agosto tra le forze fedeli al governo ufficiale yemenita i e il Consiglio di Transizione Meridionale, che spinge per l’autogoverno del sud del paese.

FOTO DELLA SETTIMANA
Parigi, 26 ottobre 2019: Manifestazione dell’opposizione democratica cambogiana e del Partito Radicale a sostegno del rientro di Sam Rainsy in Cambogia fissato per il 9 novembre

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